Acca Larenzia, Piantedosi gela la sinistra: “Gestita esattamente come gli altri governi”
Cala il numero degli sbarchi, ma non l’attenzione del governo verso i fenomeni migratori e il rischio che portino con sé una minaccia terroristica. A parlarne è il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, in un’intervista al Messaggero. “L’attenzione è elevata da parte del nostro sistema di sorveglianza alle frontiere. In occasione di ogni sbarco, con il concorso di Frontex, viene svolta una attenta attività di screening e identificazione, che ha portato all’arresto nel 2023 di 154 stranieri, per lo più tunisini, già gravati da provvedimenti di espulsione”, ha spiegato il titolare del Viminale, ricordando che “abbiamo innalzato al massimo livello le attività di prevenzione antiterrorismo“, dal rafforzamento del “presidio a difesa degli obiettivi sensibili” a quello del “monitoraggio degli ambienti potenzialmente più problematici sul fronte dell’estremismo”.
Piantedosi: “Non sottovalutiamo il rischio lupi solitari”
Piantedosi, quindi, ha sottolineato che “esiste il pericolo di radicalizzazione e le operazioni recentemente condotte in Europa – Germania e Spagna in primis – sono la testimonianza dell’attuale livello di minaccia”. “In Italia – ha chiarito – sono state intensificate le attività di indagine come testimoniano le operazioni portate a termine negli ultimi mesi a Milano, Genova, Brescia e in ultimo a Padova. Lo scambio di informazioni tra organismi di polizia in ambito internazionale è costante. Certamente il rischio che agiscano dei lupi solitari non va mai sottovalutato, come dimostrato dai gravi episodi accaduti recentemente in Europa. Non vi sono, comunque, allarmi specifici. Ma l’attenzione – ha avvertito – deve rimanere alta”. Piantedosi, quindi, ha ricordato i numeri delle espulsioni: 77 stranieri allontanati per rischio radicalizzazione nel 2023 e già 2 nel 2024 e altri 7 stranieri rimpatriati per il sospetto di essere fiancheggiatori di reti jihadiste.
Più controlli nelle grandi città
Il ministro, poi, si è soffermato sulle attività per aumentare la sicurezza nelle stazioni delle grandi città e negli ospedali. Per quanto riguarda le prime, il ministro ha portato gli esempi di Roma e Milano, dove sono state svolte 188 operazioni interforze ad alto impatto e impiegate oltre 22mila unità delle Forze di polizia. Oltre 231mila le persone controllate, delle quali oltre 100mila stranieri, 488 quelle arrestate e 2.447 quelle denunciate, 747 gli stranieri espulsi. “Nella legge di Bilancio abbiamo previsto di rafforzare la presenza dei militari nelle stazioni finanziando un’aliquota di personale dedicato di 800 ulteriori unità, di cui beneficeranno in gran parte ovviamente le stazioni di Roma e Milano”, ha poi ricordato il ministro, sottolineando che “i risultati stanno arrivando in termini di riduzione dei reati specifici in tali contesti”.
I posti di polizia negli ospedali aumentati del 50%
Per quanto riguarda poi gli ospedali, Piantedosi ha chiarito che “in un anno abbiamo aumentato del 50% i posti di polizia, passati da 126 a 189, istituendo o riaprendo presidi nelle più grandi strutture sanitarie. Abbiamo contestualmente incrementato del 34% il numero degli operatori impiegati ed esteso i turni di operatività”. “A queste misure si aggiungono i servizi di prevenzione generale con una particolare attenzione dedicata proprio a quegli ospedali che si trovano in zone più a rischio”, ha poi aggiunto Piantedosi, parlando dei presidi fissi presenti in tre ospedali di Napoli e in uno di Giugliano. “Con il graduale incremento della dotazione organica delle forze di polizia – ha quindi sottolineato il ministro – proseguiremo lungo questa strada. Ritengo sia senza dubbio una decisa inversione di tendenza sul tema della tutela sicurezza negli ospedali, dopo anni in cui i posti di polizia erano stati chiusi con una generale sottovalutazione del problema”.
Il caso Pozzolo? “Non vedo su cosa possa riferire”
Rispondendo a una domanda di Francesco Bechis, che firma l’intervista, sul caso Pozzolo, Piantedosi ha sottolineato la necessità di “accertare le responsabilità”, ma ha anche invitato a tenere il lavoro dell’autorità giudiziaria “il più possibile immune da valutazioni del tutto estranee alle dinamiche processuali”. “Non mi sono mai sottratto ai confronti parlamentari. Nel caso di specie – ha però chiarito – non vedo cosa possa riferire, se non per quanto riguarda la licenza di porto d’armi e le forme di tutela personale assicurate al parlamentare, che mi risultano essere state disposte all’esito di iter decisionali corretti”. Il ministro, quindi, ha sgombrato il campo dalle polemiche sulla questione delle armi, parlando di “una narrazione pregiudiziale, smentita dai dati di fatto visto che nel 2023 il numero delle licenze di porto d’armi per difesa personale si è ridotto rispetto all’anno precedente, mentre sono aumentati i provvedimenti sanzionatori in caso di abuso delle armi”.
Piantedosi smonta le polemiche su Acca Larenzia: “Seguito lo stesso schema di sempre”
Infine, sulle polemiche intorno ai saluti romani ad Acca Larenzia, Piantedosi ha spiegato di comprendere “l’indignazione, perché ritengo che i valori e lo spirito della commemorazione di tragedie così gravi venga tradito dalla riproposizione di gesti e simboli che rappresentano un’epoca o situazioni condannate dalla storia”. “Ciò detto – ha poi chiarito il ministro – plaudo alla gestione dell’ordine pubblico ancora una volta garantita nell’occasione dalla questura di Roma e finalizzata, come sempre, a garantire che ogni manifestazione si svolga prioritariamente senza incidenti”. “Quanto alla commissione nella circostanza di eventuali reati, la stessa questura di Roma, nella sua diversa funzione di organo di polizia giudiziaria, sta provvedendo a riferire i fatti rilevati e le persone identificate alla magistratura che provvederà alle valutazioni di competenza. È esattamente – ha concluso Piantedosi – lo schema seguito in tutti gli anni trascorsi in cui questa manifestazione si è svolta anche sotto gli altri governi con un numero di partecipanti anche maggiore”.