Permessi premio per Battisti, i familiari delle vittime furiosi: “Resti in cella, dopo 5 anni già piagnucola?”
Strada in salita per ottenere i benefici penitenziari chiesti dal terrorista Cesare Battisti, come ha anticipato Repubblica. Il percorso, previsto dalla riforma Cartabia, prevede infatti anche l’incontro con i parenti delle sue vittime. Che sono furibondi all’idea che il capo dei Proletari armati per il terrorismo, condannato all’ergastolo per quattro omicidi negli anni di piombo, possa usufruire dei permessi premio.
Cesare Battisti, gli sconti di pena si allontanano
Il terrorista, 68 anni, da pochi giorni trasferito dal carcere di Parma a quello di Massa (per stare più vicino alla sua compagna boliviana?) dovrà ripresentare la richiesta. I parenti delle vittime possono rifiutare gli incontri con chi ha ucciso i loro familiari. E così sarà, almeno a giudicare dalle prime reazioni sono di rabbia. “Cesare Battisti ha tutto il tempo per aspettare, io non sono pronto”, ha detto Adriano Sabbadin, figlio di Lino, il macellaio ucciso nel veneziano durante una rapina.
L’ira dei parenti delle vittime: resti in carcere
“Può fare e pensare quello che vuole – aggiunge – a me non interessa. Lui ha tutto il tempo per scontare la propria pena in carcere. Dopo che è stato un uomo libero per oltre trent’anni, adesso Battisti piagnucola dopo nemmeno cinque anni di carcere. No, non sono d’accordo”.
Condannato all’ergastolo per 4 omicidi
Battisti, arrestato in Bolivia nel 2019 dopo 37 anni di latitanza, ha commesso due delitti come esecutore materiale. Quello del maresciallo di polizia penitenziaria Antonio Santoro, ucciso a Udine il 6 giugno 1978. E quello dell’agente della Digos Andrea Campagna, ucciso a Milano il 19 aprile 1978. È poi coinvolto anche nelle uccisioni del gioielliere Pierluigi Torregiani e del commerciante Lino Sabbadin, avvenute entrambe il 16 febbraio 1979 (a Milano e Mestre).
La riforma Cartabia e l’incontro con i parenti
A occuparsi dei percorsi di giustizia riparativa sono i centri territoriali, messi in campo dalla riforma Cartabia. A questi si deve rivolgere il detenuto che sarà seguito dai responsabili del progetto. Per un lungo periodo il terrorista si è proclamato “rifugiato politico” e i maitre à penser francesi lo hanno coccolato trasformandolo in un martire, perseguitato dai tirannici pm italiani.
La cattura in Bolivia e la confessione
Il 13 gennaio 2019 Cesare Battisti venne catturato, questa volta in Bolivia, e trasferito in Italia. Qui con grande disinvoltura ammise quello che aveva sempre negato in precedenza. I quattro terribili delitti firmati sul finire degli anni Settanta dai Proletari armati per il comunismo, di cui era l’esponente più famoso. Ora da Parma è stato trasferito nel carcere di Massa, dove è più vicino alla compagna brasiliana e al figlio di 10 anni. Nel futuro prossimo potrebbe partire il percorso previsto dalla legge Cartabia che dovrebbe passare per i centri territoriali, ancora da organizzare.