Superlega, questa Europa ci delude anche nel calcio calpestando radici, meriti e romanticismo
Dio salvi il Re, perché ancora una volta sono gli inglesi a salvarci. La sentenza della Corte di giustizia europea sulla SuperLega conferma una serie di cose. La prima, la più importante, è che questa Europa ha dimenticato le radici del suo vivere insieme, mettendo il mercato al centro di ogni discorso. Uno stravolgimento di quello che dicevano Adenauer e Schumann, il trionfo di un centralismo burocratico che somiglia più all’Unione Sovietica che non ad una unità dei popoli.
La seconda, non meno importante, riguarda lo sport più popolare del mondo che, da Marquez a Pasolini, è sempre stato soprattutto un fenomeno sociologico.
Se nascesse la SuperLega i campionati nazionali non conterebbero più niente. E si affermerebbe quel principio di elitarismo finanziario per cui città come Frosinone o Empoli non dovrebbero stare in serie A o pensare utopisticamente un giorno di vincere lo scudetto. Non che UEFA e FIFA siano esenti da colpe. Basterebbe vedere come siano stati assegnati i mondiali del 2032 all’Arabia Saudita ( rimasta unica concorrente..) per capire come il calcio venga vissuto a livello verticistico esclusivamente come un business. La Fifa e l’Uefa , che pure dovrebbero preservare quell’autonomia che la sentenza oggi inficia, hanno trasformato tutto in un fatto di soldi. Hanno introdotto con ipocrisia il Fair play finanziario tacendo sul fatto che le più grandi società, dal Real Madrid al Barcellona, sono piene di debiti.
Il calcio è essenzialmente il sogno di ogni bambino di diventare un campione ma anche la capacità di sbagliare un calcio di rigore. Trasformarlo in un eterno, unico affare, riempendo di denaro gran parte dei suoi protagonisti, ne svilisce il senso. Le favole più belle, dal Cagliari al Leicester, sono nate per caso e fuori da ogni logica mercantile.
Invece, una oligarchia piccola ma potente, vorrebbe che il mondo della pelota venga regolato solo ed esclusivamente dai soldi. E mentre questo accade, le più grandi continuano a pompare debiti confidando sull’aiuto arabo. È probabile che la SuperLega abortisca, perché Fifa e UEFA stanno per proporre nuove e ricche alternative.
Ma ecco arrivare agli inglesi: fuori dall’Unione Europea hanno detto no all’idea e faranno una legge che impedirà ai loro club di partecipare a competizioni diverse da quelle UEFA. Nonostante buona parte dei loro club siano in mano ad arabi e americani, i sudditi di Sua Maestà diranno no. E senza di loro e senza il Bayern sarà quasi impossibile per Fiorentino Pérez, Presidente del Real Madrid e a capo dei secessionisti, organizzare un altro torneo.
Certo è che l’Europa persegue l’obiettivo di rendere tutto omologabile. Impedire la SuperLega viola il mercato e la libera concorrenza, secondo la Corte, mentre taroccare bilanci ed eludere il fair play viene regolarmente consentito. Paradossalmente solo un fallimento complessivo del sistema potrebbe rigenerarlo. Riportarlo a una dimensione di sobrietà. Mentre la passione di miliardi di persone non vale più a niente. Per fortuna ci sono gli inglesi. Come sempre a salvarci.