L’intervista. De Carlo: “Tutti bravi a dare lezioni quando non governano. Ma agli agricoltori le risposte le stiamo dando noi”
“Il governo ha fatto un grande sforzo: in un momento di oggettiva difficoltà economica, è riuscito a coprire l’esenzione Irpef per oltre il 90% delle imprese agricole (con l’emendamento al Milleproroghe che aumenta la platea degli aventi diritto, ndr). Restano fuori solo quelle con un reddito dominicale veramente alto. In un periodo di ristrettezze è un segnale di grande attenzione, l’ennesimo, al comparto”. Luca De Carlo è il presidente della Commissione Agricoltura del Senato. Ma prima ancora è un uomo che il mondo agricolo lo conosce benissimo, per averne fatto parte direttamente: prima che gli impegni parlamentari lo costringessero a lasciare, aveva un’azienda agricola. La passione per la terra e ciò che le ruota intorno, però, De Carlo la coltiva ancora e non solo per il suo mandato istituzionale. Affonda nelle radici familiari e si tramanda, anche: la nonna era allevatrice di bovini e il figlio 24enne s’è fatto le sue “stagioni in malga”. Quanto al più piccolo, che di anni ne ha 3, si racconta che “promette bene”.
Presidente De Carlo, domenica scorsa su Facebook ha postato una foto del tavolo pieno di libri e documenti con la frase “Agricoltura – la mia domenica bestiale”. Aveva paura che qualcuno pensasse che non era sul pezzo?
(Ride). No, è che durante la settimana non ho neanche il tempo di documentarmi, così passo la domenica a studiare.
Che studia?
Le questioni attuali, ma anche vecchi libri. Ho ripreso un vecchio libro dell’ex ministro Marcora sulle visioni dell’agricoltura di allora. Sono passati tanti anni, ma i problemi sono sempre gli stessi.
A questo proposito, da quando è esplosa la protesta da Renzi a Conte, passando per Azione e Pd, sembra che tutti non solo conoscessero a menadito i problemi del comparto, ma anche che avessero le soluzioni…
Sono tutti bravi a dare lezioni agli altri quando non governano. La realtà dei fatti è questa: nessun governo prima dell’attuale ha destinato tante risorse nazionali al comparto agricolo, e parliamo di un grandissimo distacco nonostante il momento. E nessun governo prima di questo ha rideterminato le politiche agricole come è avvenuto negli ultimi 15 mesi, invertendo la visione pseudo-ecologista dell’Europa. Questo governo ha dimostrato che si può dire di no.
Risulta che nella passata legislatura lei avesse un buon rapporto con l’allora ministro Patuanelli. È vero?
Sì, è vero. Credo che lui direbbe lo stesso.
Inciucio!
No, interesse nazionale che è sempre stato il nostro faro, anche quando eravamo all’opposizione. Nella passata legislatura con i colleghi Monica Ciaburro, Maria Cristina Caretta e Patrizio La Pietra, che ora è sottosegretario all’Agricoltura, eravamo nelle Commissioni parlamentari competenti. Pochi, ma abbiamo seminato. Per esempio, la mozione sul Nutriscore a mia prima firma è stata votata da tutto il Parlamento. Il nostro non è un impegno che nasce oggi o un anno fa, è un impegno costante. La differenza è che oggi, dal ruolo che ciascuno di noi ricopre, possiamo essere di supporto all’azione di governo e ancora più di sostegno al mondo agricolo.
L’Ue oggi ha anche comunicato una deroga sui terreni da lasciare a riposo. Il governo italiano è andato in pressing anche su questo?
Il governo è andato in pressing su una visione complessiva: da sempre ha contestato il fatto che le tante risorse dedicate dall’Europa all’agricoltura negli ultimi 20 anni fossero state indirizzate a disincentivare la produzione: l’85% dei fondi è stato destinato a limitare le produzioni non ad aumentarle. Noi, invece, abbiamo sempre sostenuto che si dovesse produrre di più e meglio. Per questo siamo stati i maggiori fautori di tecniche di evoluzione assistita, che in Europa si chiamano Ngt, Nuove tecniche genomiche, che – attenzione – non sono Ogm. Si tratta di selezionare piante che consentano un minor utilizzo di acqua, di agrofarmaci e di concimi.
Ora che sull’Irpef è stata trovata la quadra si può parlare di pace fatta con la Lega?
Questo presuppone che ci sia stata una guerra, ma non è così. Non ci sono state divisioni, ma il tentativo di tutte le forze politiche della maggioranza di trovare una soluzione, visto che servivano le coperture. Il lavoro dei ministri Lollobrigida e Giorgetti è stato su questo. Ce l’hanno fatta e abbiamo dato una risposta concreta in pochissimi giorni. Chi gufava anche stavolta è rimasto drammaticamente deluso. Ma non è la prima volta e non sarà l’ultima.