Salis, Tajani rassicura la Camera: sta meglio. Ma la sinistra sciacalla e tira in ballo i nazisti

8 Feb 2024 13:43 - di Sara De Vico

Le condizioni di Ilaria Salis sono migliorate, l’esibizione delle catene in aula non è in linea con lo spirito delle norme europee, l’ambasciata non è luogo idoneo per eventuali arresti domiciliari: sono questi i punti chiave dell’informativa urgente alla Camera del ministro e vicepremier Antonio Tajani sulla militante di sinistra arrestata in Ungheria indagati per atti di violenza e aggressioni.

Camera, informativa di Tajani su Ilaria Salis

“Ieri, il nostro ambasciatore ha nuovamente incontrato la signora Salis che gli ha sottolineato il netto miglioramento delle condizioni di detenzione. Ha menzionato gli aspetti igienici, l’approccio generalmente più cortese di tutto il personale carcerario”, ha riferito il ministro degli Esteri, sottolineando che la detenuta può parlare liberamente con famiglia e ambasciata. Ma è sulla richiesta che possa scontare la detenzione presso l’Ambasciata italiana che la sinistra ha aizzato lo scontro in aula, continuando a strumentalizzare una vicenda giudiziaria per attaccare il governo Meloni.

L’ambasciata non è il luogo adatto per i domiciliari

Sull’ipotesi caldeggiata dal padre di Ilaria (che lo stesso Tajani ha incontrato  insieme al ministro Nordio) il vicepremier è chiaro. “L’ambasciata non è luogo idoneo all’esecuzione di misure coercitive. Non ha né la struttura né la legittimazione a sostituirsi ad un domicilio privato come luogo di detenzione. Servirebbero lavori all’interno dell’ambasciata per creare un’apposita area di detenzione e un incremento del numero dei carabinieri”. Parole di buon senso sulle quali si è tuffato il Pd.

Botta e risposta con Provenzano in Aula

Peppe Provenzano ha subito polemizzato con le motivazioni di sicurezza addotte del titolare della Farnesina. “Quali sarebbero i problemi di sicurezza? Avete paura ci siano neonazisti in Ambasciata?” chiede.  Tajani lo accontenta: “L’Ambasciata d’Italia è anche un luogo dove vengono conservati documenti riservati, non è una casa privata. Qualsiasi detenuto non può girare liberamente nell’ambasciata. Quindi è una questione di sicurezza nazionale”, replica Tajani. Che contesta l’equiparazione con la situazione dei Marò, citata come termine di paragone dal padre di Ilaria Salis. “Il reato contestato – spiega il ministro degli Esteri –  era stato commesso su nave italiana su acque internazionali. L’Italia ha da subito contestato la giurisdizione dell’autorità indiana dando vita a una controversia internazionale in cui ha prevalso”.

Evitiamo di trasformare l’indagine in un caso politico

A chi grida ‘Riportate Ilaria in Italia!'”, aggiunge Tajani, “chiederei a quale soluzione stia pensando. Siamo pronti ad accettare ogni tipo di suggerimento. L’unica per noi percorribile, per un reato commesso in uno Stato membro dell’Unione europea, è quella delle regole”. L’appello finale del capo della diplomazia italiana, rimasto inascoltato dal Pd in aula, è quello di evitare di trasformare una questione giudiziaria – regolata da norme nazionali ed europee ben definite – in un caso politico. “Regala sicuramente titoloni sui giornali, ma non fa il bene della signora Salis”.

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