“La rosa d’Istria”, il film tv sugli esuli prontamente accusato di essere “meloniano”: ma fu scritto 3 anni fa

20 Gen 2024 9:33 - di Giulia Melodia
Rosa d'Istria

Neanche il tempo di finire il photocall che immediate sono scattate le polemiche: perché ci sono titoli – e storie – che hanno il placet dell’intellighenzia e un ideale passepartout mediatico e un lasciapassare culturale e altre che devono – e dovranno? – faticare di più per per presentarsi al pubblico e venir fuori dalle teche impolverate dove una memoria, non ancora pienamente condivisa, le ha relegate sotto polverose coltri di negazioni e occultamenti in nome delle quali quel massacro di italiani è stato a lungo bandito dagli schermi. Dalle aule scolastiche. Dalle menti… È tutto quanto si rinnova – e quanto dimostra ancora una volta – il film tv La rosa dell’Istria (tratto dal romanzo di Graziella Fiorentin Chi ha paura dell’uomo nero?, e diretto da Tiziana Aristarco) che vedremo lunedì 5 febbraio su Raiuno.

La tragedia degli esuli diventa un film tv: “La rosa d’Istria”. Ed è subito polemica

Il perché è presto detto: la fiction Rai racconta la storia dell’esodo dall’Istria dei profughi istriani e dalmati, dal 1943 in poi costretti dai partigiani comunisti di Tito ad abbandonare terra, casa, lavoro, per addentrarsi in una dimensione di dolore e abnegazione, banditi da quelle che erano le loro vite. Costretti a recidere radici e legami, per diventare esuli e cercare di sopravvivere in cerca d’identità e di dignità, nel disperato tentativo di «rimanere italiani». Come ribadisce il produttore Alessandro Centenaro: «In sei, otto anni furono più di 350mila gli istriani e i dalmati che, messi davanti al bivio se restare e diventare jugoslavi, finendo sotto i comunisti. Oppure andarsene e restare italiani e liberi, decisero di abbandonare letteralmente tutto». “Senza peraltro trovare nell’Italia liberata l’accoglienza che si sarebbero aspettati”»…

“La rosa d’Istria”, la produttrice di Rai Fiction replica alle “accuse”

Un’accoglienza mancata che oggi investe anche il ricordo di quel sanguinoso, doloroso capitolo della nostra storia, che le polemiche scatenate a orologeria sulla fiction, rivelano – e approntano – una volta di più. Una criticità emblematizzata dalle recriminazioni prontamente tradotte in accuse pretestuose quanto veementi, indirizzate alla direttrice di Rai Fiction, Maria Pia Ammirati, di pronto ossequio al “nuovo corso” della cosiddetta Tele Meloni, punteggiano il racconto del lancio del titolo in programma nei prossimi giorni. E non da oggi.

La produttrice di Rai Fiction: «Manca una memoria condivisa

Polemiche a cui, come sottolinea Il Giornale in edicola oggi, la direttrice di Rai Fiction ha replicato con nettezza, asserendo prima:  «La rosa dell’Istria è stato progettato e scritto tre anni fa, un anno e mezzo prima dell’arrivo di questo governo – ripete per l’ennesima volta, sospirando, la Ammirati –. Escludo quindi categoricamente che si sia pensato a chissà quale “altra narrazione”». E ammettendo poi: «Certamente, il fatto che in questo film il punto di vista storico sia opposto a quello comunemente accettato (per dirne una: i partigiani rossi fanno tutt’altro che la figura degli eroi) è una novità».

«Il principio che guida Rai Fiction nella scelta dei soggetti è: illuminare tutti gli aspetti della memoria di questo Paese»

Ma, rileva poi a stretto giro: «Il principio che guida Rai Fiction nella scelta dei soggetti è: illuminare tutti gli aspetti della memoria di questo Paese. A maggior ragione quando si tratta di storie poco raccontate come questa. L’Italia non ha ancora una memoria condivisa. Ma quando potrà mai averla, se non si parla di tutti, piuttosto che di una parte sola?».

Non solo “La rosa d’Istria”: il precedente di “Rosso Istria

Un copione già scritto, quello delle reazioni al progetto – peraltro datato – che abbiamo visto e registrato già qualche anno fa in occasione dell’uscita di Rosso Istria del regista Maximiliano Hernando Bruno, il film sul massacro degli esuli istriano-dalmati, vittime dell’odio ideologico e razziale, coperto a lungo dall’incancrenito ri-sentimento anti-italiano della sinistra nostrana, incentrato sulla figura di Norma Cossetto: la studentessa giovane studentessa istriana, barbaramente violentata, uccisa e gettata in una foiba dai partigiani titini. Anche in quel caso si scatenarono virulente prese di posizione, polemiche e accuse infondate. Ma non ci si abitua mai…

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