Putin autentico comunista, ma hanno paura di dirlo. E Rep. fa lo scoop su un esaltato per colpire FdI
Perché è così difficile, per alcuni giornalisti, ammettere che il regime di Putin è erede della vecchia nomenklatura comunista sovietica? Un mix di paternalismo staliniano e di feroce repressione del dissenso. La domanda è giustamente posta oggi da Antonio Socci in un editoriale su Libero. Si dimentica con disinvoltura che Putin è un ex funzionario del Kgb per etichettarlo – come ha fatto ieri Antonio Caprarica durante un talk show su la7 – come fascista e far credere (agli sciocchi che abboccano) che tutto il male stava da una parte mentre il comunismo ha generato solo benessere e felicità.
Come la pensava Navalny
Socci argutamente fa notare che lo stesso Navalny la pensava così sulla parentela tra Unione sovietica e Russia di Putin. Non solo: denuncia giustamente “che politici e intellettuali di sinistra del nostro Paese non riescano a pronunciare quella parola – comunismo – in relazione alla Russia di Putin. Non solo. Più in generale si nota la rimozione del termine “comunista” quando si parla di lager, massacri e Terrore. Da anni – sui media e nel dibattito politico- gli orrori del comunismo vengono posti sotto la categoria “stalinismo”.
Citano Matteotti e dimenticano Jan Palach
Per dirla in termini più terra terra rigirano la frittata. Si arriva così al paragone – sempre dell’astuto Caprarica – di Navalny con Matteotti mentre semmai il martire russo può essere accomunato a Jan Palach, a Solgenitsin, a Sacharov. A coloro cioè che si batterono per la libertà contro il Leviatano comunista. Invece da noi si preferisce impiccare Salvini a una farse sui giudici russi per gettare ombre su un governo da subito schierato senza tentennamenti con Kiev e l’Ucraina dinanzi all’espansionismo del Cremlino. Magari andando a ripescare personaggi ambigui e al limite della mitomania come Amedeo Avondet, che ha frequentato i piani bassi di Fratelli d’Italia per poi essere allontanato per le sue bizzarre idee estremiste filo-Cremlino e anti-Europa.
Lo scoop di Repubblica su Avondet contro FdI
Lo ha ripescato già ieri Repubblica che oggi ci fa una seconda puntata badando bene sempre ad accostare questo personaggio fino a ieri sconosciuto a FdI. Ripubblicando ancora la sua foto con dietro il simbolo del partito dove si legge la scritta Meloni, in modo che un lettore distratto possa fare subito improvvide analogie senza andare bene a scandagliare tutta la vicenda. Per David Parenzo, che al giovanotto putiniano ha dedicato un’intera puntata del suo L’aria che tira, Avondet è una spia pagata dal Cremlino. Ma soprattutto è uno che dice: «Se la Russia dovesse darci soldi lo sapreste subito, perché sarei pronto a sfidare Meloni come futuro primo ministro. Il nostro progetto è l’unico in grado di risollevare la situazione sociale ed economica del nostro Paese». Un tale soggetto (di soli 23 anni) diventa da prima pagina solo se si vuole mestare nel torbido dell’amichettismo fedele a Mosca. Magari oscurando la circostanza che sono quelli del M5S a chiedere a gran voce che cessino gli aiuti a Zelensky consentendo allo zar Putin di mettere le mani su Kiev.