“La rosa dell’Istria” batte il “Grande Fratello”, ma lascia perplessi: non si parla mai delle foibe

6 Feb 2024 15:13 - di Federica Argento
La rosa dell'Istria

Il film tvLa rosa dell’Istria’ trasmesso da Rai1 si è aggiudicato la prima serata per numero di telespettatori: 2.896.000 con il 17,8% di share. Su Canale 5 il Grande Fratello ha raccolto invece 2.410.000 telespettatori e il 19,6% (share più alto per la maggiore durata del programma). Terza classificata La7 che con ‘La Torre di Babele – La democrazia non è gratis’ ha conquistato 1.009.000 telespettatori e il 5,3% di share. Va subito detto che non c’è paragone con “La lunga notte”. Ricordiamo che  la prima puntata della miniserie su Dino Grandi e la caduta di Mussolini fu battuta dal reality di Canale 5. E le critiche piovuto sulle tre puntate ne misero in luce la sciatteria storica e la banalizzazione macchiettistica di alcuni personaggi chiave.

“La rosa dell’Istria” vince la prima serata

Dunque, il film “La rosa dell’Istria” ha vari meriti: primo tra tutti l’avere  illuminato il dramma dell’esodo dei profughi istriani e dalmati, dal 1943 in poi costretti dai partigiani comunisti di Tito ad abbandonare terra, casa, lavoro, strapiantati dalla loro vita. Un dramma che certo non ha mai trovato spazio prima d’ora con la dovizia di particolari e immagini, molto curate del resto e a tratti molto commoventi. Liberamente ispirato al romanzo “Chi ha paura dell’uomo nero?” di Graziella Fiorentin, il film diretto da Tiziana Aristarco si attiene realisticamente al dramma delle tante famiglie italiane del confine orientale.

Gli esuli istriani: “Samo italiani due volte”

La storia della famiglia Braico è presa come filo conduttore per raccontare la storia di tante famiglie. Buona interpretazione, scenografia attenta ai particolari, vicenda umana toccante. Diciamo subito che il momento più emozionante è stato rappresentato dal finale e dalla rivendicazione fiera dell’italianità: “Siamo italiani due volte. Per nascita e per scelta”. Belli i fotogrammi finali, con la galleria di ritratti che la protagonista- pittrice dedica agli esuli in una mostra personale. Regalando una sorta di immortalità a quegli sguardi mesti inghiottiti dalla storia con le loro valigie e i pochi averi.

“La rosa dell’Istria”, storia edulcorata

Forse è un po’ poco se solo nel finale si toccano corde emotivamente forti. Perché in tutta la parte centrale La Rosa dell’Istria non colpisce. “La grande storia finisce in telenovela” è stato uno dei commenti prevalenti sulla pagina fb della Rai e di altri utenti. Giudizio tagliato con l’accetta ma con una verità: il film vuole restituire memoria dell’esodo istriano con una storia con la “s” minuscola che sfiora appena quella con la “S” maiuscola. “Mi sarei aspettato un focus sulle infamie di Tito, sulle foibe  e sulla situazione tragica dell’Istria dopo l’invasione jugoslava” scrive un altro utente sulle pagine social. Dunque nel film non si parla di foibe né della violenza comunista. Anzi, si evidenzia solo la vicenda di un partigiano titino “buono”. E, al termine, quando viene comunicata la liberazione dei territori dai tedeschi e dai fascisti, sembra che la storia finisca lì. Senza accennare al peggio che doveva ancora venire per gli italiani con il genocidio orchestrato dai partigiani del maresciallo Tito.

Nessun accenno alle foibe né alla crudeltà dei partigiani di Tito

Come ribadisce il produttore Alessandro Centenaro: «In sei, otto anni furono più di 350mila gli istriani e i dalmati che, messi davanti al bivio se restare e diventare jugoslavi, finendo sotto i comunisti. Oppure andarsene e restare italiani e liberi, decisero di abbandonare letteralmente tutto». “Senza peraltro trovare nell’Italia liberata l’accoglienza che si sarebbero aspettati”». Epperò la tragedia globale nel suo complesso rimane in ombra. Il film non chiarisce i tanti aspetti della vicenda adriatica. Rimane il fatto che di foibe non si parla mai.

Edulcorare la storia non aiuta ad un approccio serio e super partes su vicende così tragiche. Molti sui social rimpiangono il film “Terra rossa” su Norma Cossetto (“Imparagonabile”). “La rosa dell’Istria” indubbiamente fa luce sui sentimenti provati dai nostri connazionali esiliati, ma lascia in ombra molta storia. Non è il massimo. Viene da ridere a ripensare alla critiche che subito il film  incontrò non appena fu annunciato nei palinsesti Rai tacciati di “melonismo”. Senza contare che la programmazione fu decisa prima dell’arrivo del centrodestra al governo.

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