Niente politica a Sanremo. Ma guarda caso Ghali canterà “sono un italiano, un italiano vero”…
“Non saranno gli altri a togliermi la voce e a fermarmi dal dire ciò che penso. Ma se la voce degli altri non racconta la mia realtà, allora quella voce sarò io». Il rapper Ghali, in un’intervista sul New York Times, qualche tempo fa aveva annunciato che si sarebbe fatto portavoce dell’accoglienza degli immigrati, anche in Italia, forte delle sue origine, famiglia tunisina di migranti, di stanza nella periferia milanese. Alla faccia degli annunci di Amadeus sulla “apoliticizzazione” del festival di Sanremo (ora che c’è il governo di centrodestra, a differenza del passato…) qualcosa di politico, dunque, ci sarà al festival di Sanremo.
Al festival di Sanremo nulla di politico, tranne Ghali e i migranti
A parte il brano di D’Amico, in gara con la retorica sui migranti da salvare (e non degli scafisti da arrestare…), anche il rapper Ghali, nella sua cover (accompagnato da un noto producer tunisino) lancerà messaggi forti, cantando “L’Italiano” di Toto Cotugno, quello di “sono un italiano, un italiano vero”. Che Ghali sia italiano, non c’è dubbio e non c’è nulla da dire, che la sua cover possa trasformarsi in slogan politica per gli immigrati di seconda generazione, qualche dubbio, maliziosamente, viene.
Del resto, come aveva spiegato lo stesso Ghali, nell’intervista al NYT, “ho dato finalmente voce a una comunità che non ha mai avuto una rappresentanza politica, sociale, religiosa e nemmeno linguistica, grazie anche ai riferimenti culturali comuni a molti giovani di seconda generazione, l’innovativa miscelazione – o addirittura “contaminazione” – della lingua italiana con l’arabo, il francese, lo spagnolo e l’inglese, creando un territorio di rivendicazione linguistica per coloro che , come me, si sentono esclusi dai diritti di cittadinanza e di integrazione”.
Gli slogan del rapper contro il governo Meloni
Del resto, Ghali, sul tema degli italiani “cattivi” con gli immigrati, per colpa del loro governo, s’intende, si era espresso più volte in passato, come quando attaccò la Meloni per gli accordi con la Libia, esprimendo la propria frustrazione riguardo al fatto che parte delle tasse pagate dai cittadini italiani venisse utilizzata per finanziare queste guardie costiere che causano tali atrocità. Il rapper di origine tunisina, del resto non ha mai nascosto di finanziare le Ong, con altri artisti di sinistra. Niente politica al festival di Sanremo, dunque. Ma lasciateli cantare – con la chitarra in mano – se parlano di cose “politicamente corrette”, a sinistra.