Come verranno spesi i soldi del Piano Mattei: energia, salute, scuole, agricoltura. Gli obiettivi
“Scatola vuota”, si ostina a propagandare Repubblica il Piano Mattei. Stampa e Fatto quotidiano titolano sul presunto “gelo” da parte dell’Unione africana. In tv da Lilli Gruber ad Otto e mezzo il solito Massimo Giannini sosteneva che “non si sa bene cosa sia” il piano per l’Africa. Ebbene, le smentite sono facili. Se non bastasse il plauso dell’Unione europea durante il vertice romano Italia-Africa; e se non fossero sufficienti i “fatti concreti” presenti negli accordi ed elencati dalla premier a fin vertice, gli scettici, i menagrami, i gufi potrebbero leggere su molti quotidiani – Messaggero e Corriere in primis – quali sono gli interventi previsti con i 5,5 miliardi che il governo stanzia. Dal sostegno alla produzione di grano e cereali ad Alessandria, in Egitto, alla depurazione delle acque reflue in Tunisia, passando per lo sviluppo della filiera dei biocarburanti già avviata nella Contea di Makueni, in Kenya.
Tutti i progetti del Piano Mattei
Dall’energia all’agricoltura, sono molti i progetti già avviati dalle partecipate italiane su tutte Eni, Enel, Terna o Acea, e quelli in fase di sviluppo secondo sei direttrici individuate da palazzo Chigi: istruzione, sanità, acqua e igiene, agricoltura, energia e infrastrutture.
In Marocco un grande centro di eccellenza per la formazione professionale
Partendo da primo punto – centrale nella visione del governo italiano – in Marocco si realizzerà «un grande centro di eccellenza per la formazione professionale sul tema delle energie rinnovabili». Nel Paese è operativo il complesso solare di Noor Ouarzazate, il più grande progetto solare a concentrazione del mondo con una centrale elettrica da 580 MW. Non solo, ma “Enel ha già investito circa 850 milioni di euro nel Paese dal 2016 per almeno tre diversi progetti; tra fotovoltaico, gas ed eolico”. Il Messaggero ricorda come “nell’intero Continente l’impegno di Enel negli ultimi otto anni è di 2,4 miliardi di euro, per 2,1 GW, tra Zambia, Sudafrica, Algeria ed Etiopia)”.
Istruzione e competenze
Logico che perché tutto funzioni e venga messo a terra servono formazione e competenze. La premier Meloni ha infatti evidenziato le attività formative di Fincantieri già in essere in Ghana e Tunisia. Lanciando anche l’idea di «rafforzare i legami tra il sistema scolastico italiano e quello delle Nazioni africane»: rafforzando gli scambi di studenti e insegnanti; offrendo aggiornamenti ai docenti, ma anche riqualificando gli edifici scolastici: già quest’anno in Tunisia si porrà in essere quest’ultimo aspetto, ha affermato la presidente del Consiglio.
Salute, cure e prevenzione
Un impegno a cui si affianca l’aspetto sanitario, con l’impegno destinato alle strutture ospedaliere, per migliorare «l’accessibilità e la qualità dei servizi primari», specie pediatrici, in Costa d’Avorio. Qui l’ obiettivo — ha spiegato la presidente del Consiglio — è migliorare l’accessibilità e la qualità dei servizi primari: con un’attenzione ai più piccoli, alle loro mamme, alle persone più fragili. Tra le iniziative che verranno messe in cantiere anche lo sviluppo di strategie e sistemi di prevenzione e contenimento delle minacce alla salute: in particolare pandemie e disastri naturali.
Agricoltura e ambiente
Molti interventi sul fronte dell’agricoltura, dell’alimentazione e dell’ambiente. In Algeria ad esempio “si avvierà un progetto di monitoraggio satellitare sui campi coltivati per renderli più efficienti. Passando al Mozambico, «siamo impegnati a costruire un centro agroalimentare che valorizzi le eccellenze e le esportazioni dei prodotti locali» ha spiegato Meloni. In Egitto l’Italia sosterrà, in un’area a 200 chilometri da Alessandria, investimenti in macchinari, sementi, tecnologie e nuovi metodi di coltivazione per la produzione di grano, soia, mais e girasole. Da considerare un progetto fondamentale in un’area tra le più colpite dal blocco dei cereali ucraini nel Mar Nero e dalla destabilizzazione del Mar Rosso. Un progetto simile è stato già avviato a Nabeul, in Tunisia, dove da anni si depurano le acque «non convenzionali» per irrigare un’area di ottomila ettari.
Risanamento delle acque
Il risanamento delle acque è un fronte basilare su cui il Piano Mattei vuole insistere, con in primo piano l’esperienza di Acea, primo operatore idrico nazionale. I progetti pilota riguardano la Repubblica del Congo e l’Etiopia: nel primo Stato l’Italia è impegnata nella «costruzione di pozzi e reti di distribuzione» soprattutto a fini agricoli ed alimentati solo da energie rinnovabili; in Etiopia c’è la volontà di «avviare il recupero ambientale di alcune aree» portando avanti interventi di risanamento delle acque.
Energia, le infrastrutture del Piano Mattei
Il pilastro del Piano è il fronte energetico. Centrale sarà il «nesso clima-energia». Meloni ha ribadito che l’Italia ha le «carte in regola per diventare l’hub naturale di approvvigionamento energetico per l’intera Europa». Per Meloni le nazioni africane devono essere aiutate a «produrre energia sufficiente alle proprie esigenze e ad esportare in Europa la parte in eccesso mettendo insieme due necessità: quella africana di generare ricchezza e quella europea di garantirsi nuove rotte di forniture energetica». L’esempio virtuoso è il Kenya, dove Eni dal 2021 si dedica allo sviluppo della filiera dei biocarburanti; con l’obiettivo di coinvolgere fino a 400mila agricoltori entro il 2027: un modello che si sta estendendo già anche a Mozambico, Congo, Costa d’Avorio e Ruanda. Uno sforzo che inevitabilmente chiama un altro dei punti cardine del piano a cui l’Italia lavora da tempo assieme alla Ue: le infrastrutture di connessione tra i due continenti. In questo caso si va dall’interconnessione elettrica Elmed tra Italia e Tunisia, al SoutH2 Corridor, l’imponente progetto partecipato da Austria, Germania e Italia (con Snam) per la creazione di un’autostrada meridionale di gas e idrogeno.