Ghali canta Gaza bombardata e fa indignare la comunità ebraica: è qui il Sanremo non politico?
Non doveva essere un Festival di Sanremo politico ma la canzone “Casa mia casa tua” del rapper Ghali ha scatenato un putiferio diplomatico. Nel brano dedicato agli abitanti di Gaza c’è un passaggio che offeso la comunità ebraica. Una strofa in particolare in cui si allude a un ospedale bombardato.
«Ma, come fate a dire che qui è tutto normale, per tracciare un confine con linee immaginarie, bombardate un ospedale», ha cantato il 30enne rapper italo-tunisino. Immediate le proteste della comunità ebraica di Milano, dove il trentenne rapper Ghali risiede.
La nota di Meghnagi della comunità ebraica
«Al festival di Sanremo, uno spettacolo che dovrebbe unire gli italiani, è andata in scena una esibizione che ha ferito molti spettatori: Ghali ha proposto una canzone per gli abitanti di Gaza, ma a differenza di Ghali non possiamo dimenticare che questa terribile guerra è il prodotto di quanto successo il 7 ottobre», denuncia il presidente della comunità ebraica di Milano Walker Meghnagi.
«Non possiamo accettare che nella nostra Italia, nel paese dei nipoti di quanti hanno stilato le Leggi Razziali, si possa spacciare una tale propaganda antisraeliana, in prima serata, sulla televisione pubblica – prosegue -. Non col nostro silenzio. Le nostre sinagoghe e le nostre scuole sono circondate dalla polizia e dall’esercito, sappiamo sulla nostra pelle che la propaganda finisce per armare le mani dei violenti. E ci chiediamo, dove sono i vertici Rai?».
«Dopo che i terroristi di Hamas, che controllano Gaza, superano il confine legalmente riconosciuto di Israele e sterminano in sole due ore oltre 1.400 ebrei – aggiunge -, ebbene gli abitanti di Gaza hanno festeggiato con balli e distribuendo caramelle ai passanti, complimentandosi con chi ha commesso tale massacro. Quegli stessi abitanti, hanno nascosto gli oltre 200 israeliani rapiti e detenuti in cattività in condizioni disumane. Molti tra loro sono prigionieri nei tunnel che partono dagli ospedali di Gaza di cui parla Ghali».
«Tra gli israeliani tuttora in ostaggio c’è anche un neonato, con l’unica “colpa” di essere ebreo, la stessa “colpa” che neanche 80 anni fa fu la causa della morte di un milione e mezzo di bambini ebrei – conclude Meghnagi -, nella totale indifferenza dell’Europa e con la complicità di volenterosi carnefici europei, molti dei quali italiani».
Il messaggio di pace di Ghali? A senso unico pro-Gaza
Per tutta risposta Ghali ha replicato sostenendo che la canzone é stata scritta prima degli attacchi di Hamas. Tuttavia, in serata, ha diffuso un appello all’Italia perché prenda posizione sulle vittime civili a Gaza: «Sono venuto a Sanremo per portare un messaggio di pace, non ho né il ruolo né’ l’ambizione di risolvere una questione internazionale», ha affermato il rapper milanese, «ma se la mia esibizione porta a ragionare sull’irragionabile, se la mia canzone porta luce su quello che si finge di non vedere, allora ben venga. Non si può fare finta di nulla: è necessario prendere una posizione perché il silenzio non suoni come un assenso. Il mio Paese è l’Italia, e voglio essere fiero del mio Paese». Anche stavolta, però, da parte del rapper di origine tunisina nessuna parola sull’orrore del 7 ottobre contro le brutalità di Hamas e sugli ostaggi israeliani. Se questo è un messaggio di pace…