Meloni “uomo dell’anno”. La provocazione di Libero lascia perplessi, anche chi è donna sa combattere
Abbiamo visto il titolo di prima odierno di Libero, “Meloni uomo dell’anno“. E non l’abbiamo capito. Anche dopo avere letto e riletto l’editoriale in cui Mario Sechi lo spiega, continuiamo a non capire. Non c’è da farne un dramma, anzi le provocazioni giornalistiche movimentano un dibattito che altrimenti resterebbe ancorato a parole d’ordine vuote. E tuttavia quando si cancella la donna c’è sempre qualcosa di stonato.
Intendiamoci, Libero è un giornale che porta avanti una battaglia culturale intensa e intelligente contro i manicheismi della sinistra. Siamo tutti fan di Daniele Capezzone. Apprezziamo Mario Sechi. Spesso riportiamo i servizi che il quotidiano presenta ai propri lettori. Eppure la definizione di Meloni come “uomo dell’anno” non ci convince. E anche come risposta al piagnisteo della sinistra che ha accostato Meloni al patriarcato ci saremmo aspettati che l’accento fosse messo sull’identità femminile della premier. Perché per essere bravi, forti, decisionisti, non è necessario essere uomini. Anche le donne sanno e possono combattere. Anche le donne sanno e possono competere con i leader maschi. Anche le donne sanno e possono rappresentare gli interessi della comunità nazionale oltre la guerra dei sessi.
Sechi, nel suo editoriale, la spiega così: “Nella società del pensiero debole, abbiamo premiato le idee forti. Nella confusione dei ruoli, abbiamo messo l’accento su “homo”, l’essere umano. Nella tracimazione delle diversità, abbiamo ribaltato il genere. Nel tempo di guerra, abbiamo scelto chi ha dimostrato di saper combattere. Giorgia Meloni per Libero è “uomo dell’anno” perché prima di tutto ha cancellato la guerra dei sessi vincendola, pensando differente, essendo divergente, superando la boria dei maschi e lo sconfittismo delle femmine. Non ha rotto il tetto di cristallo, lo ha dissolto. Meloni ha proiettato gli avversari in una dimensione di eterno rosicamento, schiumano che è fascista, leader del patriarcato, femmina ma non femminista. Quante chiacchiere, il problema è risolto: Giorgia è uomo dell’anno“.
Boh. Perché lasciare che l’uso della parola donna sia associato allo sconfittismo? Perché dare per scontato che l’unico femminismo possibile sia quello dello schwa e dell’asterisco e della lagna anti-patriarcato? Perché sprecare l’occasione Meloni (prima donna di destra a diventare presidente del Consiglio in Italia) arruolandola tra i maschi? Che Giorgia Meloni sia o no contenta della prima pagina odierna di Libero è al limite relativo, forse a destra è giunto il momento di riflettere sui problemi del “femminile”, non tutti magicamente risolti con l’ascesa di una leader donna a Palazzo Chigi. Ma questa è un’altra storia e ci sarà tempo e modo per affrontarla.