L’intervista. Marsilio: “L’Abruzzo abbandonato è ripartito. Il campo larghissimo della sinistra resterà deluso”

15 Feb 2024 12:19 - di Gloria Sabatini

Una manciata di giorni al voto, tanti chilometri macinati (“credo di essere l’unico presidente di Regione in Italia ad aver visitato 305 comuni su 305, anche i borghi con poche decine di abitanti”), Marco Marsilio, presidente della Regione Abruzzo – il primo di Fratelli d’Italia nella storia – è lanciato verso il bis. Gli ultimi sondaggi di 15 giorni fa fotografano un vantaggio importante (9-10 punti) sull’avversario, portato da un cartello extralarge, che va dal Pd ai 5Stelle, “un campo abnorme più che largo”, dice sorridendo mentre è in treno, direzione Lanciano, per inaugurare un convoglio turistico.

Ostinato, maratoneta, caparbio come gli abruzzesi, Marsilio ama le distanze lunghe e ci crede davvero. Classe ’68, sposato con Stefania, la sua prima sponsor, una figlia, inizia il suo impegno politico a Roma nei primi anni ’80 come rappresentante nel suo liceo di Fare Fronte, l’organizzazione studentesca del Fronte della Gioventù. Si laurea in Lettere e filosofia, è autore di un libro sulle radici illuministe del razzismo. Deputato dal 2008, poi senatore, nel 2019 ha scelto di lasciare Roma e lo scranno parlamentare per l’Abruzzo, sua patria di adozione, una delle regioni più belle e difficili d’Italia, immersa nella neve, flagellata dai terremoti e dalle amministrazioni di centrosinistra.

Che clima si respira a meno di un mese dal voto? Cinque anni fa concluse il rush elettorale dicendo “comunque vada è stato esaltante”. Oggi? 

Un clima molto positivo, ovunque vada percepisco un consenso forte, frutto del rapporto con il territorio che in questi anni è stato la mia bussola. In tanti paesi dove sono stato in questi giorni mi accolgono con stupore, “non abbiamo mai visto un presidente di Regione in faccia”. Alle chiacchiere ho sempre preferito i fatti, toccare con mano le realtà, entrare dentro ai problemi per cercare soluzioni appropriate.

Si dice che per sindaci e governatori il primo mandato serva a prendere le misure e il secondo per realizzare il programma, è cosi?

Ho trovato un Abruzzo dimenticato, emarginato, depresso, fuori dalle direttrici di sviluppo, escluso dai corridoi della viabilità. Oggi abbiamo un Abruzzo che cresce, che dice la sua, protagonista nei tavoli con il governo. Abbiamo messo a terra opere importanti. L’ultima l’inaugurazione del cantiere al Porto di Ortona  per la banchina di riva, che servirà a raddoppiare i fondali e incrementare i traffici. I contenuti dell’accordo di sviluppo e coesione, sottoscritto con la premier Meloni, descrivono l’impegno concreto per grandi progetti da terminare o mettere in campo.

 Il governo mette sul piatto un miliardo e 257 milioni per il periodo 2021-2027

Abbiamo 200 nuovi interventi su tutto il territorio che si aggiungeranno a quelli già avviati. L’Abruzzo è la prima regione del Centro Sud a sigillare l’accordo per portare avanti investimenti a medio e lungo termine. Oltre 412 milioni di euro sono destinati alla messa in sicurezza del territorio in termini di dissesto idrogeologico, depurazione e tutela della diversità. Per il trasposto sono stanziarti 318 milioni di euro per migliorare reti stradali e collegamenti ferroviari. Tra pochi giorni, il 21 febbraio si riunisce il Cipess per il via libera ai primi lotti della ferrovia Roma-Pescara, la nostra opera madre che dimostra la concretezza dei progetti, che fanno la differenza con il passato.

Sulla sanità, croce di tutti i governatori?

Abbiamo intensificato la rete ospedaliera con tre nuovi ospedali. Siamo riusciti a sbloccare quasi 400 milioni sull’edilizia sanitaria, fermi dal 1998.

La sua candidatura è riuscita nel ‘miracolo’ di coalizzare il centrosinistra, la Schlein è venuta più volte in Abruzzo. Tutti contro Marsilio?

Questo dimostra che l’Abruzzo è un laboratorio politico. Per battermi hanno messo in piedi un campo larghissimo, cosa che non è accaduta in Sardegna, dove se perderanno potranno recriminare sulla mancata unità. Vedremo come andrà finire. Ho buone ragioni per dubitare del loro successo.

Un test nazionale?

Il risultato elettorale avrà ricadute importanti a livello nazionale. Questa è la prima Regione guidata da Fratelli d’Italia, è il collegio della leader Meloni, per noi è una bandiera, per la sinistra un presidio da conquistare. Sarà una prova sul nostro governo, un sondaggio sul consenso dei cittadini quando si amministra con i fatti. Sarà un test anche per gli avversari e sulle possibilità concrete del campo largo per battere la destra. Cinque anni fa alle politiche il centrodestra non superò il 50%, dopo il 10 marzo scopriremo se gli elettori hanno apprezzato il nostro lavoro.

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