Schumacher, 10 anni fa la tragedia, poi silenzio e mistero. Jean Todt: è qui, ma non è più quello di prima
Esattamente dieci anni Michael Schumacher andava incontro a un destino che mai ci si sarebbe aspettati per lui. Una vita, una carriera, un talento e un temperamento, i suoi, stravolti e costretti a fare i conti con un tragico incidente sugli sci che ha coinvolto il 7 volte campione del mondo di F1. Un dramma che il passare degli anni non ha attenuato, alimentato dal mistero sulle sue reali, attuali condizioni di salute, su cui vige il più stretto riserbo per precisa volontà della famiglia.
Schumacher, esattamente 10 anni fa il tragico incidente sugli sci
Solo una ristrettissima cerchia di persone conosce il decorso dell’asso della Formula uno. E a tratti, nel tempo, dalle persone a lui più care e più vicine ai suoi familiari, qualcosa è sfuggito… Suggestioni, commozione, ma nessun riferimento concreto: e così, per dieci anni, ci si è limitati a ipotizzare. A metabolizzare uno choc che non accenna ad abbandonare una comunità fatta non solo di appassionati di automobilismo.
Un drammatico spartiacque tra la vita del campione di prima e il dopo
Dunque, era il 29 dicembre del 2013quando il sette volte il campione tedesco cadde rovinosamente sbattendo la testa sciando sulle nevi di Méribel, nell’Alta Savoia francese. Da quell’impatto, violento, riportò gravi danni cerebrali. Dopo le prime settimane trascorse in ospedale a Grenoble, poi, Schumi tornò nella sua splendida casa a Gland, nel cantone Vaud, nei boschi svizzeri tra Ginevra e Losanna, accudito dalla moglie Corinna che, da quel momento più che mai, difende strenuamente la sua privacy. In tutti i modi.
I suoi familiari, depositari di un segreto gelosamente custodito
In questi dieci anni la leggenda della F1 non ha potuto seguire da vicino le carriere dei figli: Gina Maria e Mick. La prima è diventata una campionessa di equitazione. Il secondogenito, che ha seguito le orme paterne diventando pilota, prima nelle serie minori. E poi in F1 con la Haas nel 2021, per poi essere tagliato fuori l’anno successivo. tutti vicini al campione. Al papà e al marito, devoti a un patto del silenzio che in questi dieci anni non hanno mai infranto.
L’intervista al fratello di Schumacher, Ralf
E allora, sulle condizioni di salute di Schumi ha fatto giusto un accenno il fratello, Ralf, che in un’intervista alla Bild si è limitato a commentare: «La vita a volte è molto ingiusta. Michael è stato molto fortunato nel corso della sua, poi c’è stato questo tragico incidente. La medicina ha permesso di fare qualcosa. Tuttavia, nulla è più come una volta. Mio fratello mi manca molto».
«Quel giorno a Meribel il destino era in agguato ed ha cambiato per sempre la nostra famiglia»
E ancora. «Michael non era solo mio fratello – sottolinea l’ex pilota della Williams –. Quando eravamo bambini, è stato anche il mio allenatore e mentore. Mi ha insegnato letteralmente tutto sulle corse di kart. È sempre stato al mio fianco. Abbiamo corso insieme, ci siamo esercitati nei sorpassi e in tutto ciò che conta nel motorsport. Mi ha trasmesso tutti gli insegnamenti che lui aveva appreso. Ho avuto l’onore di imparare da uno dei più grandi. Quel giorno a Meribel il destino era in agguato ed ha cambiato per sempre la nostra famiglia. Quell’esperienza mi ha segnato. E a maggior ragione ha segnato i suoi figli»…
Il figlio di Schumacher, Mick: «Le cose belle sono ancora lì»
Già, i figli. Proprio il minore, Mick, ha fatto un accenno indiretto al padre nel corso di un’intervista alla Dpa. «Credo che in questi casi si impari a percepire certi momenti in modo diverso. Impari ad apprezzare le piccole cose. Molte persone si concentrano troppo sulle cose brutte, e non abbastanza sulle cose belle. Che sono ancora lì»… Piccole aperture, frasi che aprono a interrogativi e supposizioni. Ma nessuna verità, nessuna informazione su come stia realmente Michael Schumacher. Su come procedano le terapie che starà affrontando. Sulle speranze disattese, alimentate di nuovo, ma sempre taciute al di fuori delle mura di casa.
Schumacher, le parole di Jean Todt: «Michael è qui, quindi non mi manca. Ma non è più il Michael di prima»
Tra i pochi non familiari ammessi a Gland c’è Jean Todt, team principal della Ferrari nei 5 trionfi iridati di Schumacher con il Cavallino Rampante (i primi due titoli li ha vinti con la Benetton) e da allora suo grande amico. «Michael è qui, quindi non mi manca, ma non è più il Michael di prima – dice l’ex presidente della Fia all’Equipe –. È diverso ed è magnificamente sostenuto da sua moglie e dai suoi figli che lo proteggono. La sua vita ora è diversa e ho il privilegio di poter condividere dei momenti con lui. Questo è tutto quello che c’è da dire. Purtroppo il destino lo ha colpito dieci anni fa e non è più il Michael che abbiamo conosciuto in Formula 1». E questa l’unica certezza, l’unica indiscrezione che trapela dalle mura di casa di Schumi, che avvolgono lui e i detentori del suo segreto, nel più fitto degli aloni di mistero…