Uomo bianco dacci il tuo scalpo… La civiltà occidentale processata nelle università di Usa e Regno Unito

19 Gen 2024 11:31 - di Vincenzo Fratta
civiltà occidentale

Che cos’è la teoria Critica della Razza (Tcr) o cultura woke e quali deleterie conseguenze sta determinando negli Stati Uniti, nel Regno Unito e negli altri paesi anglofoni. È il tema che affronta il giornalista e scrittore inglese Douglas Murray nel saggio Guerra all’Occidente edito da Guerini.

Si tratta della punta più avanzata di un più generale atteggiamento di condanna di tutto ciò che gli europei e le popolazioni da esso derivate hanno compiuto nel corso dei secoli ai danni dei popoli degli altri continenti, che i promotori della Tcr hanno portato ad estreme e devastanti conseguenze.

Qui non si tratta soltanto di porre l’accento sui diritti civili delle minoranze non bianche, degli studi etnici, né di favorirne l’inclusione e la crescita sociale delle minoranze, quanto piuttosto di mettere in discussione le fondamenta stesse della società odierna, compresa la teoria dell’uguaglianza, il ragionamento giuridico, il razionalismo illuminista e i principi neutrali del diritto costituzionale.

La Teoria Critica della Razza

La Tcr è nata alcuni decenni fa negli Stati Uniti nei seminari e nelle ricerche di personaggi che si sono impegnati per creare un movimento di attivisti operante all’interno del mondo accademico.

Per questi attivisti ogni aspetto della vita e della società deve essere considerato la conseguenza di un razzismo congenito nell’uomo bianco e in conseguenza di ciò deve essere stigmatizzato come deprecabile ogni prodotto degli «uomini bianchi defunti»: dalla storia alla filosofia, dall’arte alla matematica, dalla musica al giardinaggio.

Per loro non conta nulla che con il passare degli anni la società americana abbia compiuto indubitabili progressi nelle relazioni razziali, né l’innegabile miglioramento della qualità della vita di una consistente porzione della popolazione mondiale.

Il «razzismo sistemico» dell’uomo bianco

«La cultura che ha regalato al mondo progressi scientifici e medici salvavita, e un mercato libero che ha fatto uscire dalla povertà miliardi di persone in tutto il mondo e che ci ha offerto la più grande fioritura del pensiero ― osserva Douglas Murray ― viene messa dappertutto in questione attraverso il filtro della più profonda ostilità e del più profondo semplicismo».

Secondo la Tcr in tutte le creazioni dell’uomo bianco è insito un «razzismo sistemico» che deve essere rifiutato in blocco e combattuto. L’uomo bianco è intrinsecamente razzista e quindi, portando alle estreme conseguenze tale convinzione, è lui l’obiettivo da abbattere.

Viene dunque rovesciata la classica prospettiva dei fautori dell’eguaglianza del genere umano che invitava a guardare gli uomini e a giudicare le loro azioni indipendentemente dal colore della pelle. Qui si guarda la pelle bianca, la discendenza europea, e si scopre un razzista, consapevole e inconsapevole che sia.

Il volano del Black Lives Matter

L’assassinio di George Floyd nel maggio 2020 a Minneapolis da parte di un poliziotto è stato utilizzato dagli attivisti come volano per l’amplificazione della Trc in tutto l’Occidente. L’attivismo del Blm è riuscito a trasformare un singolo omicidio — dovuto probabilmente più a dinamiche di gestione dell’ordine pubblico che a vera e propria discriminazione razziale — in una conseguenza del carattere intrinsecamente razzista della società, in primis di quella americana ma più in generale di tutte le società a maggioranza bianca.

«Secondo questa prospettiva — spiega Douglas Murray — nell’America moderna ai neri poteva essere tolta impunemente la vita e questo accadeva perché l’America, e l’Occidente tutto, era istituzionalmente razzista, a favore del suprematismo bianco e comunque colpevole di un bigottismo che non si poteva più fingere di non vedere».

Quei razzisti degli Illuministi

Il saggio di Douglas Murray descrive nel dettaglio come l’esplosione di questa forma di «razzismo antirazzista» abbia portato conseguenze deleterie nel campo dell’istruzione, nelle grandi aziende, nel mondo della sanità. Riuscendo a «confondere» influenzare perfino le chiese anglicana d’Inghilterra ed episcopale statunitense e a metter sotto pressione la chiesa cattolica romana.

In campo storico, ogni evento o periodo viene legato all’esistenza della schiavitù. Superfluo studiare la storia antica, scritta da uomini bianchi defunti.

Inutile studiare la filosofia scritta da razzisti bianchi. E non pensiate che ci si riferisca a Platone e Aristotele. Tutti i filosofi sono razzisti in quanto tali, compresi gli Illuministi: da Voltaire a Rousseau a Thomas Jefferson, da Kant a Locke, da Hume a Stuart Mill.

«La difesa del liberalismo ― scrive Kehinde Andrews, un docente britannico paladino della Tcr ― è la cosa peggiore che potete fare. Perché il liberalismo è il problema. Sono i valori dell’Illuminismo ciò che consolida davvero i pregiudizi razziali. Se pensate agli eruditi dell’Illuminismo […] ognuno di loro aveva una teoria razziale con i bianchi in cima e i neri in basso. […] Così prendiamo i valori universali dei diritti umani ― un concetto profondamente razzista ― di qualcuno come Kant e poi ci chiediamo perché il mondo è ancora razzista».

