Meloni alla foiba di Basovizza: “Sono qui per chiedere perdono per il colpevole silenzio”
“Sono venuta diverse volte qui a Basovizza e ogni volta me ne sono andata con qualcosa di più nel cuore. Perché questo è un luogo del cuore, che ti dona sempre qualcosa di prezioso. Sono venuta da ragazza, quando lo facevano in pochi e farlo significava essere additati, accusati, isolati”. Una premier Meloni commossa alla cerimonia alla foiba di Basovizza, luogo che per la prima volta ha ricevuto l’omaggio di un presidente del consiglio, ha ricordato il colpevole oblio che su questa immane tragedia è calata. E ha ricordato tutte le volte nelle quali si è recata in questo luogo, da ragazza, ma con lo stesso stato d’animo che la anima oggi.
Meloni commossa alla foiba di Basovizza: “Chiedo perdono a nome delle istituzioni”
“Sono venuta per celebrare il Giorno del ricordo, che spazza via la congiura del silenzio che aveva avvolto la tragedia delle foibe nell’oblio e nell’indifferenza. Torno qui con qualche ruga in più e qualche responsabilità mai immaginata. Per assumermi un impegno solenne: fare la mia parte perché venga trasmesso ai nostri figli il testimone del ricordo”. In rappresentanza del governo anche il vicepremier Antonio Tajani, il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano; il ministro dello Sport Andrea Abodi, il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani. Presente anche il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga. Il premier ha deposto una corona di alloro, soffermandosi qualche minuto in raccoglimento.
Meloni: “Rendo omaggio a chi decise di essere italiano due volte”
Vibranti le sue parole: dolore e perdono, memoria e verità storica alla base di ogni Nazione: “Sono qui per ricordare gli innocenti trucidati. Ma anche per chiedere perdono a nome delle istituzioni per il silenzio colpevole che per decenni ha avvolto le vicende del confine orientale. E per rendere omaggio agli istriani, giuliani e dalmati che per rimanere italiani decisero di lasciare tutto: per restare con l’unica cosa che i comunisti titini non potevano toglierli, l’identità“. “Fiumani, istriani e dalmati, pagando un prezzo altissimo, hanno deciso di essere italiani due volte, per nascita e per scelta -ha proseguito la premier-. Di seguire il loro cuore, portare con sé qualcosa che nessun aguzzino può strappare via, l’amore per ciò che sei, per la terra nella quale affondano le radici. Ovunque, quella sarà la tua casa”.