Paolo Mieli: “Dichiararsi antifascista? Una fesseria. Il Pd faccia opposizione su cose serie”

12 Dic 2023 11:27 - di Alberto Consoli
paolo Mieli

Paolo Mieli stronca il Pd. Da Nicola Porro si parlava della Scala di Milano e del “loggionista” diventato icona della sinistra con quel suo grido “Viva l’Italia antifascista”. Subito ripreso come “inno” dalla Schlein. “Dovremmo gridarlo dappertutto”, gongola la segretaria del Pd. Mieli, ospite di Quarta Repubblica su Rete 4,  è esterrefatto di fronte alle argomentazioni di alcuni ospiti. “Dichiararsi antifascista dovrebbe essere una prerogativa anche della destra e non solo della sinistra”, ammonisce col ditino alzato la scrittrice Chiara Sfregola. Arriva poi l’immancabile eco dell’ex sindaco di Napoli, Luigi De Magistris: “Dobbiamo ricordare che la nostra Costituzione è antifascista”.

Paolo Mieli: “Dichiararsi antifascisti? Fesserie, l’opposizione si fa su cose serie”

Il coro è unanime da giorni in difesa dell’urlatore che ha agitato la Prima del Don Carlo. Addirittura la sinistra ha  biasimato il comportamento della Digos che ha identificato l’uomo per motivi di sicurezza – non per la frase pronunciata-  come si fa in casi analoghi. Lo storico ed editorialista Paolo Mieli brilla per sintesi. E senza tanti fronzoli zittisce giorni e giorni di polemiche contro Ignazio La Russa, il governo, il “pericolo fascista”. “Sono fesserie e non capisco perché il Pd si appresta a cavalcarle. Non fanno opposizione su cose serie”. Applausi. Non è la prima volta che Mieli “consiglia” la sinistra di evitare di gridare al pericolo fascista. Lo fece prima delle elezioni che portarono alla vittoria del centrodestra. E che furono caratterizzate da una campagna elettorale del Pd  fondata esclusivamente sull’antifascismo.

Palo Mieli stronca la sinistra in due round a “Quarta Repubblica”

Ma c’è stato un secondo round di Mieli sull’opposizione del Pd basata su temi risibili contro l’esecutivo in carica. In collegamento c’era la sindaca leghista di Monfalcone Anna Maria Cisint, che da mesi lotta contro il fondamentalismo islamico. Monfalcone, una delle “capitali” della cantieristica e della siderurgia italiane vive un’ immigrazione selvaggia,  esempio di una integrazione che non sta non funzionando. Su questo aspetto Mieli si era espresso appena lunedì scorso sempre a “Quarta Repubblica”. Sono le frange più conservatrici  degli islamici a non volersi integrare. E noi dobbiamo trovare una soluzione difficile: trovare un punto di incontro con chi non vuole integrarsi, disse Mieli una settimana fa. Mieli è uomo di sinistra, per cui la sua critica dovrebbe fare più male al Pd. E da storico, amante dei fatti, non può che inanellarli uno dietro l’altro, i fatti,  e biasimare lo stato attuale delle opposizioni che cavalcano polemiche sterili.

La sindaca di Monfalcone smentisce “Repubblica”

Ora accade che la Cisint sia stata messa di nuovo in croce da Repubblica, che ha titolato contro la prima cittadina che avrebbe “vietato la preghiera”. Lei in studio smentisce il quotidiano che virgoletta sue frasi mai pronunciate. “Non ho mai detto che agli islamici è vietato pregare”. la realtà dei fatti è molto semplice: il sindaco non ha mai posto alcun divieto. Se non quelli dettati dalla legge. Nel piano regolatore del comune di Monfalcone, infatti, non è prevista alcuna moschea. Inoltre, i due centri che sono stati chiusi, e che erano utilizzati come luoghi di culto, non erano a norma per ospitare così tante persone. Sono stati chiusi, insomma, per motivi di sicurezza.

L’opposizione si può fare senza dire parole a vanvera”

“Se la legge è uguale per tutti, le regole vanno rispettate da tutti e rimando al mittente questa accusa grave di cui sono stata oggetto da parte di un giornale”, spiega la sindaca dell’ex Stalingrado d’Italia. E sempre a Mieli tocca liquidare un’altra questione oziosa cavalcata dalle opposizioni: “Si può fare una battaglia contro la sindaca di Monfalcone ma senza pronunciare parole a vanvera”.

 

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