Giustizia, Crosetto: “Si chiuda lo scontro aperto nel ’94”. Ma per il Pd le toghe rosse non esistono

19 Dic 2023 10:41 - di Sveva Ferri
crosetto

Guido Crosetto è tornato alla Camera per chiarire nuovamente il senso delle sue affermazioni sulla magistratura. Quella di oggi, che ha avuto la forma dell’informativa urgente, è stata la seconda occasione in cui il ministro ha affrontato l’argomento a Montecitorio. La prima era stata la risposta a una interpellanza di Benedetto Della Vedova. Crosetto lo ha ricordato, lasciando intendere chiaramente di considerarla una circostanza anomala e ciononostante di esservisi prestato “per  il rispetto che mi lega a questa istituzione e che mi concede di spiegare oggi quelle parole a cui non ho dato il peso che qualcuno ha voluto dare, ma che ritengo abbiano peso”. Quale sia quel peso Crosetto lo ha ribadito con nettezza parlando di separazione dei poteri, di “regole di convivenza”, della necessità che ognuno di quei poteri possa “operare in libertà” e di chiudere finalmente lo scontro in atto dal ’94.

Nordio al fianco di Crosetto nel corso dell’informativa alla Camera

“È la seconda volta che sono in quest’Aula a parlare di questo tema, che non mi riguarda, a seguito non di un atto normativo, non di un intervento legislativo, di nulla che riguardi la mia attività di governo ma a seguito di un’intervista, nella quale alla fine, dopo una ventina di domande, rispondevo a una domanda e citavo, inopportunamente probabilmente per qualcuno che ritiene che io spieghi le mie opinioni personali rilasciate in un’intervista e non in Aula”, ha detto Crosetto, scusandosi per l’invasione di campo con il Guardasigilli Carlo Nordio, presente in aula, insieme ai ministri Roberto Calderoli e Paolo Zangrillo.

Il ministro della Difesa: “Nessun attacco alla magistratura, ma riflessioni e preoccupazioni”

“Mi era stato riferito che in varie riunioni ufficiali della magistratura e congressi venivano dette delle cose che dovevano sollevare preoccupazioni istituzionali, un dibattito”, ha quindi ricordato il ministro della Difesa, ribadendo che “il mio non è stato un attacco alla magistratura, perché io ho un profondo rispetto per l’ordine della magistratura. Le mie sono state riflessioni e preoccupazioni riguardo ad alcune tendenze che vedo emergere non in modo carbonaro ma in modo molto evidente”.

“Le regole le decide il Parlamento, non la magistratura”

“Ho capito che esiste da parte della magistratura la percezione di un attacco. Nessun potere o organo dello Stato deve sentirsi sotto attacco, potendo operare in libertà”, ha spiegato Crosetto, sottolineando che “alcune cose lette sono qualcosa su cui la Camera dovrebbe riflettere”. “Penso sia legittimo – ha aggiunto – che noi ci chiediamo e definiamo, con questo Parlamento e non il governo, le regole entro le quali si confrontano, interagiscono, lavorano i poteri dello Stato: la rappresentanza appartiene alla politica. La rappresentanza non appartiene alla magistratura e neppure all’esecutivo: appartiene per la Costituzione a quest’Aula e a quella del Senato, appartiene al Parlamento”.

Crosetto: “C’è uno scontro dal ’94, ma la discussione non stata portata in quest’Aula”

Dunque, “sarebbe l’ora di costruire un tavolo di pace nel quale si definiscono le regole per la convivenza nei prossimi anni. Non è possibile che ci sia uno scontro dal ’94 a oggi senza riportare la discussione e la composizione all’interno di quest’aula”. Il ministro poi ha svolto alcune riflessioni di carattere più generale sul funzionamento della giustizia nel nostro Paese. “Posso chiedermi che senso ha pensare in una democrazia che si riferisce all’avanguardia avere tre, quattro persone al giorno che finiscono ingiustamente nelle carceri italiane? E non parlo – ha chiarito – dei potenti. I potenti raramente finiscono in carcere. Parlo di migliaia di persone, sconosciute, che finiscono ingiustamente ogni giorno in carcere senza alcuna motivazione”.

La necessità di dare una risposta alle “regole basilari della democrazia”

E, ancora, il processo civile che “dura più del doppio che in altri Paesi e gli investitori, anche italiani, quando devono trasferire la sede di una holding vanno all’estero”. “Questa è una cosa che ci riguarda? Oltre 30mila persone in carcere senza motivo e poi assolte sono una cosa che ci riguarda?”, ha incalzato Crosetto, spiegando di ritenere che la colpa di questa situazione non sia della magistratura, ma che parta dalla politica, “da chi in questi anni si è concentrato su uno scontro senza risolvere problemi che toccavano le aziende e i cittadini normali”. “Le cose che vi ho detto voglio che rimangano agli atti. Ci sarà un domani nel quale di queste cose dovremo rispondere, sono regole basilari democrazia, queste cose dovrebbero interessare non me, ma tutti noi”, ha quindi concluso il ministro, ribadendo che quelle espresse “sono alcune delle opinioni che ho su un tema fondamentale”.

Ma per il Pd le “toghe rosse” non esistono

Il Pd, però, sembra aver mancato totalmente il senso delle parole di Crosetto e a quel richiamo a chiudere la stagione dello scontro ha replicato rinfocolandolo. “Pensavamo che la stagione del berlusconismo fosse finita. Non è così. Noi del Pd l’avevamo presa sul serio”, ma “ora pare di capire che nulla di grave sia avvenuto, ma che lei facesse riferimento a quella vecchia narrazione rimettendo indietro le lancette”, ha sostenuto la deputata dem Debora Serracchiani, aggiungendo che “a me pare che le vicende giudiziarie di questi mesi dimostrano che non c’è alcun attacco delle toghe rosse”. “Al contrario – ha detto – quel che si registra e ci preoccupa è una crescente tentazione delle procure ad allinearsi all’indirizzo della nuova maggioranza una certa ritrosia a mandare a processo i potenti. Ci sembra un assaggio di quello che potrebbe diventare la giustizia italiana dopo la separazione delle carriere, una giustizia che non ci piace perché per noi la legge è uguale per tutti”. La possibilità di aprire quel “tavolo di pace” invocato da Crosetto, insomma, con questa sinistra appare ancora lontanissima.

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