“Recensione vera”: la Pedretti non ammise nessuna truffa. “Giallo” sull’autopsia: ferite anche alla gambe
Non aveva ammesso nessuna “truffa” o “inganno” sulla recensione omofoba e razzista. Durante il colloquio di “pochi minuti” con i carabinieri sabato pomeriggio alla caserma a Sant’Angelo Lodigiano, Giovanna Pedretti, la ristoratrice trovata morta domenica dopo il caso della recensione omofoba, aveva “confermato il contenuto della recensione, ma non era in grado di fornire ulteriori dettagli sull’identità del cliente”. Lo chiariscono in una nota i carabinieri di Lodi, che stanno indagando per istigazione al suicidio sulla morte della donna.
Pedretti il pomeriggio precedente alla morte era stata sentita “come potenziale vittima” dai carabinieri di Sant’Angelo Lodigiano, che ipotizzavano un reato di istigazione all’odio per la recensione omofoba e contro i disabili che la ristoratrice su Facebook aveva denunciato di aver ricevuto. E’ stato la mattina successiva a quel colloquio di pochi minuti in caserma, domenica 14 gennaio, quando la donna è stata trovata morta, che “dell’intera vicenda veniva informato direttamente il procuratore della Repubblica”, riferisce la nota dell’Arma.
Giovanna Pedretti, prime indiscrezioni sull’autopsia
Oggi sono trapelate, in un articolo di Repubblica, le prime indiscrezioni sull’autopsia che si sta svolgendo all’istituto di Medicina legale di Pavia sul cadavere di Giovanna Pedretti. “L’ispezione cadaverica pre-autopsia ha evidenziato la presenza di ferite non solo ai polsi e a un braccio, ma anche a una gamba e al collo. Resta da stabilire con l’autopsia la causa esatta del decesso: se dovuta alle ferite, ad annegamento o a assideramento a causa delle acque gelide”.