Acca Larenzia, il convegno della Fondazione An: i veri e tristi nostalgici sono quelli che fomentano l’odio
L’antifascismo generò lutti atroci. Oggi lo ricorda sul Foglio Giuliano Ferrara a una Elly Schlein trattata come politica inconsapevole. Tra quei lutti i morti di Acca Larenzia, ricordati ieri in un affollato convegno della Fondazione An e del Secolo d’Italia. Aperto da un video che ha ripercorso con immagini quella tragedia, l’incontro è stato tutt’altro che nostalgico. Da più parti si è levato infatti l’invito a guardare avanti, nella consapevolezza che quella memoria non si cancella.
Qui, stasera – ha detto Annalisa Terranova aprendo il convegno – “Franco, Francesco e Stefano sono i protagonisti. Le polemiche di questi giorni non possono far dimenticare che Acca Larenzia è luogo in cui caddero tre vittime”. Morti cui si deve rispetto, e che appartengono all’Italia oltre che a una comunità che doverosamente li ricorda. A chi usa quella tragedia per schernire e oltraggiare le vittime – ha concluso – “dico che noi non scenderemo mai al vostro livello, voi non siete i migliori e neanche i peggiori, galleggiate nel limbo del nulla. Siete voi i nostalgici, voi che guardate al passato e sognate il ritorno dell’odio. Voi che ritenete di dover riempire così le vostre vuote esistenze. Noi non vi seguiremo, non avrete mai da noi la risposta che vi aspettate e che pretendete. Vi lasciamo ai vostri incubi e al confronto con le vostre coscienze”.
Quindi Valerio Cutonilli, autore del libro al centro del convegno “Chi sparò ad Acca Larenzia” (Settimo Sigillo), ha ricordato come è nato il suo lavoro. Il suo libro (i cui proventi serviranno a istituire un concorso letterario) ricostruisce il contesto in cui maturò l’eccidio di Acca Larenzia spiegando che i colpevoli potevano essere agevolmente individuati poiché nella zona di Roma Sud agiva una miriade di sigle in parte riconducibili a Potere Operaio. Nel libro c’è anche la ricostruzione puntuale della storia della mitraglietta Skorpion che non spara solo ad Acca Larenzia ma ucciderà in seguito anche l’economista Ezio Tarantelli (1985), l’ex sindaco di Firenze Lando Conti (1986) e il senatore democristiano Roberto Ruffilli (1988). Presente al convegno il figlio di Ezio Tarantelli, Luca, che ha portato la sua testimonianza invitando a una pacificazione che dev’essere in ogni caso obiettivo cui guardare nonostante il clima di risentimento e di strumentali polemiche.
Un clima che va superato, ha detto Fabio Rampelli che ha portato il suo saluto, con una riflessione matura su quel periodo che può e deve condurre all’istituzione di una commissione d’inchiesta che miri a una verità storica condivisa sugli anni di piombo, senza più considerare alcune vittime “figli di un dio minore”. Un periodo cupo cui qualcuno guarda ancora per fare dell’antifascismo il triste collante di una sinistra in crisi. Un periodo, ha detto il sottosegretario all’Istruzione Paola Frassinetti prendendo la parola, il cui simbolo “è stato per me la Hazel 36, la chiave inglese con cui fu ucciso Sergio Ramelli e che ho visto in aula a Milano quando i suoi assassini vennero processati”. Frassinetti ha di recente reso omaggio sia a Ramelli al liceo Molinari che il ragazzo frequentava sia alla targa che ricorda Fausto Tinelli, ucciso insieme a Lorenzo Iaio Iannucci. Due ragazzi di sinistra per i quali il sindaco Sala ha chiesto la riapertura delle indagini. Il loro omicidio risale al 1978. Perché la stessa cosa non può essere possibile per Acca Larenzia?
Maurizio Lupini, sopravvissuto alla strage insieme ad altri due giovani attivisti perché riuscirono a chiudere la porta della sede missina prima che i colpi sparati dai terroristi rossi si abbattessero anche su di loro, ha invitato i giovani a documentarsi su quello che è accaduto anziché recarsi, inconsapevoli, a fare il Presente! per i caduti. E’ stata poi letta la sua commovente lettera ai ragazzi uccisi, che conclude il libro di Cutonilli. “Nella vita da adulto – scrive Lupini – trascino un rimorso che ancora oggi mi attanaglia lo stomaco. Non essere stato in grado di difendervi. Devo convivere con questo pensiero lacerante ma in fondo è giusto così. Non la darò mai vinta a chi continua a predicare odio tra i giovani. E’ l’unico modo per sentirvi vicini, per tenervi imprigionati nel mio cuore”,
Infine il giornalista Francesco Lo Sardo ha ricordato il post-Acca larenzia nel 1978 a Roma, quando lui militava in Avanguardia Operaia ricostruendo il clima che si determinò nell’estrema sinistra e indicando nei cani sciolti di Autonomia operaia l’ambiente in cui maturò la decisione dell’agguato omicida alla sede missina di Acca Larenzia. Sui saluti romani, infine, ha detto ciò che ha chiarito anche Ignazio la Russa: non c’è una giurisprudenza chiara sul tema, non si può stabilire se sia reato o no. E forse non si saprà mai perché quei saluti romani fanno comodo a qualcuno, e non certo alla destra.
Al convegno hanno partecipato, inoltre, il vicepresidente della Fondazione An Antonio Giordano, l’ex senatore Domenico Gramazio, animatore del Cis e molto attivo nel custodire e far conoscere la storia del Msi, lo storico Adalberto Baldoni, l’ex ministro e già sindaco di Roma Gianni Alemanno e l’ex sindaco dc della Capitale Pietro Giubilo.
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