Decolonizzare Shakespeare

Non si salvano naturalmente neppure i capolavori della letteratura. Da cancellare l’insegnamento dell’epica e della letteratura medievale. E se si vuole mantenere Shakespeare le sue opere vanno prima «decolonizzate».

Nella lista nera da eliminare dalle biblioteche inglesi non c’è soltanto Rudyard Kipling ― cantore dell’impero britannico ― ma ci sono almeno 300 colpevoli, fra i quali Oscar Wilde, Lord Byron e George Orwell e i poeti Samuel Taylor Coleridge e Ted Hughes.

Il razzismo degli antirazzisti non si è limita alle materie umanistiche ma esonda anche nelle materie scientifiche, nel giardinaggio e nella musica.

Se 2+2 non fa più 4

La matematica, ad esempio, è considerata una materia elitista, privilegiata e, chiaramente, razzista per sua stessa natura.

Nelle pagine di Guerra all’Occidente il lettore troverà descritti i ragionamenti e i sofismi alla base dell’avversione della Tcr verso i succitati «bianchi defunti» ma potrà anche «comprendere» perché per la «matematica equa» 2+2 sia una «semplificazione del reale» e non faccia più 4.

Chi è interessato al mondo delle piante potrà essere edotto sul «problema della razza nell’orticoltura» e sul perché andrebbero «decolonizzati» i Kew Gardens di Londra, inseriti nel 2003 dall’Unesco nella lista dei Patrimoni dell’umanità.

Il razzismo nella musica

C’è ne è anche per la musica, un ambito dominato dai bianchi, al quale nel saggio di Douglas Murray è dedicato un lungo paragrafo. «L’opera lirica non può più ignorare il suo problema con la razza» ha scritto nel 2021 New York Times, mentre il Washington Post gli ha fatto eco sottolineando che il razzismo sistemico «circola come un cancro attraverso le strutture del mondo della musica classica».

Oltre alle problematiche riguardanti la selezione dei musicisti per le grandi orchestre, la scelta degli interpreti delle opere da mandare sul palcoscenico e le accuse di appropriazione culturale, ad essere messo in discussione è lo stesso canone della musica occidentale, ovvero il sistema di notazione musicale.

Il seme del nuovo razzismo

Quale sia il cattivo seme dal quale è nata questa nuova forma di razzismo Douglas Murray non lo dice esplicitamente. Si limita a citare l’ammirazione di alcuni esponenti della Tcr per gli studi sulla natura del potere del filosofo Michel Foucault (1926-1984), autore di uno dei più incisivi tentativi di intaccare l’ordinamento istituzionale delle nazioni occidentali. Al quale va aggiunta una componente personale che Friedrich Nietzsche — e Max Scheler dopo di lui — definiva ressentiment (risentimento), ovvero un sentimento di rivalsa che alcuni tipi umani coltivano, proiettando sugli altri le proprie angosce, le proprie inadeguatezze, i propri fallimenti che trasformano in desiderio di «vendetta».

Nota altresì Murray la circostanza che gli unici pensatori non attaccati dall’Tcr sono Marx ed Engels, nonostante nelle loro opere e nelle loro corrispondenze private siano presenti in abbondanza affermazioni e giudizi contrari a neri, ebrei e indiani.

la Tcr e le sue radici nel marxismo culturale

Di chiara derivazione della Tcr dal brodo del «marxismo culturale», rivisitata alla luce delle tesi della Scuola di Francoforte, parla invece Emanuele Fusi, autore di White Guilt. Il razzismo contro i bianchi al tempo della società multietnica, uno dei pochissimi testi in italiano che hanno avuto l’ardire di affrontare l’argomento.

Un lungo capitolo di Guerra all’Occidente è dedicato alla furia iconoclasta, alla distruzione delle statue, ai quali gli attivisti anti-bianchi si sono dedicati negli ultimi anni, con un crescendo di accuse che ne svela il carattere strumentale.

Si è cominciato con l’abbattimento delle statue di personalità degli Stati del Sud sconfitti nella guerra civile americana e con l’attacco ai monumenti all’esploratore italiano Cristoforo Colombo. In seguito si è passati ad abbattere le statue di notabili statunitensi e inglesi del XVII e XVIII secolo accusati di legami con la tratta degli schiavi.

In Canada è stata tirata giù dal suo piedistallo la statua di John Macdonald, primo premier canadese considerato una specie di padre fondatore del paese. In Inghilterra si è chiesto ed ottenuta la rimozione di un’antica campana del St. Catherine’s College, sospettata d’essersi trovata, in passato, in una piantagione di schiavi.

Ci si è accaniti poi contro le statue di imprenditori e politici, come il colonialista Cecil Rhodes (1853-1902). Infine si è messa in discussione perfino la figura di Winston Churchill, chiedendo l’abbattimento delle statue dedicate al «più grande britannico di tutti i tempi», che da primo ministro nel 1940 fu il principale artefice del successo britannico nella Seconda Guerra Mondiale.

Una società intrisa d’odio

Il futuro che i fautori della Trc prefigurano è dunque costituito da società nelle quali domina l’odio tra le diverse componenti e dove viene praticata ogni forma di discriminazione ai danni della popolazione bianca.

Nelle conclusioni del suo interessante e documentato lavoro Douglas Murray propone di replicare ai fautori del nuovo razzismo anti-bianco con una sorta di maieutica diretta a far comprendere che quella che viene descritta come «cultura bianca» sia in realtà un pezzo di una cultura universale. Con il corollario che la cultura, la storia e le persone che hanno appreso a disprezzare e a condannare «hanno regalato loro delle ricchezze che bastano per una vita intera».

 

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *