Partecipazione, una dottrina che attrae sempre più interesse. Francesco Carlesi ci spiega il perché

27 Dic 2023 19:49 - di Mario Bozzi Sentieri

Il 2023 ha  fatto  registrare un aumento d’interesse verso la dottrina partecipativa. Convegni nazionali, libri legati al tema, un certo attivismo sindacale (con la  raccolta di firme, patrocinata dalla Cisl,  per una legge di iniziativa popolare finalizzata a realizzare l’applicazione dell’art. 46 della Costituzione). Particolarmente significativa, in questo ambito, la conferenza nazionale  (“Partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese. Sviluppi e prospettive”) organizzata, nell’ottobre scorso, dall’Ugl e  dall’Istituto Stato e Partecipazione, che ha visto riuniti  esponenti politici, sindacalisti  e  ricercatori  intorno alla Proposta di Legge per l’Istituzione dell’impresa Partecipativa, elaborata dallo stesso Istituto e condivisa dall’Ugl.

“Storia della Partecipazione” di Francesco Carlesi

A suggellare questo “attivismo” è ora arrivato il libro di Francesco Carlesi Storia della Partecipazione (Edizioni Sindacali, Roma 2023,  pagg. 75, Euro 15,00), il quale guarda alle radici delle tematiche partecipative, ricostruendone le tappe principali. In questo affascinante percorso l’autore, Presidente dell’Istituto Stato e Partecipazione, direttore della rivista “Partecipazione” e docente di Storia Contemporanea e Storia delle Relazioni Internazionali, spazia dalla Rivoluzione Francese al pensiero mazziniano, dal Sindacalismo rivoluzionario alla dannunziana Carta del Carnaro, dal dibattito corporativo tra le due guerre alla Dottrina sociale della Chiesa, dagli orientamenti partecipativi di alcuni “padri costituenti” all’impegno della Destra sociale e del sindacalismo nazionale. Di ogni “tappa” Carlesi tratteggia gli elementi essenziali, invitando il lettore – grazie alle puntuali note al testo e ad una robusta bibliografia – ad ulteriori approfondimenti.

Alle radici della dottrina partecipativa

Orientamento fondamentale di questa ricerca è la volontà di delineare un percorso ricostruttivo che bene si inserisce nelle odierne discussioni relative alle vie d’uscita dalle secche delle crisi sociali ed internazionali e ai “correttivi” plausibili al modello della globalizzazione finanziaria. Storia, attualità e visioni dottrinarie vengono così ad intrecciarsi, rendendo bene evidente, nei suoi vari passaggi, la Storia della partecipazione, la quale si alimenta, di stagione in stagione, di nuovi elementi costitutivi.

In questa prospettiva si realizza – e viene evidenziata da Carlesi – una vera e propria  continuità ideale e culturale tra le prime analisi di taglio riformistico (in testa gli scritti mazziniani sulla Questione sociale, declinata con l’idea dell’azionariato operaio e con la creazione di Consigli Conciliativi tra capitale e lavoro, in nome della collaborazione nazionale) e le più recenti proposte partecipative del Sindacalismo Nazionale, incarnato ieri dalla Cisnal ed oggi dall’Ugl.

Da Mazzini al Terzo Millennio

Tra la visione sociale di Giuseppe Mazzini e le prospettive, teoriche e pratiche, del Terzo Millennio ad emergere è  un costante processo d’integrazione, che passa attraverso il sindacalismo rivoluzionario (fattosi idea in atto, attraverso la Carta del Carnaro, elaborata da Alceste De Ambris e “resa poesia” da Gabriele D’Annunzio) fino ad arrivare alla Carta costituzionale del 1948, ricca delle contaminazioni culturali e sociali precedenti, bene evidenti nelle idee di programmazione, nella “funzione sociale della proprietà”, nella disciplina del credito, nell’ art. 46, vero e proprio snodo programmatico, che recita “Ai fini della elevazione economica e sociale del lavoro e in armonia con le esigenze della produzione, la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende”.

Gli assertori della partecipazione

Ad emergere, in questo percorso, insieme ai classici riferimenti “di scuola”, figure spesso poco considerate, che danno ulteriore robustezza e “legittimità” all’Idea partecipativa: Adriano Olivetti con la sua volontà di coniugare – scrive Carlesi – “valorizzazione di territorio, cultura, lavoro e innovazione”; Amintore Fanfani, già studioso del corporativismo, impegnato sui crinali del solidarismo  in sede di dibattito costituente, che, ancora negli Anni ’70, rilanciava  (in Capitalismo, Socialità, Partecipazione) i temi della partecipazione e del superamento di capitalismo e comunismo; Charles De Gaulle, assertore, nel 1968, di un vasto progetto di riforma sociale, il quale prevedeva la creazione di una Camera delle categorie e l’attuazione della cogestione in ambito aziendale.

Per la chiarezza espositiva e per l’organicità degli argomenti trattati, la Storia della Partecipazione di Carlesi può essere considerata un manuale di  formazione/orientamento per le giovani generazioni e per i quadri sindacali sensibili a questa tematica. Una tematica su cui si giocheranno – ne siamo ben certi – le sfide economico-sociali degli anni a venire, le quali  richiederanno una nuova consapevolezza culturale ed una sempre più puntuale azione sindacale. Le idee ci sono. E ben piantate – come dimostra Carlesi – nella Storia europea.  Intorno ad esse un’avanguardia sindacale e culturale si sta muovendo, consapevole delle sfide in atto e – nello stesso tempo – delle  profonde radici storiche dell’Idea partecipativa. L’auspicio è che le idee diventino azioni e movimento diffuso.

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