Sanremo apolitico? Non a sinistra. D’amico parla di migranti e non di scafisti, Repubblica lo “arruola” contro Meloni
“Sta arrivando, sta arrivando l’onda alta, stiamo fermi e non si parla e non si salta… siamo più dei salvagenti sulla barca, sta arrivando sta arrivando l’onda alta, non ci resta che pregare finché passa…”. Il testo della canzone che Dargen D’Amico ha portato al festival di Sanremo è ancora misterioso, se non per qualche frase, ma già di capisce che aria tira: si parla di migranti cercando il facile applauso da chi teorizza che la loro salvezza siano le porte aperte. E oggi l’intervista a “Repubblica” dell’autore del brano “Onda alta“, Dargen D’Amico, conferma che quel tema, che potrebbe perfino essere bipartisan, sarà utilizzato per la solita lagna contro il governo di destra cattivo e cinico… D’Amico, statene certe, se non vincerò Sanremo, certamente ci andrà vicino, magari con un bel premio della critica per quel testo che parla delle tragedie del mare senza mai nominare i veri responsabili, i trafficanti di esseri umani, gli scafisti, e tutti coloro che anche in politica incentivano le partenze sui barconi destinati al naufragio. Niente politica a Sanremo, ha detto Amadeus. Quasi niente.
Sanremo, la sinistra e i migranti con Dargen D’Amico
“Migranti? A parte la mia nonna materna, sono tutti andati negli Stati Uniti. Questo tema a casa mia è sempre stato un argomento di conversazione. Una canzone può nascere guardandosi dentro o guardando fuori: questa è nata dalla considerazione che l’anno che si è chiuso è stato quello con il maggior numero di ingressi di irregolari, più di 150 mila persone. Noi siamo tutti abituati a camminare e a spostarci da un punto a un altro, l’essere umano non è nato dove siamo adesso, ci siamo arrivati”, dice DAmico a “Repubblica“, come se gli sbarchi giustificassero la necessità di accogliere chi, talvolta, riesce ad arrivare. “Sono cresciuto in una famiglia emigrata a Milano dalla Sicilia, peraltro in un gruppo familiare in cui tutti i membri sono emigrati negli Stati Uniti. Ho riletto vecchie lettere in cui venivano descritte le difficoltà dei primi giorni, le differenze nello stile di vita. Ho ascoltato anche tanti racconti sulle difficoltà che la mia famiglia ha dovuto affrontare quando è arrivata Milano, vivere in sette in trenta metri quadri. Sono dinamiche che si ripetono ogni qual volta si va a tentare la fortuna, a rappresentare la propria dignità”.
E “Repubblica” lo arruola contro il governo Meloni
Siamo tutti migranti, dunque, e tutti contro il governo Meloni, a giudicare da un’altra surreale domanda rivolta al cantante. “In un posto come l’Italia in cui in pochi detengono il 50 per cento della ricchezza è normale che si generi dell’invidia, mi stupirebbe se fosse il contrario”, spiega D’Amico a proposito dei social. La giornalista di “Repubblica” gli serve l’assist. “La redistribuzione del reddito non è nell’agenda del governo”, chiede, anzi no, dice, visto che non c’è neanche il punto interrogativo. E il cantante si adegua: “Quando non si gioca tutti con le stesse regole, è allora che scatta l’invidia sociale…”. Certo, colpa della Meloni. Meglio la Schlein, forse, che redistribuisce il reddito tra gli armocromisti. Il finale del pezzo è da cabaret.
“Lei ha sempre un look ricercato e molto colorato, si avvale di un armocromista?”, chiede “Repubblica“. “L’armocromista ottimizza i tuoi punti forti con dei colori, invece a me piacciono i colori per le sensazioni che mi danno, non necessariamente perché mi stiano bene indosso. Ho la possibilità di avere una stylist bravissima, mi segue da tanto tempo…”. Ah, ecco, quando si dice la solidarietà, alla Schlein, più che ai migranti.