Caso Ferragni, Milano indaga pure sulle uova di Pasqua. Fascicolo sul pandoro-gate anche a Cuneo
Anche la Procura di Cuneo ha aperto un fascicolo sul pandoro-gate che ha coinvolto Chiara Ferragni e Balocco. Si tratta della seconda procura, dopo quella di Milano, a interessarsi al caso. Il fascicolo, secondo quanto emerso, è allo stato attuale un “modello 45”, vale a dire senza indagati e senza ipotesi di reato. La sua apertura è avvenuta dopo un esposto presentato dal Codacons e Assourt, che ne ha presentati di simili in 104 procure italiane. Questa mattina è trapelata inoltre la notizia che Milano avrebbe iniziato a indagare anche sulle uova di Pasqua griffate Ferragni, anch’esse come il pandoro presentate come connesse a un progetto di beneficenza.
Anche la Procura di Cuneo apre un fascicolo sul caso Ferragni-Balocco
Secondo quanto trapelato, la Procura di Cuneo, competente per il Comune in cui ha sede la Balocco, Fossano, sarebbe intenzionata ad avviare accertamenti preliminari per capire se vi siano stati comportamenti penalmente rivelanti e poi valutare, dopo questa fase, gli eventuali passi da compiere. Anche la Procura di Milano, la prima ad aprire un fascicolo, ha deciso di procedere senza ipotesi di reato o iscritti e ha affidato alla Guardia di Finanza l’acquisizione dei primi documenti. Gli stessi legali di Ferragni, rappresentata dall’avvocato milanese Marcello Bana, si sono recati in Procura per incontrare l’aggiunto Eugenio Fusco, incaricato del caso, e presentare la documentazione.
I passi della Procura di Milano sul pandoro-gate
Fra le acquisizioni disposte dalla Procura milanese c’è anche il dispositivo con cui l’Antitrust ha sanzionato due società della Ferragni, per un ammontare complessivo di oltre un milione di euro, per pratica commerciale scorretta, in relazione al fatto che il pandoro griffato Ferragni era stata associato a un progetto di beneficenza che in realtà non era connesso alle vendite del prodotto. L’Autorità ha comminato una multa anche alla Balocco, sanzionata per 420mila euro. La Procura inoltre intende prendere visione non solo dei contratti, ma anche delle email intercorse tra le parti.
Milano apre un fascicolo anche sulle uova di Pasqua
A Milano, poi, secondo quanto emerso, la Procura ha allargato lo sguardo anche alle uova di Pasqua firmate Ferragni per Dolci Preziosi: Fusco ha firmato la delega al Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Gdf per compiere accertamenti anche su questa operazione realizzata dall’influencer, che appare simile a quella dei pandori e che mediaticamente era già emersa come poco trasparente. Dolci Preziosi, dal canto suo, ha già fatto sapere di non avere responsabilità nella questione della beneficenza. Come riferito nei giorni scorsi dalla ditta proprietaria del marchio Dolci Preziosi, Cerealitalia, Ferragni per le uova ha percepito un cachet di 500mila euro nel 2021 e 700mila euro nel 2022, a fronte di una donazione di 36mila euro all’associazione “I bambini delle Fate”. In questo caso però, a differenza di quanto accaduto per il pandoro, le uova griffate Ferragni avevano lo stesso prezzo delle altre.
La denuncia del Codacons e le ipotesi di reato
Il Corriere della sera riporta uno stralcio della denuncia presentata da Codacons e Assourt sul caso del pandoro. Allo stato attuale non risulta che le associazioni dei consumatori abbiano presentato denunce anche sulle uova di Pasqua. “La campagna promozionale – si legge nell’esposto sui pandori – invitava ad acquistare un pandoro Balocco-Ferragni e spronava all’acquisto facendo capire che il ricavato della vendita sarebbe andato interamente in beneficenza. Tutti i messaggi veicolati al pubblico per presentare l’iniziativa benefica (il comunicato stampa, una pagina sul sito Balocco con l’indicazione della finalità della partnership, i post e le stories pubblicate dalla signora Chiara Ferragni) – vi si legge ancora – sono stati realizzati associando le vendite del Pandoro griffato Ferragni al reperimento dei fondi utili alla donazione all’ospedale Regina Margherita di Torino, pur nella consapevolezza che la donazione era stata fatta mesi prima dell’inizio delle vendite dell’indicato pandoro”. Secondo quanto emerso, nell’esposto si ipotizzerebbe il reato di truffa, che però secondo quanto trapelato dalla Procura di Milano sarebbe ipotesi “impraticabile”, mentre i magistrati potrebbero esplorare l’ipotesi di frode in commercio.