All’Oro – Roma

5 Gen 2024 0:01 - di Redazione

All’Oro
Via Giuseppe Pisanelli, 23/25 – 00196 Roma
Telefono: 06/97996907
Sito Internet: www.ristorantealloro.it

Tipologia: ricercata
Prezzi: antipasti 22/42€, primi 39/42€, secondi 42/49€, dolci 26€, menù degustazione 98/180€
Chiusura: Domenica. A pranzo

OFFERTA
Riccardo Di Giacinto è stato sicuramente una delle maggiori promesse della cucina creativa a Roma, introducendo alcuni piatti ormai diventati iconici nella loro creatività e giocosità. L’impressione attuale, tuttavia, è che da alcuni anni l’afflato creativo si sia un po’ fermato, rimanendo ancorato a una proposta ormai superata e adattata alle esigenze di un turismo facoltoso, prevalentemente straniero, alla ricerca di effetti speciali. Da qui l’abbassamento di voto dopo la prova di quest’anno, che ha visto come protagonista della nostra cena il percorso “L’oro di All’oro”, il menù degustazione più completo, di nove portate. Abbiamo così iniziato con una serie di discreti appetizers, a cui ha fatto seguito “Fragola e fragolino”, in cui il pesce è stato adagiato su una coulis di frutta, piatto fresco e delicato, con una piacevole punta di acidità data dall’aceto di lamponi. Bella l’idea nel “coniglio, anguilla e carote” con senape e salsa verde, dai toni acidi, ma che rimane più allo stato concettuale che di reale godibilità. Non ci ha per niente soddisfatto, invece, lo zito alla “Nerano”, con zucchine, tonno e zenzero, un piatto pasticciato e troppo salato. Si risale con la rana pescatrice glassata con miele e ventricina, indivia belga e ciliegie, che gioca efficacemente su più registri: dolce, amaro, acido e sapidità marina. Sempre divertente e goloso l’ormai classico riassunto di carbonara, un “evergreen” dai toni spiccatamente sapidi e grassi. A seguire un altro piatto storico, i raviolini di mascarpone con ragù d’anatra e riduzione di vino rosso, con quest’ultima a cercare di compensare i toni forse troppo accentuati di dolcezza, sapidità e grassezza, un piatto che forse ha fatto il suo tempo. Come anche i cappelletti “in brodo asciutto”, ossia con il brodo di carne all’interno, adagiati su una spuma di parmigiano e conditi con zafferano e limone, per un esito troppo sbilanciato su grassezza e sapidità. E alla fine ci è sembrato datato, a maggior ragione in una giornata torrida, persino uno dei piatti più iconici di Riccardo, la divertente rivisitazione del “rocher”, qui di coda alla vaccinara con gelèe di sedano. Come predessert una torta della nonna scomposta in bustina, una provocazione di cui francamente non si sentiva la mancanza e, a chiudere, il tiramisù All’Oro, un altro deja vu, rivisitazione del dolce italiano più amato da italiani e stranieri, in concreto una sfera di meringa che racchiude i diversi ingredienti della ricetta. Caffè finale senza infamia e senza lode.

AMBIENTE
Design contemporaneo per un locale assai poco luminoso quanto modaiolo, con sottofondo da piano bar americano: un “non luogo di lusso”.

SERVIZIO
Assai cortese ma con parecchie pecche, con il paring dei vini non indicato nel menù, i vini non fatti assaggiare ma versati direttamente nel bicchiere e diverse altre piccole imprecisioni non tollerabili in un albergo di questo livello e a questi prezzi.

Recensione a cura di: Roma de La Pecora Nera – ed. 2023 – www.lapecoranera.net

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