Stragi di Bologna e Ustica, nelle carte desecretate un documento inedito sul vertice a Palazzo Chigi del 5 agosto 1980

16 Gen 2024 13:46 - di Redazione
strage bologna ustica

Un documento inedito sulla riunione che si tenne a Palazzo Chigi, il 5 agosto 1980, tre giorni dopo la strage di Bologna potrebbe colmare i molti “non ricordo” che per anni hanno accompagnato i resoconti di quel vertice resi da chi vi partecipò. Si tratta degli appunti presi a mano dall’allora ministro della Difesa Lelio Lagorio e oggi disponibili fra le carte desecretate versate a ottobre scorso all’Archivio di Stato. Nel documento, di cui dà conto l’agenzia di stampa Adnkronos e che deve essere ancora decifrato, potrebbero esserci elementi non ancora noti, che si aggiungerebbero a quanto già emerso nel verbale ufficiale, dai dubbi sollevati dal Sisde sulla responsabilità dei Nar al possibile collegamento, introdotto dall’allora ministro dell’Industria Antonio Bisaglia, con la strage di Ustica, avvenuta il 27 giugno di quell’anno.

Pellegrino: “Importante decrittare gli atti: la verità giudiziaria può non coincidere con quella storica”

“Sarà importante decrittare questi appunti di Lagorio così come qualsiasi reperto che riemerga dal passato può servirci a correggere il quadro di insieme che fino ad adesso ci siamo fatti”, ha commentato Giovanni Pellegrino, ex senatore ed ex presidente della Commissione Stragi, sottolineando che questa “è la bellezza della ricerca storica che non si ferma mai, come invece è fatale che si fermi la ricerca della verità giudiziaria” e aggiungendo che “la verità giudiziaria può benissimo non coincidere con la verità storica”.

La riunione che si tenne a Palazzo Chigi tre giorni dopo la strage di Bologna

A Palazzo Chigi in quel 5 agosto di 44 anni fa si tenne la riunione congiunta del Comitato interministeriale per le informazioni e la sicurezza (Ciis) e del Comitato esecutivo per i servizi di informazione e di sicurezza (Cesis), presieduta dall’allora presidente del consiglio Francesco Cossiga. Intorno al tavolo c’erano ministri, rappresentanti apicali della Difesa, delle forze dell’ordine e dei Servizi segreti. Gli appunti di Lagorio, che – riferisce l’Adnkronos – sono scritti molto fitti, riportano un resoconto dei vari interventi svolti e, interpretati, potrebbero svelare dettagli finora sconosciuti ed elementi al vaglio dei massimi livelli di governo dell’epoca. Di quella riunione, infatti, si conosceva solo il resoconto ufficiale, finito al centro dei lavori della Commissione parlamentare presieduta da Pellegrino.

La pista del terrorismo di destra

Da quel verbale si evince che l’incontro del 5 agosto viene convocato proprio per fare il punto sulla situazione in seguito alla bomba alla stazione di Bologna. La pista principale che emerge dalla ricostruzione del verbale del vertice è quella del terrorismo di destra che, come sottolineano sia il Capo della Polizia prefetto Giovanni Rinaldo Coronas sia il generale Umberto Cappuzzo, comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, tende prevalentemente ad “azioni ad effetto destabilizzante” o di “terrore” rispetto al terrorismo di sinistra. Cossiga e l’allora Capo della Polizia, prefetto Giovanni Rinaldo Coronas, sottolineano che le stesse “modalità di esecuzione della strage riconducono alla destra eversiva”.

