Spalletti sbanca ad Atreju. Abodi: “Non so come la pensi, qui rispettiamo tutti: è un fratello d’Italia in generale”
“Solo posti in piedi”. Già molto prima dell’inizio del dibattito dedicato alle eccellenze dello sport italiano, la sala Enrico Mattei del villaggio di Atreju è piena, come riferito da un ragazzo a qualcuno al telefono. La grande attesa è per il Ct della Nazionale, Luciano Spalletti, ma non solo per lui. A partecipare al dibattito “Impegno, coraggio, sacrificio: l’eccellenza italiana nello sport”, insieme al ministro Andrea Abodi, ci sono infatti anche altri straordinari campioni del nostro sport: Ambra Sabatini (campionessa paralimpica e mondiale), Gregorio Paltrinieri (nuotatore, campione del mondo), Filippo Volandri (Ct nazionale maschile di Tennis) e in collegamento Elisa di Francisca (campionessa olimpica di scherma).
Abodi: “Come la pensa politicamente Spalletti? Non so, è un fratello d’Italia in generale”
Un’altra forte curiosità attraversa la sala, ed è soprattutto dei cronisti: riguarda l’orientamento politico di Spalletti, che in passato ha avuto qualche scontro a distanza con Matteo Salvini. “Io quello che ho detto lo ripeto tutto e sempre, perché so quello che dico”, ha detto il Ct rispondendo a Striscia La Notizia che gli chiedeva se politicamente fosse passato a destra vista la presenza alla festa di FdI. Si tratta di una delle tante polemiche pretestuose sollevate intorno all’evento, alla quale ha risposto Abodi: “Spalletti ad Atreju? È un fratello d’Italia in generale, qui c’è un confronto con rispetto tra chi ha pensieri diversi, ma non so nemmeno come la pensi politicamente”.
Marchesi: “Per FdI lo sport è centrale: significa più benessere per la Nazione”
“Per FdI lo sport è centrale. Più sport significa meno malati e meno disagio sociale. Significa più benessere della Nazione”, ha spiegato il senatore Paolo Marchesi, introducendo il dibattito moderato dalla giornalista Giorgia Rossi. Marchesi, che è responsabile del Dipartimento sport di FdI, quindi ha rilanciato la battaglia storica della destra per la promozione dello sport diffuso: nelle scuole, nei quartieri, nelle piccole società sportive che tanto fanno per il territorio. “Dobbiamo allargare la base degli sportivi”, ha spiegato il senatore di FdI, per il quale le risorse vanno destinate “più ai vivai, agli stadi e meno agli stranieri”.
Il valore educativo, sociale e finanziario dello sport
Abodi ha ricordato il punto di svolta segnato il 20 settembre con l’introduzione dello sport in Costituzione, che ha trovato una sua importante traduzione nel ddl sui nuovi Giochi della gioventù, approvato all’unanimità. Il ministro l’ha rivendicato come un “punto qualificante dell’azione del governo”, che ora è chiamato a “dare sostanza al riconoscimento del valore dello sport” affermato nella Carta. Il ministro, quindi, ha svolto una riflessione sulle diverse declinazioni che questo valore può e deve avere nella nostra società: educativo, sociale, legato alla promozione della salute. Per il primo punto molto c’è ancora da fare: “Una scuola su due non ha una palestra, i bambini iniziano a fare educazione motoria con personale qualificato dalla quarta elementare. Il nostro mandato è coprire tutta la scuola elementare”, ha spiegato Abodi, parlando della collaborazione con il ministro Valditara e con la sottosegretaria che ha la delega allo sport Paola Frassinetti.
Il ministro: “Dove c’è abbandono sportivo c’è abbandono della socialità”
Quanto al valore sociale dello sport, il ministro ha portato l’esempio di Caivano, la cui rinascita tanto passa proprio dalla rinascita degli impianti sportivi. “Dove c’è abbandono sportivo c’è abbandono della socialità”, ha avvertito Abodi, ricordando il lavoro costante che il governo sta facendo a Caivano, “il simbolo di tutte le realtà degradate”, dove appena qualche giorno fa è stato inaugurato il playground dedicato ai piccoli Fortuna e Antonio. Infine il valore dello sport legato alla salute, che è anche un valore finanziario poiché i corretti stili di vita aiutano a prevenire la spesa per la sanità.
Spalletti: “La maglia è un dono e dobbiamo saperla indossare bene”
“Per appartenere a qualcosa bisogna sentirsi parte di qualcosa. La cosa fondamentale è dare un senso alla propria vita, altrimenti non ha senso. Quello dell’impegno deve essere un motivo costante e continuo dentro lo sport e la famiglia”, ha poi sollecitato Spalletti, soffermandosi anche sul fatto che “c’è questa insidia del mondo virtuale rispetto al mondo di abbracci veri, di qualcosa di fisico”. “Ad alcuni – ha detto – piace più il fantacalcio che il calcio, piace di più qualcos’altro rispetto al calcio giocato e stiamo lavorando su questo”.
“Stare in panchina a cantare l’Inno è qualcosa di unico”
Ma “stare in panchina a cantare l’inno dell’Italia è qualcosa di unico”. “Dobbiamo evidenziare – ha proseguito il Ct – di essere quelli che portano dentro il rettangolo di gioco il pensiero di tutti gli italiani. Dobbiamo evidenziare dei valori, far vedere che teniamo a questa maglia, far sapere dove siamo e per chi lo facciamo, la maglia è un dono e dobbiamo saperla indossare bene e avere tutte quelle qualità di chi viene chiamato ad indossarla”.
Il ricordo di Mihajlovic: “Era un avversario leale e aveva a cuore l’impegno sportivo”
“Per me questo periodo in azzurro è stato un qualcosa di nuovo, con cose conosciute dentro che mi sono piaciute e mi appassionano e si tenta di avere un dialogo coinvolgente perché poi, mi permetto di chiamarli ragazzi, hanno bisogno di sentire qualcuno che gli dice delle cose che tenta di organizzargli delle situazioni che ancora non conoscono”, ha proseguito Spalletti, che a margine del dibattito ha anche ricordato Mihajlovic. “Ho tanti ricordi di Sinisa. È stato un avversario leale che aveva a cuore l’impegno sportivo. Il gioco e la bellezza del calcio per lui erano centrali e quando ha giocato contro il Napoli me lo ha detto: sarebbe stato contento se avessimo vinto noi”.