Il killer della sparatoria in Iowa non era un fan di Trump: chi ne parla è accusato di omofobia

5 Gen 2024 11:21 - di Laura Ferrari
killer Iowa

“Se il killer dell’Iowa fosse stato un sostenitore di Trump lo avrebbero messo in prima pagina”: sull’account Twitter di Colin Rugg, blogger conservatore Usa, il commento spopola. La prima sparatoria del 2024 è avvenuta a Perry Hig School, nel primo giorno di scuola dopo le vacanze di Natale. L’autore ha ucciso un bambino di 11 anni e ha ferito gravemente altre cinque persone, incluso il preside. Il ragazzo era armato era armato con un fucile a pompa e una pistola di piccolo calibro, e aveva anche pubblicato una serie di post sui social media nel periodo della sparatoria, ha detto Mortvedt, che non ha fornito ulteriori dettagli sul contenuto di tali post. Secondo la Cnn, nel 2023 sono state registrate più di 80 sparatorie nelle scuole – più che in qualsiasi altro anno da quando la testata Usa ha iniziato a tenere traccia nel 2008.

L’anatema woke contro chi fornisce l’identità del killer dell’Iowa

Le motivazioni che hanno spinto Dylan Butler, il killer del liceo dell’Iowa, non sono ancora note. La polizia sta setacciando i social media, dove il ragazzo era apparentemente attivo. Secondo indiscrezioni, Butler ha postato su TikTok poco prima di entrare in azione: lo scatto pubblicato lo ritraeva in quello che sembra essere il bagno della scuola. la foto era accompagnata dal messaggio ‘now we wait’, ora aspettiamo. Butler era uno studente che si qualificava come LGBTQ e si identificava come “gender fluid”. Fosse stato un suprematista bianco o un sostenitore di Donald Trump le preferenze politiche dell’assassino avrebbe avuto un ampio risalto sulla stampa. Stavolta, invece, sulle testate nazionali censura assoluta. La Cnn è stata più paludata e cauta che mai. Il paradosso? La notizia che il giovane non è un sostenitore trumpiano arriva dai siti pro-Lgbt che hanno accusato di “omofobia” i blogger che hanno osato riportare la notizia.

Sarah Kate Ellis, presidente e CEO del movimento Lgbt1+ GLAAD, ha lanciato una dichiarazione incendiaria contro chi ha dato notizie sul killer.  «I media che speculano sull’identità dell’assassino o sul suo sostegno ai diritti LGBTQ invece di concentrarsi sulle persone colpite stanno contribuendo a una narrazione falsa e ampia sulle comunità vulnerabili. Meritiamo tutti di sentirci sicuri quando viviamo le nostre vite e dobbiamo proteggere soprattutto i nostri figli. I media e i leader hanno l’obbligo di umanizzare le vittime e i sopravvissuti durante questo periodo doloroso, di non sensazionalizzare i danni della violenza armata o di portare fama a chi ha sparato».

Insomma, del killer si parla solo quando il profilo è compatibile con la narrazione “politicamente corretta”. Sono i paradossi della comunicazione al tempo della cultura woke.

 

 

 

 

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