Sos lingua italiana, ma che “Wallet”, meglio “Portafoglio IT”: dalla Crusca avviso ai naviganti e agli anglofoni incalliti 

15 Gen 2024 13:27 - di Lara Rastellino
lingua italiana

Sos lingua italiana. L’ultimo appello alla sua salvaguardia arriva dall’Accademia della Crusca che, in linea con quanto ribadito a più riprese anche da fonti del governo, invita a tutelare il nostro idioma, messo in discussione e minacciato dai continui, eccessivi, ricorsi a parole e acrostici mutuati dall’inglese. Stavolta a far scattare segnalazioni e appelli è  il termine “ITWallet”, una sorta di nuovo portafoglio digitale che consentirà di avere su smartphone una versione digitalizzata di tutti i principali documenti riconosciuti dalle autorità del nostro Paese. Ma procediamo con ordine.

Sos lingua italiana: l’appello dell’Accademia della Crusca

Il vicepresidente della Camera e deputato di Fdi, Fabio Rampelli, che presentando una proposta di legge a tutela della lingua italiana, ha ricordato a più riprese – a chiare lettere e forte dei numeri che registrano il fenomeno – come «secondo le ultime stime dal 2000 ad oggi il numero di parole inglesi confluite nella lingua italiana scritta è aumentato del 773%», si legge nel testo della pdl. Testo in cui si sottolinea come, inequivocabilmente, si tratta di una «infiltrazione eccessiva di parole mutuate dall’inglese, che negli ultimi decenni ha raggiunto livelli di guardia».

La proposta di legge di Fabio Rampelli

Di «forestierismi ossessivi» che rischiano «nel lungo termine, di portare a un collasso dell’uso della lingua italiana fino alla sua progressiva scomparsa». Oggi allora, a concordare con la disamina rilanciata da Rampelli, interviene anche l’Accademia della Crusca, che sollecita a sua volta a fare a meno dell’ennesima parola inglese: «Wallet? No: è un nome inadeguato, anzi inopportuno, perché aggiunge un inutile anglismo di natura ibrida alla serie già troppo numerosa che pervade la nostra vita sociale».

L’ultimo inglesismo all’indice della Crusca

Un termine, quello anglofono, utilizzato per definire il nuovo strumento informatico di largo uso popolare, anzi in pratica necessario a tutti, denominato “ITWallet”, destinato a raccogliere i documenti elettronici personali. Rispetto al quale, sottolinea l’istituzione accademica che raccoglie studiosi ed esperti di linguistica e filologia della lingua italiana, meglio sarebbe utilizzare la locuzione “Portafoglio IT” oppure “IDIR” per indicare “Identità (digitale) Italiana”.

I suggerimenti alternativi al solito termine anglofono

«Anche se lo strumento non è ancora attivo», il gruppo Incipit – che raccoglie i linguisti che sorvegliano la nascita dei neologismi sotto il coordinamento del professore Claudio Marazzini, presidente onorario dell’Accademia della Crusca – chiede di non ricorrere all’ipotizzato “ITWallet” battezzandolo in italiano, «visto che ci si rivolge a tutti i cittadini. Non solo agli esperti informatici. Agli utenti accaniti del telefono cellulare (dove il termine, con altro significato, è già in uso). E agli anglofili impenitenti».

Lingua italiana, lo stop all’«infiltrazione eccessiva di parole mutuate dall’inglese»

E ancora. «A nostro giudizio», spiega l’Accademia della Crusca in un comunicato, “Portafoglio IT” sarebbe un ottimo equivalente descrittivo e trasparente di “IT Wallet”. Ma si potrebbe pensare anche a “IDIT”, che sarebbe acronimo di “Identità (digitale) Italiana”, «con caratteristiche di velocità e italianità sufficienti per garantirne la trasparenza e la qualità. Fra l’altro, l’ordine dei componenti è quello italiano, con l’aggettivo posposto, e non anteposto come in inglese».

Termini e acrostici per salvare il nostro idioma

Non solo. A parere del professor Marazzini «si potrebbe infine suggerire vantaggiosamente, e questa è la proposta finale di Incipit, l’abbinamento delle due soluzioni: IDIT-Il Portafoglio Italiano. L’acronimo potrebbe prevalere nell’uso comune, per la velocità, ma nella mente degli utenti resterebbe anche la spiegazione nella lingua nazionale». Un appello che arriva direttamente a governo, laddove, come sottolinea lo stesso professore, volendo «realmente introdurre il nuovo strumento informatico», si possa «tener conto di questi suggerimenti, anche in nome dei principi di identità nazionale a cui spesso ha fatto e fa riferimento».

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