Guccini: il medioevo fu un periodo stupendo e la cintura di castità non è mai esistita
Francesco Guccini è stato insignito del Premio Riccardo Francovich “per aver cantato il mondo medievale accompagnandoci dall’antica Bisanzio fino ai mistici orizzonti di Marco Polo e Cristoforo Colombo”. Il cantautore ha ricevuto il riconoscimento a Firenze in occasione della decima edizione di tourismA – Salone Archeologia e Turismo Culturale organizzato dalla rivista “Archeologia Viva” (Giunti Editore).
“Mi fa molto piacere questo premio – ha detto Guccini – Non avrei mai pensato di ricevere un premio di storia per aver scritto brani come ‘Bisanzio’ o ‘Canzone dei dodici mesi'”, quest’ultima, ha ricordato, ispirata dalla Corona dei Mesi di Folgòre da San Gimignano (1270-1332) e dai bassorilievi medievali del Ciclo dei Mesi sugli stipiti della Porta della Peschiera, lato nord della Cattedrale di Modena”.
Quanto al Medioevo, citando “un grande storico come Alessandro Barbero”, Francesci Guccini ha sottolineato che è stato “un periodo stupendo, di grandi scoperte. Molte storie del Medioevo buio e non civile sono invenzioni, come, ad esempio, lo ‘ius primae noctis’ o la cintura di castità: non sono mai esistite queste cose. Vorrei ricordare tra le grandi scoperte il parmigiano reggiano e il salame, queste sono davvero invenzioni meravigliose”.
“Il Medioevo è un periodo di grande interesse, senza contare che il Medioevo dura mille anni, quindi bisogna parlare di diversi Medioevi – ha proseguito Francesco Guccini – Ogni tanto nei paesi fanno delle rievocazioni medievali. E io mi chiedo: quale Medioevo? Non basta avere una cotta di maglia di acciaio o un vestito da giullare per fare Medioevo… Sono manifestazioni molto superficiali e divertenti ma non vere storicamente”.
L’83enne autore di memorabili canzoni come “L’avvelenata” e “La locomotiva”, che hanno segnato la vita di più generazioni, ha vestito per l’occasione i panni dell’appassionato di storia, che ha cominciato ad amare “da ragazzino affascinato dalle leggende medievali”. “Mi piace molto la storia, ho un grande interesse per il passato – ha spiegato Guccini – Bisogna vedere nel passato cosa eravamo per sapere più o meno quello che siamo oggi”.
Interpellato dai giornalisti sui ragazzi che studiano le sue canzoni a scuola e imparano a farne le versioni in prosa, il cantautore ha risposto: “Questi ragazzi non studiano le mie canzoni, studiano due, al massimo tre canzoni su un repertorio di un centinaio. C’è ‘Il vecchio e il bambino’, forse ‘Cirano’… Va bene anche così. Però questi ragazzi invece di ascoltare queste canzoni le devono leggere, leggere, leggere, cosa che invece, purtroppo, non si fa quasi più. Bisogna leggere”.