L’agenda del premier non può dettarla l’opposizione: ecco perché la Schlein va a sbattere

11 Gen 2024 10:40 - di Carmelo Briguglio
Schlein opposizione premier

Poi mi spiegate quest’idea che il Primo ministro abbia l’obbligo di parlare sempre, su tutti e su tutto; soprattutto quando glielo “ordina” l’opposizione. A maggior ragione – più che legittimo nel “game” politico – quando lo fa soltanto per mettere in difficoltà il governo; in quale Nazione europea accade ? In quale democrazia stabilizzata l’agenda del premier la detta la minoranza col suo bozzo di idee e visioni che non ha passato l’esame del popolo sovrano ? Silenzi o astensioni dal dire non sono attentati alle libertà: sono parte del gioco dialettico tra le parti in causa. Dopo di che ognuno si gestisce la sua mano di gioco.

Silenzi? A proposito del mutismo di Schlein e Conte su giudice Degni

Il mutismo con cui Schlein e Conte hanno coperto l’indegno attacco politico del giudice Degni al governo – spia di un sentiment circolante nelle superiori Corti: ecco qua un pezzo di “poteri” che vorrebbero dare le carte – non sono quotidiano della comunicazione politica ? Non c’è stato un fitto azzittarsi ? Niuno parlò dal Nazareno e dal M5S salvo – nessuno lo sa, perché lo ha detto in un orecchio, al solo direttore del Foglio, Cerasa: le “esternazioni del magistrato sono semplicemente inaccettabili” – il gentile Gentiloni, per pararsi dall’avere voluto lui quel magistrato. Su Acca Larentia, Meloni ha fatto parlare due portavoce che contano: Donzelli e Rampelli, hanno preso le distanze dai “cani sciolti”, i quali – lo sanno tutti – ripetono ogni anno la manifestazione con i saluti romani nell’indifferenza di tutti i governi. Se la vedrà la magistratura. Che farebbe bene soprattutto a riaprire il caso di quei ragazzi di destra che ad Acca Larentia furono barbaramente assassinati da autori ancora impuniti. Ma chi la politica la fa seriamente o la studia, o ambedue le cose, sa che gruppi oltranzisti “di destra” alla destra della destra parlamentare, ci sono sempre stati; e credo ci saranno.

La tradizione della destra: Meloni condannò l’attacco alla Cgil

Ed é nella tradizione della destra italiana essere assediata, attaccata, combattuta da gruppi extraparlamentari, per non dire da formazioni contigue al terrorismo o coincidenti con esso. Almirante – che per gli gli ultras era un traditore – arrivò a denunciare, negli anni di piombo, fatti e persone dell’estrema destra nella convinzione che fossero il nemico principale per un partito che partecipava alle elezioni e alla fisiologia istituzionale. E che puntava a diventare domani destra di governo. Per non dire che c’era chi aveva compreso che, in quella strategia della tensione, Rossi e Neri erano pedine mosse da apparati deviati dello Stato. Suvvia, macché silenzio: la leader di FdI, non ancora premier, tre anni fa, condannò senza “se” e senza “ma” l’attacco dei capi del Fronte nazionale alla sede della Cgil ? Basta e avanza. Perché la tradizione quella é: il rigore di quella tradizione ha consentito alla destra, nel suo lungo viaggio nella democrazia italiana, di arrivare a Palazzo Chigi. Forse va spiegato alla segretaria del Pd, che le braccia tese di Acca Larentia non c’è alcun modo di scaricarle sulla Meloni: é inutile e controproducente battere la testa su un “muro” costruito da decenni.

La sinistra chiede alla destra di fare ciò che non volle fare mai

Della quale vicenda, dopo che é stato detto tutto, mi interessa una seconda riflessione “altra”, più di filigrana: ma perché la sinistra chiede sempre alla destra di fare ciò che essa non fece o non volle mai fare? Perché la Schlein chiede al governo Meloni di “sciogliere i gruppi neofascisti”, mai sciolti dai governi Letta, Renzi, Gentiloni, Conte 1 e 2, Draghi ? É stato facile per Piantedosi replicare alla Schlein che “governi, anche sostenuti dalla parte politica degli onorevoli interroganti, non hanno mai adottato iniziative in tal senso”.

Ma questa bizzarria di incaricare gli avversari di surrogare se stessi non riguarda solo i dimostranti con la mano tesa, mai perseguiti dagli esecutivi guidati o partecipati dai dem: il volere dagli altri ciò che non fecero loro, potendolo fare, é un “male oscuro” che ritorna periodicamente; é una malìa dalla quale il mondo progressista non riesce a guarire. Vale per i saluti romani, come per il salario minimo; per non parlare del testacoda sull’abrogazione dell’abuso d’ufficio a cui plaudono i sindaci del Pd, che il loro partito non volle o poté mai fare. Ascoltate Beppe Sala, please: “il Pd ha partecipato a gran parte degli ultimi governi e la riforma non è mai stata attuata”. Già.

Il passato che non passa: Elly Schlein vuole strappare le pagine di governo del Pd

É difficile risalire alle ragioni di questa condotta; sembra fatta apposta per contraddire i principi liberali, la regola aurea che nel discorso pubblico siano filtrati “tutti quegli elementi che dal mio punto di vista non sono adatti ad essere accettati da tutte le persone ragionevoli”, insegna Habermas spiegando Rawls, maître à penser che “di là” dovrebbero mantenere qualche credito, no ? Vabbè, lasciamo perdere la filosofia e scendiamo alla batracomiomachia politicante, che più vi piace.
Ragioniamo: quello di Elly é un tentativo di liberarsi del proprio passato di governo ? É una delegittimazione della storia collettiva precedente, ciò che vuole portare avanti ? É la dottrina woke e la furia cancel che si rovescia all’interno e liquida azioni e inazioni dei trascorsi dem ? É l’inverarsi piccolo piccolo di Borges, che racconta quell’imperatore cinese il quale dispose “la rigorosa abolizione della storia, cioè del passato”.

Il disastro parlamentare non agita la Schlein?

Comunque sia, il quotidiano incidere le carni di Franceschini, Guerini, Orlando che, secondo lei, non fecero il proprio dovere quando si beavano sui sogli ministeriali, non so dove la porterà. Il disastro parlamentare del Pd in frammenti sull’Ucraina non é un segnale sufficiente a metterla in agitazione ? Mi chiedo pure: cosa si inventerà la leader dem quando si confronterà con la Meloni (a proposito, per me é un eccesso di generosità dire sì al dibattito in tv: chi é in vantaggio non lo concede mai)? Farà lo strappo definitivo da quel passato che non passa ? Dirà che quei governi furono una “parentesi” ? Lunga un decennio ? Sosterrà che lei non c’era ? Butterà al mare i suoi vecchi generali e si lancerà senza salvagente nel mare in burrasca delle Europee ? Ci vediamo dopo.

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