Unirai, decolla il sindacato che fa impazzire la sinistra. Palese: fake news da Repubblica contro di noi
Prima le gravi falsità scritte da Repubblica sulle (inesistenti) pressioni che vi sarebbero state verso alcuni giornalisti Rai per convincerli a iscriversi al nuovo sindacato Unirai, liberi giornalisti Rai, e gettarsi alle spalle l’Usigrai, il sindacato di sinistra che per anni ha dettato legge a viale Mazzini. Poi l’articolo del Fatto Quotidiano dal titolo surreale “Alla Rai comandiamo noi: se ti iscrivi puoi far carriera“. Laddove “Noi” sarebbe il sindacato Unirai.
Cosa sta succedendo e perché questi attacchi concentrici contro Unirai e il suo segretario Francesco Palese, volto piuttosto noto di RaiNews?
E’ bastato che un gruppo di giornalisti di viale Mazzini decidesse di rompere il quarantennale monopolio quasi granitico dell’Usigrai decidendo di creare un nuovo sindacato, l’Unirai, appunto, per scatenare in blocco i giornali di sinistra. Che, in queste ore, stanno inventando bufale clamorose a rischio querela.
“Siamo veramente onorati della grande attenzione che ci stanno dedicando queste grandi firme del giornalismo: da una parte, scrivono che siamo ininfluenti numericamente, dall’altra si contraddicono proprio nel momento in cui ci dedicano questi ampi spazi, spesso per diffamarci. Ma noi, naturalmente, siamo pronti a tutelarci in tutte le sedi competenti – avverte Francesco Palese, segretario Unirai. – Tutti questi articoli che vengono scritti su Unirai, o meglio, contro Unirai, sono naturalmente scritti da chi non si degna nemmeno di fare una telefonata per chiedere chiarimenti. Facendo una telefonata potrebbero avere tutte le informazioni di cui hanno bisogno evitando, così, di scrivere delle vere e proprie cialtronate”.
Venerdì era stata la volta di Giovanna Vitale su Repubblica. Che aveva inventato di sana pianta pressioni su alcuni giornalisti Rai.
“Siamo sconcertati e profondamente scossi per quello che appare come un attacco al diritto costituzionalmente garantito di associazione sindacale“, aveva stigmatizzato, con una dura nota, Unirai definendo “diffamatorio, pieno di inesattezze, e in alcuni casi di evidenti falsità” l’articolo della Vitale.
“È falso che molti colleghi, recentemente promossi per riempire i buchi di organico dovuti ai pensionamenti, abbiano subito pressioni per iscriversi ad Unirai – aveva respinto con sdegno le accuse Palese. – E’ falso che il nostro sindacato sia pilotato dai vertici aziendali. Ed è offensivo anche solo ipotizzare che abbia una matrice partitica, visto che vi si sono iscritte persone provenienti dalle più diverse aree politico culturali. È infine vergognoso pesare il diritto di rappresentanza democratica e sindacale in base al numero di iscritti ad un sindacato, numeri che per Unirai sono comunque molto diversi da quelli riportati nell’articolo”
Nel rimarcare la volontà di adire subito alle vie legali per tutelare l’onorabilità del sindacato e dei colleghi accusati di essere stati promossi in base a logiche politiche, Unirai aveva ricordato come anche i dati sui presunti ascolti in calo nei Tg siano assolutamente inesatti.
“In una cornice di generale decremento degli ascolti dei notiziari generalisti, a inizio 2024 il Tg1 è l’unico in risalita nella sua edizione di punta, scelto alle 20 da punte di oltre 5 milioni di telespettatori, mentre il Tg2 sta costantemente assottigliando la distanza che lo separa dal TG5 nell’edizione concorrente delle 13. Stupisce che questa spasmodica attenzione alle variazioni millesimali di audience per i Tg Rai venga – aveva ironizzato il neo-sindacato dei giornalisti liberi – da un quotidiano come Repubblica che perde una media di 11 mila copie vendute ogni anno“.
Un aspetto rimarcato anche da un servizio del Tg5. Che aveva avuto buon gioco a dare una spazzolata su Repubblica e sui suoi sponsor politici.
Peraltro Unirai aveva ricordato come da una ben precisa area giornalistico editoriale continui una feroce quanto disperata campagna di disinformazione e falsità contro la Rai e le rappresentanze sindacali considerate “ostili”.
Un quadro d’assieme che era stato già tratteggiato, peraltro, anche dalla premier Giorgia Meloni nel corso della conferenza stampa tenuta cinque giorni fa, nel momento in cui un giornalista aveva chiesto al presidente del Consiglio cosa pensasse del fatto che l’azienda di viale Mazzini veniva chiamata dall’opposizione TeleMeloni.
“Chi ci accusa, falsamente, di essere strumento di logiche politiche è proprio chi da sempre prende ordini e indicazioni editoriali da ben note segreterie di partito”, aveva replicato Giorgia Meloni ricordando che “quando c’era il governo Draghi, Fratelli d’Italia, che era l’unico partito all’opposizione, non era rappresentato nella tv di Stato. Quello, forse, era regime. Francamente, accuse di Telemeloni da una sinistra che mediamente con il 18 per cento dei consensi esprimeva il 70 per cento delle posizioni in Rai…”
Personalmente definisco Repubblica #cartadapacco perché contiene tanta carta che torna comoda quando si deve fare un trasloco o mettere in scatoloni cose fragili. Mentre Il Fatto semplicemente #cartastraccia, non serve a nulla è solo falsa informazione come Repubblica in più neppure serve avvolgere nulla.
Comunque definire certi giornalisti capaci solo di inventare notizie o capovolgerne il significato è una vergogna per la categoria. Queste cose ce le aspettiamo solo dai social non da persone pagate per raccontare fatti veri.
Un tempo, ho 77 anni, si usavano i giornali anche per scopi non proprio unicamente di informazione. Oggi non servono neanche più a quello, perché escono che puzzano già e si rischia di sporcarsi non solo il cervello, ma anche qualcos’altro
Era ora che anche i giornalisti liberi e indipendenti si staccassero da un sindacato palesemente schierato. La sinistra del potere si rassegni : è in atto la rivoluzione liberale e, direi civile, dell’Italia 👏👏👏✌️✌️✌️🇮🇹🇮🇹🇮🇹