Verso il vertice Italia-Africa. L’ambizione del governo Meloni che rimette l’Italia al centro del Mediterraneo
“Per Giorgia Meloni l’Africa è più di una priorità. È una vocazione. Preso nel suo insieme, con le sue risorse naturali da sviluppare e i flussi migratori da frenare, il continente è al centro di tutti i discorsi di politica estera del presidente del Consiglio italiano. Fin dai primi giorni del suo mandato, Meloni ha chiesto l’attuazione di un ‘piano per l’Africa’ in risposta alle crisi del continente”. A scriverlo è ‘Le Monde’ in un lungo articolo intitolato ‘l’ambizione africana di Giorgia Meloni’ sottolineando che il contenuto del piano “rimasto a lungo vago” sarà finalmente svelato nel corso del vertice Italia-Africa che si terrà a Roma domenica 28 e lunedì 29 gennaio”.
Il vertice Italia-Africa
Parteciperanno 15 capi di Stato, 8 capi di governo, 11 ministri degli Esteri, e poi i vertici della Ue, i rappresentanti di Banca Mondiale, Imf, Fao, Unesco, Onu, Unicef, UNHCR e almeno un’altra dozzina di organizzazioni internazionali. Il premier italiano illustrerà nei dettagli la natura del “cambio di paradigma” che intende portare avanti nelle relazioni tra Europa e Africa. Nella grande narrazione del suo progetto africano, abbozzato durante i primi 15 mesi del suo governo, Meloni “sviluppa il ragionamento secondo cui i massicci investimenti europei nell’economia di un continente finora sfruttato da potenze maligne permetteranno, a lungo termine, di lottare alla radice contro le cause dell’immigrazione illegale che ha promesso al suo elettorato di controllare”.
L’Italia ponte tra Africa e Europa
A differenza della Francia, in declino nel continente, scrive ‘Le Monde’, “Roma, che ritiene di godere di un’immagine intatta, si compiace di sfuggire alle accuse di neocolonialismo e si pone quindi come facilitatrice delle relazioni euro-africane”. Per Meloni “sia la geografia che la politica predispongono la penisola italiana a diventare un ponte tra i due continenti. Un’idea alla quale si aggiunge un’aspirazione molto concreta a fare dell’Italia un hub tra le risorse energetiche africane e i mercati europei”.
Il ruolo dell’Eni in Africa
“La famiglia politica del presidente del Consiglio, scrive ‘Le Monde’, “è percorsa da una vena terzomondista, particolarmente potente nelle organizzazioni giovanili delle quali faceva parte quando ha effettuato in viaggio umanitario fondativo nel Sahara Occidentale. Nel 2019, ancora nell’opposizione, si era anche distinta brandendo una banconota da 10 mila franchi Cfa in televisione, denunciando una ‘moneta coloniale’ accusata di impoverire l’Africa”. Il lontano successore di Enrico Mattei, Claudio Descalzi, rileva il quotidiano francese, “ha sostenuto assiduamente i progetti africani della Meloni da quando è salita al potere. L’Eni è presente in sei dei sette Paesi del continente in cui ha effettuato una visita ufficiale. Le capacità interpersonali di Descalzi, il cui tropismo africano è pronunciato, lo hanno reso un attore chiave nella nuova politica africana dell’Italia. Già sotto Mario Draghi, il predecessore dell’attuale presidente del Consiglio, aveva coordinato, subito dopo l’invasione dell’Ucraina, lo spostamento verso sud delle forniture di gas a un’Italia allora molto dipendente dalla Russia”.
Meloni ha incontrato venti capi di Stato africani
“Roma torna alla ribalta dopo essere stata piuttosto timida in Africa e il suo discorso sugli investimenti e sulla creazione di posti di lavoro è nuovo”, osserva Henri Okemba, ambasciatore a Roma del Congo-Brazzaville, paese in cui l’Eni è molto attiva e che sarà rappresentato a Roma dal suo presidente, Denis Sassou Nguesso, che la Meloni ha incontrato a Brazzaville in ottobre. “Gli italiani hanno capito che abbiamo cambiato i tempi, non danno lezioni. È una risorsa. Altri tempi, altri costumi”, nota il diplomatico, che attende però di poter giudicare sulla base dei fatti, non avendo la parte italiana condiviso con i partner africani gli elementi finanziari del piano Mattei. “Si vede chiaramente che l’ex colonizzatore francese è preso di mira dal discorso italiano sull’Africa, ma gli africani non devono arbitrare una rivalità tra due paesi europei”, ritiene un altro diplomatico africano di stanza a Roma, che vede anche nel piano Mattei “un tema rivolto all’opinione pubblica italiana che si aspetta novità sulla questione migratoria”.
Dall’inizio del mandato nel corso del quale ha incontrato complessivamente venti capi di Stato e di governo africani, il discorso della presidente del Consiglio “non è cambiato e si è affermata la sua aspirazione a svolgere un ruolo di primo piano in Europa sulle questioni africane”.