Regionali, in Piemonte il M5S di campo largo non vuole sentire parlare. Il Pd: regalo a Cirio
Far decollare il campo largo anche in Piemonte, dove si voterà per il nuovo presidente di Regione l’8 e il 9 giugno. Ci prova il segretario regionale del Partito Democratico Piemonte Domenico Rossi lanciando una sorta di ultimatum al M5S. “Il tempo è finito e dopo il risultato della Sardegna non possiamo fare finta che non sia successo nulla. Siamo pronti a rimetterci al tavolo ma partendo da ciò che ci unisce. Ora capiamo cosa succederà nelle prossime 48 ore perché occorre agire in fretta, diversamente prenderemo atto di una loro mancanza di volontà”.
In Piemonte appare più difficile raggiungere un’intesa come in Sardegna, a causa delle ruggini mai superate tra le due forze politiche che spesso si sono ritrovate in contrapposizione, soprattutto nel Comune di Torino. Nonostante il risultato della Sardegna, in Piemonte le posizioni ad ora rimangono le stesse che hanno portato alla chiusura del tavolo regionale lo scorso 20 gennaio.
“Abbiamo sempre ribadito come non vi fosse alcun collegamento tra il nostro percorso e quello intrapreso in Sardegna o in altre regioni e oggi è bene rimarcarlo – ha affermato la coordinatrice regionale dei 5 Stelle in Piemonte Sarah Disabato -. Noi ci confrontiamo sui temi e i contenuti e ad oggi dal Pd non sono arrivate le risposte che aspettavamo se non in parte e a mezzo stampa da alcuni esponenti. Le convergenze non si costruiscono per battere qualcuno, ma per offrire un progetto serio e concreto ai cittadini”.
Un discorso lontano dalle parole del segretario dei Dem in Piemonte Rossi: “Le questioni su cui ci sono punti in comune sono superiori rispetto a quelle in cui non c’è accordo e lo dimostrano le battaglie in Consiglio regionale di questi anni. Non capisco perché bisogna rinunciare a priori al fatto di potersi giocare il Piemonte invece di regalarlo alla destra. Sulla sanità i punti di accordo sono tantissimi e non può essere un motivo di distanza. Noi auspichiamo che quello che è successo in Sardegna possa provocare un cambiamento di atteggiamento da parte loro, perché noi più disponibili di come siamo stati non possiamo esserlo. Se non lo si fara’ allora sara’ un regalo a Cirio ma non l’abbiamo voluto noi”.