Calenda zittisce Landini e Schlein: “Stellantis ricatta il governo con i licenziamenti, voi gli fate sponda”
“No Elly Schlein, Tavares non ha lanciato una sfida, ha lanciato una minaccia e un ricatto incentivi vs posti di lavoro. Sulla pelle di 40.000 lavoratori. Ed è davvero ora che il Pd si faccia sentire su questa battaglia e la smetta di fare la sponda ad azionisti spregiudicati perché possiedono giornali schierati con il Pd”. Così il leader di Azione Carlo Calenda sui social, risposta in modo ruvido alla segretaria del Pd Elly Schlein che ieri si era schierata con gli Elkann nel duro scontro in atto col governo Meloni. Con tanto di minacce di tagliare posti di lavoro nel caso in cui non arrivasse una ulteriore vagonata di soldi, oltre ai sussidi già stanziati. Calenda attacca anche il leader della Cgil, nel giorno in cui la stessa Fiom si indigna per le parole dell’amministratore delegato di Stellantis Carlo Tavares. “Landini ma oltre le querele, una parola una sul diktat di Stellantis? Anche soft eh”, scrive sui social il leader di Azione.
Schlein dalla parte di Stellantis, perché?
Elly Schlein, ieri, pur di attaccare il governo, non aveva esitato a dar ragione al gruppo degli Elkann e al suo manager che minacciava tagli agli stabilimenti italiani se non avesse ottenuto altri fondi pubblici. “Basta con le chiacchiere, la Meloni fa la faccia dura con Stellantis ma non ha una strategia e il Governo si presenta all’azienda con il cappello in mano. Continuano a minacciare di non dare più incentivi ma Stellantis continua ad utilizzarli senza rispettare condizionalità. Serve una svolta”. Da qui, l’accusa di collaborazionismo di Calenda alla segretaria del Pd.
Landini smentito perfino dalla Fiom
Ma anche Landini, sia ieri che oggi, si guarda bene dal dare torto ai padroni. Diversa la posizione della Fiom, che stigmatizza le parole di Tavares. “Le affermazioni di Tavares sono gravissime e gettano ulteriore incertezza sul futuro dell’industria dell’auto in Italia”, aveva detto ieri all’Adnkronos il segretario provinciale della Fiom torinese, Edi Lazzi: “Adesso gli incentivi ci sono, anche se non possono essere l’unica leva e comunque non sono la soluzione. Servirebbe invece un piano complessivo che preveda nuovi modelli di auto da assemblare, ricerca e sviluppo, infrastrutture di ricarica dei veicoli elettrici, produzione di energia pulita a basso costo tramite il fotovoltaico, ma purtroppo di tutto ciò non si vede traccia e le conseguenze le pagano le lavoratrici e i lavoratori con la cassa integrazione e i licenziamenti nell’indotto”.
E Landini? L’unica mossa è quella di chiedere al governo di acquisire una quota di Stellantis. “I tagli ci sono già stati, in questi anni si sono persi molti posti di lavoro e già adesso molti stabilimenti sono in cassa integrazione. Siamo di fronte ad una situazione che da tempo denunciamo. La capacità produttiva dell’azienda in Italia è di oltre 1,5 milioni di auto ma la produzione è ferma a 500mila. Il tema è aperto ed è necessario che venga assunto, chiediamo a Meloni in persona di scendere in campo convocando un incontro con Stellantis e i sindacati a palazzo Chigi: gli incentivi di per sé non risolvono e c’è bisogno di una logica di intervento più forte. In Francia è presente anche lo Stato in aziende strategiche importanti. Torniamo a chiedere che anche lo Stato italiano entri. Non è una novità. Lo chiediamo da tempo’’.