Un tè con Tolkien, gli ex ragazzi del Fdg spiegano perché con gli hobbit fu amore a prima vista
Un convegno organizzato dal Secolo d’Italia con il patrocinio della Fondazione An ha offerto la possibilità ai numerosi relatori intervenuti di spiegare che la destra non si è appropriata di Tolkien, bensì lo ha semplicemente riconosciuto come un autore proprio, che ha fatto scattare profonde affinità elettive. Il titolo, accattivante, già poneva la domanda di fondo: “Un tè con Tolkien, e la destra prese i posti migliori”. Perché? Come è potuto accadere?
I saluti di Sangiuliano, Giordano e Mollicone
Il convegno si è aperto con i saluti in video del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, che ha ribadito che la mostra su Tolkien allo Gnam si sta rivelando un successo straordinario: “Mi si è allargato il cuore quando alcuni amici mi hanno mandato le foto di una lunga fila per accedere allo Gnam e andare a vedere la mostra su Tolkien”. Quindi il vicepresidente della fondazione An, Antonio Giordano, ha annunciato che l’incontro è solo il primo di una serie che vedrà il Secolo d’Italia e la Fondazione in prima linea nel riproporre la narrativa della destra conservatrice. Il perimetro in cui muoversi sarà quello della cultura conservatrice e moderna. “Che vuol dire essere conservatori? La cultura conservatrice è un campo di terra che per millenni ha dato i suoi frutti e continuerà a darli per altri millenni, con un uso rispettoso dell’ambiente”. Federico Mollicone, presidente della commissione Cultura della Camera, ha ricordato che il papà degli hobbit è ormai un simbolo universale della tradizione e che la sua narrativa è legata all’animus della destra, al suo modo di vivere e di sentire.
Rampelli: la follia della Compagnia dell’Anello diventò viaggio politico
Il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli, nel suo intervento di saluto, ha sottolineato l’importanza dei Campi Hobbit che lanciarono per i ragazzi di destra un nuovo modo di comunicare e di esprimersi, attraverso la poesia, la musica, l’ecologia. “Io per esempio – ha detto Rampelli – ho realizzato il mio primo murales al Campo Hobbit 3 e rappresentava dei reattori nucleari da cui fuoriuscivano dei teschi. Dalla partecipazione ai campi Hobbit nacque la curiosità per questi mezzi uomini, questi hobbit, per vedere se era possibile riprodurre la follia della Compagnia in un viaggio più politico”.
De Turris: la destra adottò Tolkien perché Tolkien era di destra
La moderatrice del convegno, Annalisa Terranova, ha posto la domanda ricordando che il clima in cui maturano i Campi Hobbit era quello degli anni di piombo, in cui i ragazzi di destra cadevano come birilli falciati dagli spari dell’antifascismo militante e in cui alcuni giovani vollero identificarsi con gli hobbit, creature pacifiche e non violente ma pronte alle sfide impossibili. Gianfranco de Turris rispondendo alla questione ha detto che è inutile girarci intorno: “Tolkien era un conservatore, monarchico, antimoderno e antitecnologico. Era ovvio che la destra adottasse Il Signore degli Anelli, è una cosa normalissima. Noi dobbiamo farci forti di questo riferimento. Si tratta di un romanzo ‘nostro’ che rispecchia i valori del suo autore. Il romanzo non racconta la lotta tra il bene e il male, ma racconta il potere buono e quello cattivo. Il potere buono è quello di Aragorn e Gandalf che ripristinano la giustizia”.
