Purghe staliniane nel Pd, la rabbia della Bigon: “Assurdo”. Schlein mollata anche da Smeriglio
“Forse come Pd dovremmo parlare dei 25 voti mancati a Luca Zaia, più che della mia astensione”. L’incipit dell’intervista di questa mattina concessa da Anna Maria Bigon alla “Verità“, spiega bene l’intera vicenda, surreale, che da alcuni giorni agita il Pd di Elly Schlein. La Bigon, consigliere regionale del Veneto, aveva avuto il grave torto di astenersi rispetto al voto a favore del gruppo Dem sul suicidio medicalmente assistito, contribuendo alla bocciatura della proposta di legge di iniziativa popolare appoggiata dal governatore Zaia. Conseguenze immediate? Destituita dall’incarico di vicesegretario del Pd veronese, messa alla gogna mediatica dall’intero partito, con la pesante accusa accusata dalla segretaria del suo partito, Elly Schlein, di avere procurato una «ferita» al Pd.
Il Pd alle prese con la cacciata della Bigon e l’addio di Smeriglio
Nelle stesse ore del caso-Bigon, però, arriva anche un altro clamoroso strappo nel Pd, quello dell’europarlamentare laaziale Massimiliano Smeriglio, che lascia la delegazione Dem a Bruxelles. “Una scelta sofferta”, spiega l’eurodeputato in una lunga lettera in cui sottolinea il “dispiacere grande dover abbandonare amicizie e affetti nonostante, a volte, posizionamenti politici molto distanti”. Poi, però, attacca una “direzione politica chiusa e incerta” e accusa la logica miope che muove il partito sul territorio. Smeriglio non è proprio l’ultimo arrivato nel Pd. Romano, scrittore, professore universitario associato Facoltà di Scienze della Formazione, coordinatore della Commissione per la cultura e l’istruzione del Parlamento Europeo, è stato anche vicepresidente della regione Lazio dal 23 marzo 2013 al 18 aprile 2019 e deputato per due legislature.
L’eretica che si è astenuta sulla legge del fine vita
La Bigon, fedelissima di Delrio, pezzo pesante del Pd, è invece dal 2019 è consigliere regionale del Veneto, mentre la nomina a vicesegretario provinciale del Pd veronese era arrivata un anno fa, prima di essere rimossa: “Prendo atto della decisione, vado avanti con le battaglie che ho sempre fatto. Sono nel Pd non per avere l’incarico di vicesegretario, ma per i principi e valori che lo statuto sancisce e che vorrei fossero riconosciuti. Non voglio parlare dell’amarezza, ma della soddisfazione per la tanta solidarietà che ho ricevuto: credo che buona parte del partito ritenga che abbia fatto bene a votare secondo coscienza“. Poi, alla Verità, spiega ancora: “Il progetto di legge prevedeva di uniformare tempi e procedure tra le varie Ulss, ma non si parlava di accesso alle cure palliative, che vanno potenziate, come afferma la stessa sentenza della Corte costituzionale. Invece è fondamentale, perché solo in questo modo si possono abbassare le richieste di suicidio assistito di persone con dolori inauditi, ma senza disponibilità economica per avere il sostegno totale e che non vogliono gravare sui loro familiari”.