I dubbi del Sisde sul ruolo dei Nar e il collegamento di Bisaglia tra la strage di Bologna e Ustica

Nel giro di tavolo emerge il possibile ruolo dei Nar, anche se il Sisde avanza “dubbi” su tale matrice per Bologna “in quanto questa organizzazione a differenza di altri gruppi della destra eversiva ha mutuato i modi di agire tipici delle Br, realizzando in genere attentati contro obiettivi selezionati”. Poi è la volta di Bisaglia, che seppure ritiene da tenere in “massima considerazione” l’ipotesi dell’eversione di destra, ipotizza un “collegamento tra l’attentato di Bologna e l’incidente, accaduto alla fine dello scorso giugno, a un Dc9 dell’Itavia in viaggio da Bologna a Palermo” ossia la strage di Ustica, incidente che, secondo i primi accertamenti richiamati dal ministro dei Trasporti Salvatore Formica, “potrebbe essere dovuto a una collisione in volo oppure ad una forte esplosione”.

Le indagini del giudice Priore e le “amnesie” sul vertice a Palazzo Chigi

Il passaggio sul possibile legame tra la strage di Bologna e il caso Ustica e l’eventuale pista libica saranno, anni dopo, al centro delle indagini svolte dal giudice Rosario Priore che, con una serie di interrogatori con i partecipanti, approfondisce proprio i contenuti al centro di quella riunione del 5 agosto chiedendo anche conto di quanto ipotizzato dallo stesso Bisaglia. È ormai il 1995. La maggior parte delle autorità ascoltate dal magistrato, tra le quali lo stesso Lagorio, afferma di non ricordare che si è tenuto il vertice del Ciis indetto dopo la strage della stazione. Nessuno degli ascoltati, in particolare, rammenta l’intervento di Bisaglia e il possibile collegamento tra il Dc9 e la bomba alla stazione.

Il retroscena sul “verbale segretissimo” svelato da Enzo Fragalà

Di quella pista, di cui nessuno nel 1995 aveva memoria, aveva parlato anche in Commissione Stragi il senatore Dc Giuseppe Zamberletti nel corso della X legislatura, che ha coperto gli anni tra il luglio del 1987 e l’aprile del 1992. Successivamente, nel corso della XIII legislatura, fu il deputato di An, Enzo Fragalà, a tornarci, facendo riferimento anche, in una riunione della stessa Commissione del 29 settembre 1998, al “verbale supersegreto riservatissimo del Ciis, della riunione del Comitato interministeriale di sicurezza del 5 agosto 1980, tre giorni dopo la strage di Bologna”. “Ebbene – disse – questo verbale segretissimo fu tenuto tale per 16 anni e addirittura, alla fine di questo verbale, si disse tra i presenti: non se ne deve parlare ai magistrati. Voi sapete che abbiamo chiamato tutti i presenti a quella riunione e tutti hanno detto di non ricordare nulla, di avere dimenticato tutto, di non sapere e di non ricordare nulla su quel problema della pista libica”.

I dubbi di Pellegrino sulle stragi di Ustica e Bologna

“Bisogna sempre sperare che dal passato riemergano tasselli che ci consentano di ricostruire verità diverse da quelle che abbiamo creduto”, ha commentato ancora Pellegrino, sottolineando che “io per Ustica continuo a dire che non si è capito niente” e che sulla strage di Bologna “a me resta la perplessità che non può essere stato un remake di piazza Fontana”. “Non possiamo pensare che, a 11 anni di distanza di piazza Fontana, in Italia ci fosse ancora chi voleva fermare i comunisti e pensava a uno spostamento a destra dell’asse politica italiana. La situazione era tutta diversa”, ha proseguito l’ex presidente della Commissione stragi, aggiungendo che “su Bologna io penso che le vere finalità della strage non sono state percepite, indipendentemente da chi l’abbia compiuta”.

“Chi pensa ancora oggi che il Nazareno fosse colpevole? Eppure fu condannato a morte dalla sentenza passata in giudicato; chi pensa che Socrate fosse colpevole? Eppure collaborò all’esecuzione della sentenza bevendo la cicuta. Quindi la verità giudiziaria può benissimo non coincidere con la verità storica e mentre la verità giudiziaria, al momento del giudicato, diventa fissa, quella storica può sempre variare in funzione della riemersione di nuove tessere dal passato che non erano conosciute”.

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