L’Air Force Renzi costò 54 milioni agli italiani: fu un affare, ma per gli arabi. Nessun reato per Matteo

6 Feb 2024 13:48 - di Lucio Meo

Il contratto di leasing costava 167 milioni di euro, il governo per 8 anni, se l‘Air Force “Renzi” fosse stato acquistato sarebbe costato di meno, ma alla fine, dopo la rescissione del contratto, con il velivolo scelto dall’allora premier per portare in giro nel mondo se stesso e gli imprenditori italiani, gli oneri sui contribuenti italiani sono stati di 54 milioni. L’aereo di Stato, intanto, è abbandonato ad arrugginire in un padiglione nell’aeroporto di Fiumicino. Fu un affare, per gli arabi, però, quelli di Etihad, a cui lo Stato italiano versò 34 milioni. I conti in tasca all’ex premier, sull’operazione Air Force Renzi, li ha fatti un consulente della Procura di Civitavecchia, il commercialista Stefano Martinazzo, responsabile del team che si occupa del contrasto alla criminalità economica e aziendale della società investigativa Axerta. Una relazione pubblicata, per ampi stralci, oggi, dalla Verità, 117 pagine con quasi 1.900 pagine di allegati.

Gli sprechi dell’Air Force Renzi nella consulenza del perito

“Dalla relazione emerge un quadro desolante che, nonostante i 54 milioni di euro pagati ad Alitalia dallo Stato (35 dei quali versati a Etihad), non ha, però, portato alla contestazione di reati penali. O per lo meno questi sono stati contestati solo all’inizio, nel procedimento 6623 del 2019, iscritto nei confronti di alcuni indagati. L’incarico di consulenza è stato affidato l’8 luglio 2020 e la relazione tecnica è stata consegnata il 4 ottobre 2021. Da allora il caso è finito nel dimenticatoio e anche il fascicolo aperto presso la Corte dei conti sembra sia finito in archivio”, scrive La Verità.  Il velivolo, che, a giudizio di un secondo consulente, Gaetano Intrieri, è “il modello che ha riscosso in assoluto il minor consenso commerciale” tra tutti gli aerei prodotti da Airbus, è stato preso in sub-leasing dal governo Renzi a un prezzo totalmente fuori mercato . “Nel 2020, al momento della consegna della documentazione a Martinazzo, erano rimasti in circolazione solo sette Airbus 340 dei 34 prodotti a partire dal 2006, un modello messo fuori produzione già nel 2011 per l’inefficienza dovuta ai consumi eccessivi dei quattro motori Rolls-Royce. I 4 acquistati dalla Etihad, quattro anni fa, era già stati dismessi. Uno solo aveva rischiato di diventare un grande affare. Quello preso in dotazione nel 2016 dal governo italiano”.

Una valutazione esorbitante del velivolo di Stato

Secondo il consulente tecnico, l’Italia avrebbe pagato l’intero valore dell’aereo con il primo canone del leasing. Ma c’è di più. “L’analisi dei messaggi di posta elettronica ha fatto emergere che all’inizio di maggio 2016, a pochi giorni dalla firma del contratto di sub-leasing numero 808 del 17 maggio 2016, i rappresentanti del ministero della Difesa, contrariamente all’orientamento sempre tenuto in precedenza, hanno chiesto ad Etihad di valutare la vendita del velivolo in luogo del noleggio, ottenendone la disponibilità ad un prezzo di 30/35 milioni di dollari. Prezzo nettamente inferiore al valore contrattuale attribuito all’A340 (pari a 58 milioni)”. Per Martinazzo “la differenza tra questi valori non poteva passare inosservata e non poteva che essere stata oggetto di attenta valutazione da parte dei vertici del ministero della Difesa, coinvolti nelle contrattazioni con Etihad”. Eppure il governo decise di procedere lo stesso con il contratto di sub-leasing. Il valore effettivo sarebbe stato di 22,3 milioni, «addirittura minore del maxi-pagamento iniziale di 25 milioni di dollari versato nello stesso mese di maggio dal ministero della Difesa ad Etihad, per il tramite di Alitalia Sai» sottolinea Martinazzo.

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