Cinque milioni di giovani che non studiano e non lavorano: il governo Meloni alla sfida dei Neet

25 Dic 2023 19:10 - di Mario Campanella
Neet

Sono oltre cinque milioni i Neet, i ragazzi tra i 15 e i 34 anni, che non lavorano e non studiano. Un numero rilevato dall’ISTAT che potrebbe peccare per eccesso, considerando la presenza ancora pervasiva del lavoro nero, specialmente al Sud.
Tra questo grande esercito, alcune decine di migliaia percepiva il reddito di cittadinanza. E ancora si fatica a capire come sia stato possibile assegnare, senza alcun percorso di formazione, una misura assistenziale mensile a chi era nel pieno degli anni e avrebbe avuto la possibilità di lavorare.

Dopo l’abolizione del rdc si apre una nuova fase

Il governo Meloni ha sanato questa ingiustizia ma ora si apre una nuova fase, che parte da molte Regioni amministrate dal centrodestra, dall’Abruzzo alla Calabria, per capire bene l’orientamento e le vocazioni di generazioni che hanno certamente potenzialità e bisogni inespressi.
Lo sta facendo l’assessore regionale al lavoro della Calabria, Giovanni Calabrese, di FdI, che vuole agganciare i centri per l’impiego alla possibile domanda di lavoro e alle vocazioni nascoste di tante generazioni alla Lebowski.
Un contributo l’ha dato di recente la Fondazione Brf, che si occupa di neuroscienze, e che vuole capire le singole vocazioni sono dalla fine della terza media. L’idea dell’istruzione collettiva, certamente positiva, ha sconfinato nell’istruzione obbligatoria fino alla laurea, lasciando di fatto molte persone senza capacità e background. Con il risultato che abbiamo un numero di laureati troppo basso e che molti di loro non compiono nemmeno gli studi per cui sono vocati.

L’aforisma di Churchill i Neet la teoria sulle “pecore nere”

Se un ragazzino (ed è questa l’idea della Brf) ha un’inclinazione di manualità che lo porti a essere ebanista o falegname perché costringerlo a frequentare il liceo? Potrebbe cogliere l’ascensore sociale e diventare nel tempo un piccolo – medio imprenditore. È la logica che ha portato il Governo a riformare gli istituti professionali, dando loro quella dignità cancellata da trent’anni anni di assurde decisioni legislative.
Nel complesso, gli anni dei Cinquestelle sono stati devastanti, con la comunicazione subliminale di poter non fare nulla, scegliendo la logica del divano e della sopravvivenza.
Il lavoro sinergico tra Calderone, Lollobrigida e le Regioni punta a rilanciare i ruoli delle agenzie regionali investendo seriamente sulla formazione.
Del resto, Confindustria continua a sostenere che manchino almeno 300mila unità nella manodopera ma al si là del numero, incomparabile con quello del Neet, settori come l’agricoltura e l’artigianato potrebbero aprire squarci interessanti e prospettive ambiziose per chi si trova nel limbo del non lavoro e dell’abbandono degli studi.
Quel numero complessivo non può tenere conto del lavoro nero e di carriere universitarie che spesso vengono riprese.
Ma è un patrimonio inestimabile, considerata l’età, di una stagione caratterizzata dallo sviluppo di politiche formative adeguate. Churchill sosteneva che «in ogni gruppo sono le pecore nere che hanno potenzialità inimmaginabili». Una dimensione che apre la speranza a una nuova concezione sociale.

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