Meloni da Porro: “Il caso De Fusco? Non ha la tessera del Pd, questo è lo scandalo…”
Politica estera, sfide economiche, Piano Mattei, intelligenza artificiale, stato di salute del centrodestra con le opposizioni in trincea. La candidatura alle europee: “50% di possibilità che mi candidi”. E, neanche a dirlo, il polverone sul Teatro di Roma scatenato dalla sinistra sulla nomina del direttore Luca De Fusco. È un’intervista a tutto tondo quella di Giorgia Meloni a Quarta Repubblica, la prima dell’anno nuovo. “Io non ho nominato nessuno, neanche lo sapevo francamente. C’è un Cda che per legge nomina il direttore del Teatro di Roma. Ed è stato nominata una persona che ha, da quello che io apprendo, un curriculum di ferro sul piano culturale della competenza”, dice la premier incalzata da Nicola Porro. E ancora: l’amichettismo Pd è finito. L’Italia “è una Nazione nella quale vige l’amichettismo, ci sono circoli di amichettisti e c’è un indotto. Ma quel tempo è finito, come è finito il tempo in cui, per arrivare da qualche parte, dovevi avere la tessera di partito. Le carte ora le do io, o meglio le danno gli italiani. Questo è il tempo del merito”.
Meloni: lo scandalo è che De Fusco non ha la tessera del Pd
“Non ha tessere di partito – dice di De Fusco – non ha la tessera di Fratelli d’Italia, ma lo scandalo è che non ha la tessera del Pd… “. Pratica archiviata, dunque. Il tempo delle lottizzazioni è finito, taglia corto. “Nei posti ci vanno le persone che hanno le competenze, non serve più avere la tessera del partito democratico”. I riflettori si spostano poi sulla missione targata Ue in Mar Rosso alla quale partecipa anche l’Italia, necessaria dopo gli attacchi Houthi che minacciano la navigabilità. “Una missione – spiega Meloni – prevalentemente di politica di difesa. Sappiamo cosa sta accadendo nel Mar Rosso. Da lì transita il 15% del commercio mondiale. Impedire il passaggio dei prodotti da lì significa un aumento dei prezzi spropositato. Quindi noi non possiamo accettare la minaccia che proviene dagli Houthi nel Mar Rosso. L’Italia ha sempre sostenuto la difesa della libertà di navigazione, lo facciamo nell’ambito delle nostre normative”. Nessuno scandalo, nessuna forzatura procedurale. “Per la missione europea di difesa – chiarisce Meloni a Quarta Repubblica – non dobbiamo passare in Parlamento. Per quella di iniziativa statunitense sì. Avrebbe significato un passaggio parlamentare. Ma l’Italia c’è, è seria e si assume le sue responsabilità”.
Con la Ferragni nessuno scontro, un caso inventato
Anche sul presunto diverbio con Chiara Ferragni, la verità è semplice e basta andarsi a rileggere le parole pronunciate da Meloni che hanno scatenato la sinistra nella difesa a oltranza dell’influencer per la presunta lesa maestà. “Mi è dispiaciuto che le mie parole siano state lette come uno scontro”, spiega Meloni. “Io stavo dicendo una cosa in realtà in positivo verso le persone che producono un’eccellenza, che noi vediamo attraverso gli influencer. E diamo più peso a chi la ‘indossa’, rispetto a chi la produce”. È la sinistra, anche lì che si è sbracciata, prosegue la premier con l’ironia che non le manca. “Manco avessi attaccato Che Guevara, come ho detto nella conferenza di fine anno. Sono loro che hanno creato il caso io non volevo creare un caso”.
TeleMeloni? Mi viene da ridere, non fatemi la morale
TeleMeloni? “Che si venga a fare la morale a me che sono stata presidente di un partito politico che, per la prima e unica volta nella storia della Rai, è stato l’unico partito di opposizione non esisteva nel Consiglio di amministrazione. Se fosse accaduto alla sinistra sarebbero arrivati i caschi blu dell’Onu. Vi prego lezioni non me ne venite a fare”. Ironica, ma seria, anche sul dossier che riguarda Marcello Degni, il magistrato della Corte dei Conti nominato dall’ex premier Paolo Gentiloni, che si era augurato che l’Italia non riuscisse ad approvare la manovra di bilancio in tempo. “A me mi chiedono conto di quello che faceva Mussolini, a loro non gli puoi chiedere conto di quello che faceva il Pd un anno fa?”.
Privatizzazioni, nessuna lezione da chi ha svenduto la Fiat
Anche sulle privatizzazione nessuna lezione dalle sinistre, né da Repubblica, che oggi titola ‘L’Italia è in vendita’. “Che quest’accusa mi arrivi dal giornale di proprietà di quelli che hanno preso la Fiat e ceduto ai francesi, hanno messo in vendita i siti delle nostre storiche aziende italiane, non so se il titolo fosse un’autobiografia… Però le lezioni di tutela dell’italianità da questi pulpiti anche no”.
“Nego categoricamente di aver litigato con Salvini”
Meloni non si sottrae alle domande sullo stato di salute del centrodestra che una certa stampa, megafono delle opposizioni, fotografa come diviso e addirittura ‘rissoso’. L’ultima notizia che lascia incredula la leaderdi FdI riguarda una presunta lite con Matteo Salvini, che oggi tiene banco sui giornali. “Nego categoricamente di aver litigato con Salvini sul piano Mattei. E francamente sono un po’ imbarazzata perché secondo me non si possono inventare le notizie di sana pianta”.
Intelligenza artificiale, sono più vicina a Musk
Non poteva mancare un passaggio sull’intelligenza artificiale. “Io sono più vicina alla posizione di Musk, grandissimo conoscitore del tema, e persona che dice ‘signori attenzione’. “Nel senso che sicuramente può generare grandi opportunità, ma secondo me genera anche potenziali enormi rischi. Non scioglie il nodo sulla candidatura alle europee e invita opinionisti e giornalisti a occuparsi anche di altro.
Candidata alle europee? Non ho ancora deciso
“Quante possibilità ci sono che io mi candidi? Al 50%, ma veramente solo questo vi interessa… Non ho deciso, penso che deciderò all’ultimo, quando si formano le liste. Si figuri se non considero importante misurarmi con il consenso dei cittadini, perché quello è l’unico elemento che conta per me. Non è una presa in giro”. Nessuna truffa agli elettori come certa sinistra insinua da settimane. “I cittadini che dovessero votare per una Meloni che si candida in Europa sanno che non ci va. Ciò non toglie che se voglio confermare o non confermare un consenso, anche quella è democrazia”.