Croppi: ci catturò l’avventura di Bilbo e ispirò i Campi Hobbit
Umberto Croppi ha spiegato che la sua generazione fu catturata dal libro Lo Hobbit nel 1975 e in particolare dallo spirito d’avventura che scaturiva dalle pagine di Tolkien. “Questo Bilbo, che faceva quattro colazioni al giorno e viveva in una dimensione pantofolaia, viene trascinato suo malgrado da Gandalf in un’avventura. E’ una fiaba che racconta una trasformazione esistenziale e questo ci colpì. Per questo Generoso Simeone, dirigente della corrente rautiana del Msi, volle chiamare Campo Hobbit il primo campo su imitazione del Parco Lambro, dove si riuniva la sinistra fricchettona. Capimmo che in Tolkien c’era una forza che poteva essere spesa in politica. Io e Marco Tarchi capimmo che dovevamo costruire un gramscismo di destra, operare sul piano prepolitico e culturale per mettere radici che non trovassero ostacoli che la retorica politica imponeva”.
Rauti: Eowyn era una guerriera che non rinunciava alla sua identità
Isabella Rauti ha detto che ognuno dei presenti ha un “suo” Tolkien da raccontare, ha raccontato quindi del suo primo campo Hobbit dove si recò con la sorella. “I campi Hobbit – ha detto ancora – hanno salvato una generazione dalla deriva terroristica, questa è stata una intuizione di mio padre Pino Rauti che fa ormai parte della storia della destra”. Quindi ha parlato della rivista Eowyn spiegando che la sinistra non ha il copyright delle tematiche femminili e proprio quella iniziativa editoriale lo dimostra. “Eravamo davvero un laboratorio di idee, ci sentivamo delle piccole Eowyn, perché sfidavamo il femminismo con il concetto di complementarietà. Eowyn non era l’angelo del ciclostile, noi come lei eravamo donne che combattevano per una società migliore, per i nostri ideali”.
Amorese: difendiamo Tolkien dall’assalto del politicamente corretto
Alessandro Amorese ha ricordato che su Tolkien si è abbattuta la cultura del politicamente corretto sia con l’accusa di essersi rivolto solo ad adolescenti maschi bianchi sia con la nuova traduzione del Signore degli Anelli. “Noi abbiamo dunque il compito – ha spiegato – di difendere il vero Tolkien dal pensiero unico” e il successo della mostra voluta da Sangiuliano è un dato straordinario su cui riflettere. Ha quindi ricordato che la mostra ospita la lettera di Vittorini con cui viene bocciata la pubblicazione del Signore degli Anelli da parte di Mondadori. “Ricordiamo – ha concluso – che la sinistra ha scartato Tolkien perché non aveva alcun aggancio con la realtà”.
Cilli: la sinistra non lo può soffrire perché nei suoi romanzi non c’è lotta di classe
Alle sue considerazioni si è riallacciato Oronzo Cilli nel suo intervento, incentrato sul suo libro, “Tolkien e l’Italia” (Il Cerchio) che oltre a ricostruire la storia editoriale delle opere del professore di Oxford nel nostro Paese narra anche dell’amore di Tolkien per l’Italia. Cilli ha anche spiegato che per la sinistra alcuni temi del romanzo sono inaccettabili: la mancanza della lotta di classe, la predestinazione dell’eroe, la nostalgia per un’età dell’oro perduta, il richiamo alla mitologia nordica.
Sabatini: il piccolo Atreju è un parente dei piccoli hobbit
Infine Gloria Sabatini ha parlato del cammino che ha condotto dagli Hobbit ad Atreju, il protagonista del romanzo La storia infinita che dà il nome prima alle feste giovanili di An e poi alle kermesse nazionali di FdI. Anche nel caso di Atreju abbiamo un eroe piccolo, un bambino, che non lotta contro la seduzione del potere ma contro un nemico altrettanto insidioso: il Nulla. “Siamo negli anni Ottanta – ha detto Sabatini – l’epoca del riflusso o, come si diceva, dell’edonismo reaganiano. Le atmosfere magiche de La Storia infinita, quindi, diventano cornice di una battaglia diversa, non meno difficile. E anche in questo caso l’intuizione è stata felice e duratura”.
clicca qui per il video del convegno