Insulti a Renzi e sostegno al M5S: i tweet che inguaiano il giudice che dovrà decidere su Degni
Sta suscitando diverse perplessità il fatto che fra i giudici contabili che dovranno valutare azioni disciplinari nei confronti del collega Marcello Degni, autore di alcuni tweet contro il governo, ci sia anche Tommaso Miele, a sua volta finito in anni passati al centro di un caso analogo a quello di Degni: la pubblicazione sui suoi social, in un’altra stagione politica, di attacchi all’ex premier Matteo Renzi, con tanto di dichiarazioni di spiccate simpatie grilline.
Marcello Degni non è un caso isolato: il precedente che ha coinvolto Tommaso Miele
Lo scoop su quei tweet del profilo di Miele così poco orientati alla salvaguardia della terzietà del giudice lo fece Il Foglio nel 2020, quando il nome dell’allora presidente della sezione regionale del Lazio della Corte dei conti iniziò a circolare per la presidenza nazionale dell’organismo. Poi non se ne fece più niente per un passo indietro dello stesso magistrato, che comunque intervistato dallo stesso Foglio negò la paternità dei tweet: “L’account è il mio, ma quei tweet non sono miei. Non è stato un hacker. L’unica cosa che posso dire è che spesso lasciavo l’iPad in giro in ufficio e altri magari parlavano con la mia bocca: utilizzavano il mio profilo per attaccare Renzi”.
I tweet contro Renzi partiti dall’account del presidente aggiunto della Corte dei conti
I tweet in questione, datati tra il 2016 e il 2018 e vergati a detta di Mieli da un’anonima manina, erano di questo tenore: dopo le primarie Pd vinte da Renzi, sull’account di Mieli comparve l’annuncio che “stasera ho deciso per evitare che torni Micron (che proprio non lo reggo) voterò convintamente M5s”; in un’altra occasione il tweet pronosticava “grande vittoria di Renzi (Micron) oggi, grande vittoria M5s domani alle politiche”; in un altro momento si leggeva “italiani in futuro ricordatevi chi è Renzi: arrogante, presuntuoso, prepotente, incapace, bugiardo: che non si accosti più a Palazzo Chigi”; e ancora, in un’altra occasione, “è tornato sulla scena il cazzaro di Rignano sull’Arno. Ancora parla. Ha la faccia come il …”.
“Hater”, “Imparzialità all’italiana”, il “problema toghe (grilline)”: il caso monta
Il Foglio li ha ricordati anche un paio di anni fa, quando Mieli fu indicato a quella funzione di presidente aggiunto della Corte dei conti che oggi lo pone tra coloro che dovranno decidere cosa fare del caso Degni. Pressoché inevitabile, dunque, che la vicenda tornasse in auge, tanto più in un momento in cui il tema della terzietà del giudice alimenta con forza il dibattito politico. Oltre al Foglio, infatti, se ne sono occupate anche altri giornali. “Imparzialità all’italiana”, è la testatina sotto la quale Libero pone l’articolo dedicato alla vicenda e intitolato “«M5s vi seppellirà». Ecco chi è la toga che giudica Degni”. Ancora più duro il titolo del Giornale, che tocca l’argomento anche in un editoriale del direttore Alessandro Sallusti: “Degni sarà giudicato da un altro hater che insultava Renzi sui social”, è il titolo dell’articolo nelle pagine interne, mentre La Verità scrive in prima pagina: “Abbiamo un problema toghe (grilline)”. Tre giorni fa, poi, il Riformista scriveva: “Magistrati haters, i casi di Marcello Degni e Tommaso Miele: quando dalla toga si passa al bar dello Sport”.