Castore e Polluce, a Roma l’omaggio scultoreo al mito dei Dioscuri a portata di smartphone
Castore e Polluce, i figli di Zeus protagonisti del mito greco-romano tornano protagonisti nella capitale con l’esposizione dello scultore Gianfranco Meggiato, forte di undici monumentali opere allestite nel cuore del Municipio 1, in strada, in via Veneto e Porta Pinciana. Pigmalione doc dell’iniziativa capitolina, il curatore scientifico Dimitri Ozerkov, già direttore del Dipartimento di Arte Contemporanea dell’Ermitage di San Pietroburgo, dimessosi dalla direzione museale nell’ottobre del 2022 in segno di protesta contro l’invasione russa in Ucraina.
Omaggio a Castore e Polluce nel cuore di Roma
Così, tra rimandi alla mitologia, omaggi al sincretismo artistico e declinazioni tecnologiche, Roma celebra i due gemelli inseparabili. Intrepidi guerrieri che sia i Greci che i Romani consideravano i protettori degli uomini da ogni pericolo e in ogni difficoltà: sulla terra e sul mare. Il mito greco-romano di Castore e Polluce, i “figli di Zeus” venerati anche a Roma, è alla base dell’esposizione dello scultore Gianfranco Meggiato, con undici monumentali sculture allestite in un luogo emblematico della capitale. Una esposizione che martedì 12 dicembre vedrà lo stesso curatore Ozerkov eccezionalmente a Roma, dove alle 10 da Porta Pinciana parteciperà ad una visita guidata alla mostra, insieme all’artista.
In mostra undici sculture monumentali di Gianfranco Meggiato
Le opere, spiega l’Adnkronos illustrando l’iniziativa, sono realizzate da Meggiato in alluminio, con la tecnica della fusione a staffa. E in bronzo, con la tecnica della fusione a cera persa. Tutte le sculture, poi, sono poste su basi in acciaio inox. La loro altezza varia da due fino a cinque metri. Per ammirarne struttura e simbologia, allora, sarà possibile percorrere l’itinerario dell’esposizione attraverso il proprio smartphone, seguendo una mappa completa di immagini e descrizione, che si attiva scannerizzando un QR code posto sui cartelli esplicativi che accompagnano ciascuna scultura.
Opere in alluminio, bronzo, e poste su basi in acciaio inox
Dunque, come suggerisce l’Adnkronos spiegando significato e realizzazione della mostra, partendo proprio dal mito dei Dioscuri, l’esposizione indaga i significati della dualità e della duplicità. Degli opposti che tendono all’Uno, così come Castore-Materia (umano) e Polluce-Spirito (Divino) sono realtà opposte e complementari che perseguono l’unione. La rappresentazione mitologica dei Dioscuri, attraverso il loro valore simbolico, per l’artista è, infatti, occasione per sottolineare il significato di unità e fratellanza. Di superamento del duale, nella consapevolezza che siamo tutti parte di uno stesso insieme. Cellule di un medesimo organismo. Siamo tutti Uno…
La loro altezza varia da due fino a cinque metri
Il Mito dei Dioscuri presentato in un contesto contemporaneo è sottolineato dalla coppia di sculture poste a Porta Pinciana, che richiama le due divinità, Il Volo (alta 5 metri) e L’Attimo Fuggente (4 metri) sono due opere verticali che dialogano tra di loro, rappresentando idealmente Polluce e Castore. Il Volo rappresenta idealmente Polluce, il fratello divino, nella consapevolezza che l’uomo non possa accontentarsi della sola materialità, ma possa “volare alto” per sentirsi vivo. Per crescere, anche grazie alle difficoltà. L’Attimo Fuggente simboleggia Castore: il fratello mortale. E ci ricorda che la vita va vissuta appieno, poiché è un attimo, e ciò che è perduto non ritorna.
Castore e Polluce, l’esposizione scultorea tra le pieghe del mito
Questa scultura con un accenno di afflosciamento rappresenta Castore, colto nell’attimo del passaggio tra la vita e la morte. Nella scena, Il Volo-Polluce allunga dolcemente una sfera di immortalità e consapevolezza da condividere con il fratello mortale, L’Attimo Fuggente-Castore. Nel mito greco, quando il fratello mortale Castore fu ucciso dagli Afaridi, Polluce pregò Zeus che gli concesse di rinunciare a metà della propria immortalità in favore del fratello. Così i due vissero insieme alternativamente un giorno nell’Olimpo, e un giorno nel regno dei morti.