Acca Larenzia, la destra chiede giustizia e una strada alla memoria dei martiri. Il Pd sciacalla…

7 Gen 2024 18:36 - di Lucio Meo

Silenzio, commozione e ferite ancora sanguinanti nel cuore, davanti a una saracinesca chiusa, tra i fantasmi di tre giovani vite spezzate e i volti commossi di tanti militanti di destra presenti, puntuali, come sempre, ad Acca Larenzia, 46 anni dopo. Una cerimonia di destra, ma anche di Stato, come spesso in questi anni, quella andata in scena con i vertici della Regione, nella persona del presidente Francesco Rocca, e il rappresentante del sindaco Gualtieri, Miguel Gotor, rispettoso e partecipe nei modi e nelle parole, tra corone di fiori, applausi, ricordi ancora vivi e struggenti per i martiri di una intera comunità politica, le vittime della violenza rossa, Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta e Stefano Recchioni, quest’ultimo ucciso qualche ora dopo durante gli scontri seguiti al primo, duplice omicidio, del 7 gennaio 1978 davanti alla sede del Msi.

La strage politica che ha segnato la storia degli Anni di piombo

Un giorno nobile, di ricordo e di condanna di quella strage politica, purtroppo “sporcato” dalle becere polemiche di qualche esponente del Pd (e di +Europa) che ha voluto, a tutti costi, dare fiato alle proprie speculazioni politiche chiedendo la censura di qualche persona che dalle retrovie della cerimonia avrebbe sollevato il braccio nel “saluto romano”. Qualcuno era lì, appostato, indifferente al dolore della stragrande maggioranza dei presenti, a fotografare e riprendere per poi dare in pasto il gesto personale di vecchi militanti a qualche politico di secondo piano a caccia di falsi scoop. Qualcuno che da sinistra si è ben guardato dal condannare la violenza politica di quegli anni preferendo puntare il dito su aspetti marginali e folkloristici, come non si sono invece sognati di fare i vertici istituzionali del partito che governano la Capitale.

Acca Larenzia, il ricordo di Rocca e le polemiche del Pd romano

“Fu un giorno terribile per Roma, quel 7 gennaio 1978. È doveroso essere qui oggi, in via Acca Larenzia, nel quartiere Tuscolano della Capitale, per ricordare i giovanissimi Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta e Stefano Recchioni, morti per l’odio ideologico che ha avvelenato gli anni di piombo”, ha scritto il presidente della Regione Lazio Rocca su ‘Fb’ postando alcune foto della commemorazione, poco dopo l’evento al quale è stata presente, tra gli altri, anche la vicepresidente Roberta Angelilli e il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli. “A 46 anni di distanza è nostro dovere ricordare. Commemoriamo perciò questi ragazzi uccisi in nome delle loro idee e del credo politico, affinché ciò non avvenga mai più”, ha concluso Rocca.

Per conto del Comune, e del sindaco Gualtieri, c’era Miguel Gotor, che ha speso parole importanti. “Sono andato ad Acca Larenzia per ricordare oggi che la militanza politica non può mai giustificare la violenza e lo spargimento di sangue”.
Il Pd laziale e romano, invece, ha scelto la strada della polemicuccia sterile. “Saluti romani alla presenza di cariche istituzionali della Regione e dello Stato. Strumentalizzare i morti di quegli anni per riproporre simboli, gesti e parole d’ordine sbagliate e orribili è inaccettabile”, ha tuonato Enzo Foschi, segretario del Pd Roma. “Braccia tese e saluti romani alla commemorazione di Acca Larentia alla presenza del presidente della Regione Lazio Rocca e della vicepresidente Angelilli”, ha scritto Emanuela Droghei, consigliera regionale e coordinatrice segreteria Pd Roma. Velo pietoso, nulla di nuovo, purtroppo.

FdI ricorda i martiri di destra

“Dopo 46 anni, Acca Larentia resta una strage impunita e, proprio per questo, una ferita che non si può rimarginare. Onorare la memoria di Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta, Stefano Recchioni – tre giovani di destra vittime del terrorismo rosso che in quegli anni imperava e della violenza politica – è un dovere per tutti noi. Oggi, nel giorno dell’anniversario della loro terribile uccisione, vogliamo continuare a sperare e batterci perché possa essere resa loro giustizia” è stato il messaggio del capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Tommaso Foti.

Fare giustizia, 46 anni dopo

Giustizia, ancora oggi, è la richiesta di Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera: “Pretendiamo che la non volontà di assicurare alla giustizia gli assassini di quelle centinaia di ragazzi di destra e sinistra venga ristorata dal conseguimento della verità. Se si è giunti ai colpevoli del rapimento e dell’uccisione di Aldo Moro si potevano con facilità individuare i macellai di Acca Larenzia. Ora si ponga rimedio a quell’orrore, lo facciano insieme maggioranza e minoranza, governo e opposizione, perché fratelli, sorelle, nipoti di quei giovani – i genitori sono quasi tutti deceduti – aspettano un segnale di vita da parte delle istituzioni. Non retorica, né elemosine, ma verità”.

Maurizio Gasparri, storico esponente della destra romana, chiama in causa i giudici: “Perché in più di 40 anni non si è mai fatto uno sforzo serio per individuare gli assassini? Per non dare fastidio alla sinistra? La Procura di Roma veniva chiamata un tempo il porto delle nebbie. Quella coltre di nebbia non è stata ancora spazzata via da una salutare ventata. La nostra magistratura più che una risorsa resta un problema”.

Una strada per Bigonzetti, Francesco Ciavatta e Stefano Recchioni

“Da sempre chiediamo verità e giustizia per le vittime”, dichiara il presidente della Commissione Cultura della Camera e responsabile nazionale Cultura e innovazione di Fratelli d’Italia Federico Mollicone. “Il sindaco Gualtieri individui, nell’ottica della conciliazione nazionale, una strada o uno slargo nella vicina Villa Lazzaroni per l’intitolazione“. “I ragazzi che morirono ad Acca Larentia per tanti sono morti di serie B. Vale per loro, per i fratelli Mattei, per Sergio Ramelli e tanti altri ragazzi di destra che in quegli anni terribili morirono. Io che vengo da un altro mondo ricordo che si diceva che ‘uccidere un fascista non è reato’ e questo ha provocato impunità e relativismo etico. Una cosa insopportabile”, dice il vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Alfredo Antoniozzi.

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