L’intervista. Lupi: dal Pd non me l’aspettavo, non si fa campagna elettorale sulla pelle della Rai
Maurizio Lupi giudica da “teatro dell’assurdo” il sit in di protesta sotto la Rai annunciato da Elly Schlein per il prossimo 7 febbraio. “Fare campagna elettorale sulla pelle della Rai è una scelta negativa – afferma – così si delegittima la maggiore industria culturale del Paese. E lo si fa senza alcun dato oggettivo. Questo è un modo sbagliato per far avere più spazio al partito democratico”.
Ma il Pd in Rai ha poco spazio?
Ma guardi, basta vedere i dati. E poi c’è la commissione vigilanza dove abbiamo fatto un ottimo lavoro sul contratto di servizio. Quella è la sede per discutere questi argomenti. Ma un sit in sotto la sede Rai. Ma andiamo… non siamo nel regime cinese o sovietico o in una dittatura sudamericana.
Perché fa scandalo un sit in sotto la Rai?
Ma perché la Rai è un’istituzione. Guardi io non sono uno che dice: quando c’era il Pd faceva questo o quello… io penso che tutti insieme dobbiamo sostenere la Rai come istituzione. E sono sbalordito per il fatto che il Pd non lo capisca e si metta a fare queste mobilitazioni che non sono all’altezza della tradizione dei democratici italiani.
Schlein dice che la Rai non è abbastanza plurale…
Allora: la riforma della Rai, con l’attuale assetto, l’ha voluta il Pd quando era segretario Matteo Renzi (nel 2015). Capisco che ora l’attuale segretaria vuole sconfessare il suo predecessore Matteo Renzi ma resta il fatto che fu l’allora leader del Pd a riformare la Rai. Se non va più bene si facciano proposte anziché sit in.
Il Pd protesta per un servizio del Tg1 sui giovani di destra al Verano.
Un singolo episodio. Un servizio durato 35 secondi. Non si può fare un sit in per questo. Se ogni giorno ci fosse un servizio sui giovani di destra avrebbero ragione ma siccome così non è…
Poi protestano perché il Tg1 ha aperto dando notizia di un provvedimento del governo sugli anziani.
Mi sembra una contraddizione. Il Pd fa una battaglia sul pluralismo e vuole dettare la scaletta giornalistica a un direttore di telegiornale? Io mai e poi mai mi sognerei di chiamare un direttore per dirgli come aprire il proprio tg. Suggerirei agli amici del Pd di non infilarsi in quel vicolo stretto. Sarebbe molto pericoloso perché chi decide la rilevanza di una notizia rispetto a un’altra è il direttore che se ne assume la responsabilità. Quindi questo esempio non vuol dire nulla, non è certo il segno di una mancanza di pluralismo. E poi quante volte i tg hanno aperto con un provvedimento del governo quando a Palazzo Chigi c’era un premier del Pd?
Il Pd difende anche Repubblica dalle critiche di Giorgia Meloni e trova che queste critiche siano un attacco alla libertà di stampa. Concorda?
Ma scusi, se il premier critica Repubblica, che è una risorsa e che arricchisce il pluralismo dell’informazione, è un attacco alla libertà di stampa e invece se Schlein critica il direttore del Tg1 non è un attacco alla libertà di stampa? Non possiamo usare due pesi e due misure. Io piuttosto con gli amici del Pd vorrei fare un altro ragionamento: che differenza c’è, per esempio, tra giornalismo di inchiesta e giornalismo a tesi?
Sta pensando a Report?
Sto pensando a Report che peraltro in Rai ha un suo spazio e fa il suo lavoro con professionalità. Ma la domanda è cruciale: possiamo considerare il giornalismo a tesi un giornalismo di inchiesta? Vorrei che qualcuno nel Pd mi rispondesse.