Una Giorgia in ottima forma: “Non ero scappata. Non lo faccio mai”. Poi la promessa: “Nessuno pensi di ricattarmi”
Su una cosa tutti quelli che hanno assistito alla conferenza stampa di Giorgia Meloni possono concordare. Si è rimessa alla grande da influenze e indisposizioni varie. Alle domande ha risposto ora con guizzi ora ironici ora con spirito decisionista. E con una raffica di battute che in molti casi ha annullato lo spirito aggressive delle questioni poste.
Le risposte della premier
“La legge bavaglio? Non vedo bavagli, perché i giornalisti stavano sotto Palazzo Chigi e non sotto il Parlamento visto che la norma non è di iniziativa del governo?”. “Il Mes è strumento obsoleto”. “Italia isolata? Noi dovremmo essere più consapevoli del nostro ruolo in Europa”. “Il M5S è stato la cintura nera degli aiuti alle banche e criticano questo governo sugli extraprofitti”. “Nessuno a sinistra dice una parola su Marcello Degni, pensano che sia normale che si comporti come un militante politico?”. “Pozzolo? Ho chiesto che venga sospeso da FdI“. “Tommaso Verdini? Aveva la tessera del Pd”. “I lobbisti con me non passano”. “Sono rimasta basita da Amato. Allora diciamo che i giudici costituzionali li nomina il Pd sentito lui”. “La Rai? Non mi pare che prima ci fosse l’età dell’oro”. “Ho applaudito Elon Musk perché applaudo tutti quelli che abbiamo invitato ad Atreju se hanno qualcosa da dire”. “Il mondo in cui la sinistra ha più diritti degli altri è fi-ni-to. Non è il mio mondo e farò di tutto per combatterlo”. “Tra il ruolo di premier e mia figlia sceglierei Ginevra”. “Questa accusa di familismo comincia a stufarmi. Mia sorella è da 30 anni una militante, forse la dovevo mettere in una partecipata statale come fanno gli altri, l’ho messa a lavorare al partito”.
I giornalisti autoreferenziali
La conferenza di fine anno (inizio anno in questo caso) è un po’ una sorta di prima della Scala per i giornalisti. Che si salutano, si fanno battute, sorrisini, pacche sulle spalle. Soprattutto i giornalisti parlamentari, che immaginano di essere tre metri sopra il cielo, o meglio tre metri sopra i giornalisti semplici che a loro volta si sentono tre metri sopra i normali (per questo tutta quell’incazzatura perché Meloni si è permessa di stare male e rinviare la conferenza stampa) . Per entrare nell’aula dei gruppi parlamentari c’è la fila: ed è vero che il giornalismo è lo specchio del paese. C’è infatti chi si infila con la scusa della stretta di mano e guadagna posizioni. Un tipico tratto della personalità italiana. Le domande in diretta tv rappresentano un test di autostima e di autocompiacimento. I più secchioni leggono dal foglietto o dallo smartphone. Immancabili i comizietti come quello della giornalista di Domani che ci fa sapere rubando tempo ai colleghi che lei la legge bavaglio la chiamerebbe legge inutile e che lei non direbbe mai che i bambini non si comprano e non si vendono “perché ho un’altra sensibilità”. Il massimo dell’autoreferenzialità. Quindi racconta di un’inchiesta pubblicata proprio oggi dal suo giornale e ne chiede conto alla Meloni. Che, perplessa, replica: “Mi perdoni, non ho letto il Domani”.
La candidatura alle europee
Appreso che Pozzolo sarà cacciato, l’attenzione si allenta. La serie di domande economiche ha già fatto sbadigliare un po’ tutti. La comincia Claudia Fusani che si porta avanti col lavoro domandando della legge di bilancio del 2025. “Ma abbiamo appena approvato quella del 2024”, risponde Giorgia Meloni. Così si va avanti scorrendo la lista dei colleghi chiamati a parlare. Si va dalle riforme alla via della seta, dall’immigrazione alle carceri, da Draghi alla guida della commissione Ue alla candidatura alle europee (“Ci sto pensando, non ho deciso”, dice Meloni).
“Non sono ricattabile”
Per tre volte la premier cattura l’attenzione ribadendo che lei non è ricattabile, che qualcuno si era aspettato di poterla condizionare ma che finché la presidente del Consiglio sarà lei deciderà lei e basta. Vogliono sapere di più. “No, non posso dire di più”. E poi le immancabili tre cose da fare nel 2025. Meloni si riprende la scena: “Abolire la povertà, la pace nel mondo, ristrutturare le case dentro e fuori”. Ogni riferimento ai Cinquestelle è puramente voluto. Il confronto con Schlein? “Sono pronta”, è la risposta. Semmai è Elly Schlein che si è sottratta non accettando l’invito ad Atreju. Di fascismo per fortuna non si parla ma si evoca il familismo. Forse la domanda più scontata. Il momento più brutto dell’anno appena trascorso? “Cutro, e l’accusa di avere sulla coscienza quei morti”. Altre ne verranno di accuse, certamente. Ma lei ha già detto in apertura di conferenza: “Non ero scappata da voi, eccomi qua. Raramente scappo da qualcosa”. E non c’è motivo di non crederle.