Fisco, 28 miliardi in più per lo Stato e meno tasse per i cittadini. La Cgia: “Un anno coi fiocchi”
Buone notizie per i conti dello Stato, che nei primi 10 mesi del 2023 ha incassato 28 miliardi in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Un dato che è estremamente favorevole anche per i cittadini: le maggiori entrate per il fisco, infatti, non si devono a un aumento della pressione, che anzi è calata, ma a fattori congiunturali come la crescita economica e la maggiore occupazione. A parlare di questo “Natale con i fiocchi” per lo Stato è la Cgia di Mestre, che parla di un “maggior gettito impressionante, pari a 1,4 punti di Pil”.
La Cgia: “Nel 2023 28 miliardi in più per lo Stato, un maggior gettito impressionante”
In termini percentuali, nel periodo preso in considerazione, l’erario ha incassato il 4,4% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Un vantaggio economico che “sicuramente, è destinato ad aumentare ancora” visto che, segnala l’ufficio studi della Cgia, “con le scadenze fiscali di novembre e dicembre è molto probabile che le maggiori entrate tributarie e contributive riferite a quest’anno cresceranno ancora di parecchi miliardi”.
Il fisco più ricco grazie a crescita economica e occupazione, non alle tasse sui cittadini
Il dato particolarmente significativo, sottolineato dalla Cgia, è che “l’incremento non è comunque riconducibile ad un aumento del carico fiscale sulle famiglie e sulle imprese, ma dalla combinazione di alcuni aspetti congiunturali distinti, come una moderata crescita economica avvenuta nel 2023, l’aumento dell’inflazione, l’incremento dell’occupazione e il rinnovo di alcuni contratti di lavoro. Inoltre con la fine del 2022 è venuto meno anche il taglio delle accise sui carburanti che aveva trovato applicazione per una buona parte dell’anno scorso”. Dall’analisi della Cgia emerge, inoltre, come sarebbe potuta andare anche meglio se in Parlamento avesse trovato piena rispondenza la volontà del governo di applicare il prelievo sugli extraprofitti delle banche, dal quale sarebbero potuti arrivare due miliardi.
Nel 2023 scende la pressione per famiglie e imprese
Nello specifico, chiarisce la Cgia, a fronte di queste maggiori entrare fiscali, nel 2023 a pressione fiscale complessiva è in calo al 42,5%, 0,2 punti percentuali in meno rispetto al dato 2022, ai livelli pre-Covid. La media dei 27 Paesi Ue si è invece attestata al 40,6 per cento, 2,7 punti in meno che da noi. Sono cresciute soprattutto Ires e Irpef, se la prima ha subito nei primi 10 mesi un incremento rispetto allo stesso arco temporale del 2022 del 15,7 per cento (+4,3 miliardi di euro), la seconda, invece è salita dell’8,2 per cento (+13,6 miliardi di euro). Tra le imposte indirette, invece, il gettito dell’Iva è aumentato dell’1,7 per cento (+2,2 miliardi di euro).
Le prospettive per il fisco 2024: “Molte novità in arrivo”
L’ufficio studi dell’Associazione artigiani e piccole imprese ha poi rivolto lo sguardo al 2024, quando, a fronte di “piccole tasse destinate ad aumentare” (l’Iva sui prodotti per l’igiene femminile e alcuni prodotti per l’infanzia, l’aliquota sulla cedolare secca per le locazioni brevi e le accise sulle sigarette), si registreranno importanti novità fiscali a vantaggio dei lavoratori. Dai fringe benefit per i dipendenti “più pesanti” alla riduzione del cuneo fiscale per i redditi inferiori a 35 mila euro, fino all’esonero contributivo al 100% per le lavoratrici madri di almeno due figli con un contratto di lavoro a tempo indeterminato fino ai 10 anni del figlio più piccolo. “Per tutti i contribuenti – ricorda poi la Cgia – è prevista la rimodulazione delle aliquote e degli scaglioni Irpef che da quattro si ridurranno a tre, con l’unificazione dei primi due scaglioni di reddito (aliquota 23 per cento)”. “Questa misura comporterà un alleggerimento del carico fiscale in capo ai beneficiari pari a 4,2 miliardi di euro”, conclude la Cgia che ricorda anche la riduzione del canone Rai da 90 a 70 euro.