Il centrodestra resterà unito, anche se c’è chi spera il contrario. Per le regionali la parola d’ordine è riequilibrio
Regionali, si troverà la quadra. Ne è sicuro Francesco Lollobrigida per il quale la parola d’ordine è riequilibrio tra gli alleati. Ma non si tratta solo di risolvere il nodo Sardegna, dove è forte il pressing per un passo indietro dell’uscente Solinas, ma anche di valutare l’impatto di una candidatura di Giorgia Meloni alle europee. Una decisione che la premier non ha preso, anche se se ne parla da settimane.
Se alle elezioni europee Giorgia Meloni si presentasse capolista in tutte le circoscrizioni, Fratelli d’Italia passerebbe dal 28 al 32%: lo certifica un sondaggio realizzato per ‘Porta a Porta’ dall’istituto demoscopico Noto. Un vero e proprio ciclone se paragonato all’effetto Schlein sulle percentuali del Pd, che regalerebbe ai dem un misero 0,5% in più. Gli altri leader del centrodestra hanno già fatto un passo indietro, affermando che non hanno intenzione di candidarsi.
Per quanto riguarda la Lega, anzi, si parla della possibilità di candidare il generale Roberto Vannacci in tutte le circoscrizioni. Salvini punterebbe molto sull’effetto Vannacci, nella speranza che porti un valore aggiunto del 3%. Ciò che non è in discussione in ogni caso, nonostante l’enfatizzazione dei media ostili al governo, è l’unità della coalizione. Lo ripetono tutti, da Donzelli (Fdi) a Romeo (Lega) fino a Barelli (Forza Italia).
Ma mentre per le europee c’è tempo, la partita sulle candidature alle regionali va chiusa al più presto. Per FdI il caso Sardegna è superato e il tema della compensazione – come annota il Corriere – non esiste, dal momento che il Carroccio governa regioni che hanno nel complesso circa 18 milioni di abitanti, tra cui Lombardia e Veneto. Non sarà forse necessario neanche un vertice ad hoc. La premier potrebbe chiudere la partita con un vertice lampo a margine di una riunione di governo.
A Tajani basta intanto che non si tocchi il forzista Vito Bardi in Basilicata, nonostante la tentazione della Lega di metterlo in discussione. D’altra parte, sul fronte dell’opposizione, l’ammuina sul ddl sull’autonomia differenziata (il Senato ha respinto le quattro questioni pregiudiziali al ddl Calderoli presentate da Pd, M5s, Avs e Iv) non avrà altro risultato che compattare il centrodestra. Così come la ventilata ipotesi di una patrimoniale, un tema spendibile in campagna elettorale che il Pd (complice Elsa Fornero) ha servito su un piatto d’argento ai partiti della maggioranza.