Processo per genocidio contro Israele, Tel Aviv: “Una delle più grandi esibizioni di ipocrisia della storia”

11 Gen 2024 17:46 - di Natalia Delfino
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Il Sudafrica “sta funzionando come braccio legale di Hamas“. A dirlo è stato il portavoce del ministero degli Esteri israeliano, Lior Haiat, in merito al processo per genocidio nei confronti di Israele, che si è aperto oggi di fronte alla Corte internazionale di Giustizia dell’Aja (Cig). L’azione è stata promossa dal Sudafrica con una denuncia nella quale si chiedono anche “misure provvisorie” urgenti “per proteggere da ulteriori, gravi e irreparabili danni ai diritti del popolo palestinese derivanti dalla Convenzione sul genocidio, che continua ad essere violata impunemente”. Il procedimento, ha commentato ancora il rappresentante di Tel Aviv, è “una delle più grandi esibizioni di ipocrisia della storia”.

Israele: “Il Sudafrica ignora quello che ha fatto Hamas”

Haiat, infatti, ha accusato il Sudafrica di “ignorare il fatto che i terroristi di Hamas si sono infiltrati in Israele, hanno assassinato, giustiziato, massacrato, violentato e rapito cittadini israeliani, solo perché erano israeliani, nel tentativo di compiere un genocidio”. Pretoria, ha aggiunto il rappresentante del governo israeliano, “cerca di consentire ad Hamas di tornare a commettere i crimini di guerra, i crimini contro l’umanità ed i crimini sessuali commessi ripetutamente il 7 ottobre”.

Netanyahu: “Israele combatte contro i terroristi di Hamas, non contro la popolazione palestinese”

Il premier Benjamin Netanyahu in un video rilasciato la notte scorsa ha voluto “chiarire alcuni punti: Israele non ha intenzione di occupare in modo permanente Gaza o di spostare la sua popolazione civile”. “Israele – ha aggiunto – sta combattendo i terroristi di Hamas, non la popolazione palestinese e lo stiamo facendo nella piena conformità con la legge internazionale”. “Il nostro obiettivo – ha quindi chiarito Netanyahu – è liberare Gaza dai terroristi di Hamas e di riavere i nostri ostaggi. Una volta raggiunto tale obiettivo, Gaza potrà essere demilitarizzata e deradicalizzata, creando così la possibilità di un futuro migliore sia per Israele sia per i palestinesi”.

Come si svolge il processo per genocidio contro Israele e cosa aspettarsi

Il processo di fronte alla Cig, che si occupa di dirimere le controversie tra Stati e non va confusa con la Corte penale internazionale (Cpi, anch’essa con sede all’Aja, ma che si occupa dei crimini individuali), si è aperto tra manifestazioni contrapposte pro-Israele e pro-palestinesi e prevede subito una prima sfida tra accusa e difesa. Oggi è toccato al Sudafrica, rappresentata dall’avvocata Adila Hassim, esporre la propria tesi davanti ai 15 giudici eletti dall’Assemblea Generale e dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu; domani invece sarà la volta della difesa di Israele. Il tempo a disposizione di ogni team legale è di circa tre ore.

I casi di genocidio, notoriamente difficili da dimostrare, possono richiedere anni per essere risolti, ma il Sudafrica ha chiesto alla Corte anche di attuare rapidamente “misure provvisorie” e di “ordinare a Israele di cessare di uccidere e di causare gravi danni mentali e fisici al popolo palestinese a Gaza”. La dichiarazione sudafricana afferma inoltre che Israele dovrebbe cessare di infliggere deliberatamente condizioni calcolate per provocare la distruzione dei palestinesi come gruppo, ricevere l’ordine di prevenire e punire l’incitamento al genocidio, come previsto dalla Convenzione contro il genocidio di cui fanno parte sia Tel Aviv sia Pretoria, e fermare le restrizioni sugli aiuti e le direttive di evacuazione.

Secondo alcuni giuristi, nel giro di alcune settimane la Cig potrebbe decidere misure cautelari, chiedendo genericamente di fermare il conflitto e poi decidere nel merito. Inoltre potrebbe sostenere che i comportamenti di Israele rischiano di configurare un atto di genocidio ad opera dello Stato. Ma perché uno Stato venga ritenuto responsabile di un atto di genocidio o un individuo responsabile del corrispondente crimine, infatti, non bastano gli atti, che sono l’elemento oggettivo del genocidio – uccisioni, torture, ma anche le condizioni invivibili imposte ai palestinesi di Gaza. È fondamentale dimostrare l’elemento soggettivo, il cosiddetto “dolus specialis”, ovvero l’intento della “distruzione totale o parziale di un gruppo nazionale, razziale, etnico o religioso”, come recita la Convenzione. Il verdetto della Cig sarà definitivo e non potrà essere appellato, tuttavia, la Corte non ha gli strumenti per far rispettare le sue decisioni: una sentenza sfavorevole sarebbe dannosa per Israele solo a livello di reputazione e costituirebbe un precedente legale.

L’ex premier Bennett: “Il procedimento dell’Aja è il caso Deyfus del 21esimo secolo”

Israele, che proprio oggi ha messo in rete un sito con le immagini delle violenze perpetrate dai miliziani di Hamas il 7 ottobre, rifiuta categoricamente le accuse: quando è stata presentata la richiesta, Tel Aviv ha reagito definendola “priva di fondamento” e una “diffamazione”, ribadendo di agire per legittima difesa, per proteggere gli israeliani distruggendo Hamas. Posizione ribadita poi dallo stesso Netanyahu nel suo video di “chiarimenti”. Sul caso è intervenuto anche l’ex premier israeliano, Naftali Bennett: “Il procedimento dell’Aja è l’affare Dreyfus del 21esimo secolo. Uno spettacolo di ipocrisia, antisemitismo e vergogna. È stato Hamas che il 7 ottobre, senza motivo, ha attaccato, bruciato, ucciso e violentato gli israeliani, ma è Israele ad essere accusato. Vergogna a coloro che prendono parte a questa farsa”, ha scritto su X.

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