Patriarcato e femminicidi: rileggete Pirandello per una lezione di sorprendente attualità

28 Gen 2024 12:26 - di Mario Campanella
Pirandello

Bisogna riscoprire Pirandello per capire cos’è stato il patriarcato e fare una demarcazione netta e precisa con un presente assai diverso e complesso. Se l’ondata di femminicidi ha dato la stura a una lettura antropologica che attribuirebbe la sopraffazione al patriarcato (e non invece al narcisismo dilagante) il grande drammaturgo siciliano fornisce profeticamente la risposta.
Lo fa con la novella, La Verità, nella quale ( a inizio novecento..) tutto ruota intorno a Saru Argentu, detto Tararà, contadino e “cornuto” di vulgata, che viene processato per l’assassino della moglie adultera.

La novella di Pirandello meglio di un saggio di sociologia

Tararà, come gran parte dei personaggi pirandelliani, viene sottovalutato e deriso ma ha una sorta di saggezza intrinseca. Egli spiegherà di non avere ucciso la moglie perché si sentiva leso nell’onore dalla relazione che ella aveva con il cav Florica, signorotto del paesino.
Anzi, tollerava il tradimento senza problemi fino a quando, però, la signora Florica non rese pubblica la relazione.
A quel punto Tararà fu costretto ad uccidere la moglie perché doveva difendere l’immagine pubblica.
Com’è noto a chi ha letto la novella questa assurda confessione costerà ad Argentu una condanna molto più cruenta del delitto d’onore (tredici anni di carcere).
Pirandello nella sua grandezza anche qui descrive la sottigliezza dei personaggi e la complessità di ogni forma caratteriale con le contraddizioni che fanno parte di ogni individuo.
Nella rappresentazione di una realtà fatta di convenzioni Pirandello mostra realmente cosa sia il Patriarcato. La persistenza di un quadro di convenzioni e di ortodossie che non consentono l’emersione di una libera reciprocità.
Lo fa in una dimensione secolare diversa e in Sicilia.
Mentre oggi servirebbe Dostoevskij a spiegare le ragioni di un senso del possesso che non ha un imprinting culturale.

Le differenze tra la società dipinta dal premio Nobel e quella attuale

E che, oltre i femminicidi, riguarda tantissime donne come parte proattiva. Se è vero che gli omicidi compiuti dalle donne sono rarissimi non è raro che la presa narcisistica caratterizzi tante dinamiche relazionali nelle quali l’elemento del femminile si trasforma in una possessività senza barriere.
La diatesi tra esistenza e apparenza che il premio Nobel agrigentino descrive nella novella è la funzione del patriarcato come deterrenza sociale.
Il presente è la constatazione di una diffusione narcisistica che impegna precocemente le relazioni. E che è tutta un’altra cosa.
È l’emersione di un Io preponderante che non ha sublimazioni ideali e che tende semplicemente all’affermazione del Sé.
Può essere una lettura diversa di una realtà che ci trova di fronte a costellazioni personali senza alcun collante. Non più l’obbligo sociale di Pirandello ma una banale e perfida affermazione individuale.

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