In un docufilm a lui dedicato Rombo di Tuono, così secondo l’appellativo coniato da Gianni Brera, aveva parlato del suo avversario più temibile: la depressione («un problema di testa con cui ho imparato a convivere. Mai del tutto, perché quando si rifà vivo rimane un brutto avversario da affrontare»), conosciuta presto («nella sua forma peggiore»), intorno ai 30 anni: «Quando sono uscito per sempre dal campo, dal sogno che si era avverato e aveva tenuto lontani, entro certi limiti, i fantasmi notturni, ho dovuto cominciare a fare i conti, fino a lì sempre rimandati, con quella parola. Depressione. Che fatico persino a pronunciare, perché significa farmi del male».