Ilaria Salis con le catene? Ci scandalizziamo ma in Italia accadde con Enzo Carra durante “Mani Pulite”

30 Gen 2024 17:11 - di Lucio Meo

Fanno impressione e indignano le immagini di Ilaria Salis che in un’aula turca viene mostrata in catene, al “guinzaglio” della polizia, una scena che ha indotto il governo italiano a convocare l’ambasciatore turco per chiedere chiarimenti urgenti. In realtà, la memoria storica ci deve riportare col pensiero a un’analoga scena di “barbarie” del diritto vissuta in Italia, il 4 marzo del 1993, in piena Tangentopoli, quando l’allora deputato della Dc Enzo Carra, indagato da Antonio Di Pietro, fu condotto dal carcere al tribunale con gli “schiavettoni” ai polsi, pesanti manette con catena il cui uso a tutti apparve inutile e spropositato.

Da Ilaria Salis il ricordo della vergogna italiana di Enzo Carra

Durante l’inchiesta Mani pulite Carra venne ascoltato come persona informata dei fatti dal procuratore Antonio Di Pietro, sulla base delle rivelazioni di Graziano Moro, braccio destro del vicesegretario DC Silvio Lega, il quale sosteneva che Carra gli avesse detto che l’ex Vicepresidente dell’Eno Alberto Grotti andava sostenuto perché aveva pagato alla DC una tangente di 5 miliardi di lire nell’ambito dell’operazione Enimont. Carra negò di avere mai parlato a Moro di questi 5 miliardi, cadendo spesso in contraddizione durante l’interrogatorio, mentre Moro confermò la sua versione arricchendola di particolari: Carra fu incriminato e arrestato per «false o reticenti informazioni rese al pubblico ministero». Il 4 marzo 1993 si verificò l’episodio che fece tanto scalpore. Le foto del suo ingresso in aula suscitarono polemiche e disapprovazione.

“Dovevo comparire davanti ai giudici, ero al pianterreno del Palazzo di Giustizia. Due Carabinieri si apprestavano ad accompagnarmi tenendomi per il braccio, poi arrivò una telefonata. Non seppi mai di chi. Li vedi consultarsi: era arrivato l’ordine di mettermi in ceppi. Dovevo comparire davanti al ‘muro’ delle telecamere e dei fotografi ammanettato, come simbolo della vittoria dei magistrati sulla politica. Ero molto colpito ma rimasi, per fortuna, lucido…”, aveva raccontato Carra – scomparso un anno fa –  in un libro citato dal “Riformista“. “Fu per il pool di Mani Pulite un segnale. Non potevano affondare le persone e umiliarle senza fine. Tornato in cella, vidi alla tv diverse dichiarazioni di tutti gli schieramenti che chiedevano più rispetto”.

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